Critica letteraria.
Una poesia d'amore dalla struttura in quartine a ritmo libero, con pause molto ben fatte, che accompagnano il lettore attraverso un mondo di sofferenza. Pur tuttavia, la pacatezza, il grande senso di armonia e di pace traspare, rimarcando maggiormente il dolore interiore. Un uomo sensibile che vorrebbe riuscire ad appagare la compagna e, non riuscendovi, ben traspare il dramma di non esserne all'altezza, il lacerarsi del sogno e la caduta delle sue "illusioni" sulla sua potenza fisica.
Ma tutto questo non traspare ad una prima lettura, se ne sente il bisogno di rileggere, indagare, gettare uno sguardo tra le righe, soffermarsi ad ogni ben indossato aggettivo per poterne gustare tutte le sfumature.
Ogni verso propone un tassello di puzzle, attraverso l'uso di paragoni, metafore, perifrasi (legionari pentiti/illusioni - scettro nel cielo - gli archi...ascoltandomi).
Un linguaggio sottilmente travolgente che avvolge cautamente e mai violenta il lettore, trattandolo con delicatezza, preparandolo quasi alla dura realtà di sofferenza descritta.
La chiusa rivela tutta la bravura del poeta, tutta l'introspezione del sentirsi un uomo comunque ricco di sentimento e degno di essere amato, ma un uomo a metà, la diatriba che coinvolge la coppia, il contrapposto sentimento/razionalità; sogno/realtà, e la negazione del suo 'essere fisico' (io sono soltanto...).