Autore Topic: "Stringendoti" di Giunga  (Letto 1158 volte)

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Offline Marina Como

"Stringendoti" di Giunga
« il: Giovedì 8 Novembre 2007, 16:35:22 »
Legionari pentiti
smagriti sorrisi in cerca d’amore
le mie illusioni consegnate
alla tua masticata speranza.

Una nuvola di saltimbanchi
dai sogni fuori dal tempo
seguì fiduciosa il tuo scettro nel cielo
mescolato riscatto nelle tue mani.

Foglie violentate d’autunno
il mio non afferrarmi al volo
caddero sputando falsi orgasmi
di tenerezza.

Se almeno potessi
abbracciare il tuo bisogno
la distanza dal mio controverso pianeta
alla profondità del vuoto.

Soffrirei in silenzio
sapendo che non intendevi ingannarmi
ma soltanto rendermi il mondo
immaginato.

Anche tu
hai cambiato la serratura alla porta
aspettando che scenda la notte
a coprirti le guance.

Non ti avvicinare
lasciami con le mie rantolanti utopie
ne prima ne poi
l’estremo soffio della mia voce.

Quando ti chiamerò
graffiando il tuo nome sul muro
con le unghia
degli attimi che mi hai concesso.

Avrei voluto sentire un’altra bugia
pur di sentirti
avrei voluto vederti amare
pur d’amarti.

Ma è un deserto inutile
la pioggia non arriverà
i brividi non mi domandano più
dove sei.

Gli archi della mia favola
tirano frecce di carta
mentre i tuoi occhi si gonfiano
ascoltandomi.

Hai coperto il mio volto
con le tende della paura
di chiamarmi amore
semplicemente.

Stringendoti
un’ultima volta
quando già più non esisto
ti mando un bacio con il vento.

Io sono soltanto le mie poesie.
Se voglio fare la stronza ci riesco bene.  Talmente bene che quasi quasi ci sono. O forse ci sono.  Si, deciso.

Offline Marina Como

Re: "Stringendoti" di Giunga
« Risposta #1 il: Giovedì 8 Novembre 2007, 17:11:37 »
Critica letteraria.
Una poesia d'amore dalla struttura in quartine a ritmo libero, con pause molto ben fatte, che accompagnano il lettore attraverso un mondo di sofferenza.  Pur tuttavia, la pacatezza, il grande senso di armonia e di pace traspare, rimarcando maggiormente il dolore interiore. Un uomo sensibile che vorrebbe riuscire ad appagare la compagna e, non riuscendovi, ben traspare il dramma di non esserne all'altezza, il lacerarsi del sogno e la caduta delle sue "illusioni" sulla sua potenza fisica.
Ma tutto questo non traspare ad una prima lettura,  se ne sente il bisogno di rileggere, indagare, gettare uno sguardo tra le righe, soffermarsi ad ogni ben indossato aggettivo per poterne gustare tutte le sfumature.
Ogni verso propone un tassello di puzzle, attraverso l'uso di paragoni, metafore, perifrasi (legionari pentiti/illusioni - scettro nel cielo - gli archi...ascoltandomi).
Un linguaggio sottilmente travolgente che avvolge cautamente e mai violenta il lettore, trattandolo con delicatezza, preparandolo quasi alla dura realtà di sofferenza descritta.
La chiusa rivela tutta la bravura del poeta, tutta l'introspezione del sentirsi un uomo comunque ricco di sentimento e degno di essere amato, ma un uomo a metà, la diatriba che coinvolge la coppia, il contrapposto sentimento/razionalità; sogno/realtà, e la negazione del suo 'essere fisico' (io sono soltanto...).
Se voglio fare la stronza ci riesco bene.  Talmente bene che quasi quasi ci sono. O forse ci sono.  Si, deciso.

Tinode

  • Visitatore
Re: "Stringendoti" di Giunga
« Risposta #2 il: Venerdì 16 Novembre 2007, 01:01:53 »
Un doveroso ringraziamento a Marina per l'attenta analisi critica e la non comune sensibilità interpretativa. L'evidente senso di sofferenza, percepibile sin dall'inizio, si prefigge d'accompagnare il lettore in un contesto emotivo di abbandono e violata fiducia (foglie violentate...falsi orgasmi di tenerezza). Fondamentale la quarta quartina, dove esprimo l'impossibilità, nel dolore della delusione di un sentimento non espresso da "lei" (ma probabilmente sentito), di colmare la distanza tra le mie contraddizioni/paure/speranze con il vuoto percepito nello stesso soggetto di desiderio ("lei"). E' sempre "lei", in una sottile spirale di passaggi pscicologici (più che erotici/sentimentali), che rimette, alla mia condizione di uomo vulnerabile, le mie illusioni di dare concretezza ad una storia che, sebbene colma di reciproco "intrigo", non é egualmente considerata "praticabile". "Lei"...ha cambiato la serratura del suo cuore, non a caso, in quanto é, ella stessa, sede di dolore, di sogni infranti, disillusione...non può oggettivamente corrispondere...sebbene avverta tutta la tentazione/istinto di "cedere"...all'amore, ancora una volta. Il senso dell'opera, infine, é tutto racchiuso nel verso: "gli archi della mia favola...". Non dispongo d'armi con le quali reagire a questo destino dall'esito irreversibile...ma "lei" ha gli occhi gonfi...sta piangendo!!!...sta rinunciando anche "lei" a qualcosa...chiamasi amore...probabilmente. Quindi mi resta soltanto una rabbia impotente. quella di un ultimo ed inutile bacio...quella di gridarle che sono soltanto ciò che il mio cuore detta (la mia poesia)...nel bene e nel male...sino all'ultimo dei miei giorni. Ognuno é qualcosa, d'altronde...oltre che semplicemente un uomo. Grazie a quanto hanno prestato attenzione. Giunga.   

Offline Marina Como

Re: "Stringendoti" di Giunga
« Risposta #3 il: Domenica 29 Agosto 2010, 23:56:58 »
Ogni volta che rileggo questa poesia, ho i brividi. Ora spero di avere altro tempo da dedicare a nuove letture, certa di trovare molti brividi nascosti fra le pieghe delle home-page di Scrivere.
Se voglio fare la stronza ci riesco bene.  Talmente bene che quasi quasi ci sono. O forse ci sono.  Si, deciso.