Parlandone in modo tecnico, la poesia è il prodotto creativo che richiede più elaborazioni e modifiche di tutti.
Vi potrà sembrare strano, ma una poesia richiede più modifiche, rifacimenti, ripensamenti, affinamenti, di un racconto o di un quadro.
Tutti i poeti "professionisti", diciamo così, anche quelli che possono sembrare più istintivi, come Ungaretti o Montale, facevano innumerevoli versioni, la scrivevano e riscrivevano, poi la lasciavano un po' di tempo, poi ci tornavano e la riscrivevano e riscrivevano di nuovo. Solo dopo molto lavoro si sentivano soddisfatti e la rendevano "ufficialmente" poesia.
La poesia nasce istintiva al poeta, ma allo stesso modo in cui il racconto esce al narratore od un disegno ad un pittore: come spunto, schizzo. Poi alla creatività si accosta l'esperienza, il sapere, la conoscenza, l'abilità, la maturità raggiunta scrivendo, leggendo e scrivendo, osservando e scrivendo, vivendo e scrivendo. Difficilmente una poesia nata e "morta" spontanea, di getto, è anche una poesia "matura", che può sviluppare tutto il proprio potenziale poetico, che riesce ad esprimere tutto ciò che può esprimere al massimo numero di lettori.
La poesia che nasce e muore spontanea, nasce e muore nell'animo del poeta. Se questo è l'unica cosa che interessa, scrivere per se stessi, allora si, basta scrivere spontaneamente e considerare in solo questo l'atto poetico. Se invece importa comunicare tramite la poesia, allora serve il lavoro poetico.
Così come il pittore, se vuole solo catturare un'idea per se stesso, si limita a fare lo schizzo spontaneo che gli viene al momento, ma se vuole farne un quadro da esporre e per comunicare, va allo studio e ci lavora per farne un quadro.