Già nella prima riga il fonosimbolismo delle lettere S e Z di spezzata associate con la U, rimandano ad un suono forte, come l'evento descritto. Segue il "caldo" della R ripresa in continuazione, arrotolando il lettore sino al "torpore", e ben spossato il lettore, ecco la freccia:subentra l'allitterazione con incoscente/adolescente e probabilmente/prepotente che con un saggio uso poste all'ultimo rigo, si richiamano e donano nuovo spunto al lettore, come un punto interrogativo con la scelta di dividere l'avverbio "probabilmente", al centro delle due righe.
e si continua nei restanti versi...
tuttavia, il flusso di lettura si interrompe nel rigo "che diviene una scultura" per due motivi: crea una pausa quasi cacofonica, dona una immagine in più (richiama la scultura, un'altra forma di arte rispetto la scrittura) ma ci costringe a farne una pausa di riflessione per carpirne il segreto, per immaginare come un foglio possa dare una scultura con "tratto sottile" (allora... non è accartocciato, è inciso dalla forbice...) insomma... mille dubbi sulla fine di un foglietto... e poi... rieccomi a riflettere (a mente sempre più stanca) sul vero messaggio che la poetessa ci mostra... o forse il vero messaggio era quello nascosto delle due arti? e la cacofonia fosse fatta appositamente per svelarcelo? bhe, rimarremo col dubbio... e per questo quasi quasi boccio il rigo intero e lo metto da parte per un'altra poesia!