Mister d'Amore
Amor, da una parola un gran mister s'è fatto,
che prender già nol può
chi mai n' sia 'fflitto nè matto,
e pur 'si dal di fuor l'amante insano è fatto
se presta fede 'l cor a li dettam' del patto.
Ma sempre brucia l'alma
e dentro infuoca e infiamma,
l'ardor d'una vision, che mai 'si non t'inganna.
Per quella solo lotti, e cento scudi porti,
e s'essa t'appartiene, parlar io non potrei
del più brucior che 'si ne viene.
Ma s'ella schiva e scansa,
e trista fugge e si ripara nella stanza,
cede il cuore moribondo, che di sua man
s'annega in quell'abisso sanza fondo.
Ivi sospira e invan gemendo chiama,
il nome a tutta voce di chi pur non l'ama;
ivi si strugge ed il suo cor si spezza,
che di sua vita omai non resta più che mezza;
ivi piangendo disperato cade,
in sui ginocchi, quand'Amor l'assale.
Ma un tal malanno noi vediam che vale
quanto più riempe il dell'amor boccale,
che di votarsi anela e pur già non lo spera,
se manca amata 'si che 'l succo beva.
Profonda fossa, de lo cor prigione,
sol di tristezza non è pur cagione,
ch'al cielo innalza e 'l petto inver sobbalza,
se 'l suo saluto e la parola porta a te mentre s'avanza..
luce, d'angelico amor sempre ed i suoi cori,
sonando cento note e musicando dentro ai cuori.
Così, pria che la palpebra s'abbassa,
da morte a vita, il vero amante passa.