Corposa, la poesia di Sveva lo è talmente che ogni qual volta ci si imbatte nella sua lettura, non possiamo che restarne entusiasmati.
Corposa in quanto la ricchezza poetica di cui si compone la sua produzione non fa altro che concatenare testo su testo dove la magicità dei suoi versi non fa altro che incantare il lettore per le molteplici considerazioni che in esse si fanno evidenziare facendone bella mostra e traendone origini inizialmente dalla testualità per finire alla forma lessicale nonché alla particolare struttura compositiva e tutto ciò lo si nota ad esempio anche nelle opere a campione (Serenità);(Sono mia);(L’odore della vita).
“Dopo di me” sta a rappresentare l’apice vero e proprio dell’impossibile, l’immaginare una sopravvivenza esternata nel ricordo degli anni passati, metaforizzati nel “ susseguir delle stagioni”.
Più consistente risulta invece l’aver impadronito di metafore delicate tutto l’avvicendarsi della sua quotidiantià che mette a confronto un immenso stato emotivo sopportato da una fase intelligente di immaginazione, a mio dire e parere, forzatamente voluta e messa in atto.
L’autrice si ritrova a percorrere quella strada del ritorno deviando ed andando a finire in quel tempio (impossibile la sua esistenza), ad osservare accanto ad una fiammella (la vita lenta che scorre) la sua stessa vita inerme e quando dice”senza me” vuole dimostrare che la sua anima ancora è vita e che non muore mai, appunto si immerge nella fede(il silenzio del poi) pur dando anche carezze a quelle mani ormai cadaveriche, considerando che nel nuovo giorno chi sarà ad esser materia? Nulla .
Mette in risalto così il trascorrere dei suoi anni senza futuro standosene appollaiata ad osservare, giusto quindi rimembrare come altrettanto giusta è l’amarezza che traspare quando la notte, alleggerita dal vento la ridesta e con la sua cosciente verità è consapevole che quella fiammella non si spegnerà ma sarà cancellata; inizia così il suo nuovo vero giorno in una città che non sarà più fantasma.