Intanto faccio notare a tutti che la domanda non è stata posta in termini di "cosa ci attrae", ma nello specifico : "quanto di quello che ci attrae è davvero necessario".
Si potrebbe fare una stupenda analisi del capitalismo e della inevitabile deriva di questo nel consumismo, ma mi sembra fuori luogo fare una pippa del genere su un forum di poesia e poi credo che il significato della domanda non sottintenda questo tipo di risposta.
Dunque facciamola più semplice.
Siamo tempestati quotidianamente da un mare di informazioni; è un oceano di dimensioni planetarie che basa le sue radici sulla necessità che l'uomo (in generale, dunque anche la donna) ha di conoscere. Sulla necessità di conoscenza, e quindi sull'informazione, si innesta il mercato della pubblicità che riesce a proporre l'inutile ed il superfluo come necessario e vitale.
Se non hai la macchina con 4 ruote motrici, selleria in pelle di gazzella antartica, cerchi in lega di platino, air bag frontale, laterale, caudale, dorsale e pinnale, ABS, EPG, ABC, RST, UVZ, 1750 cavalli fiscali e 14 metri cubi di carico utile sei out.
Così le più grandi industrie mondiali con investimenti di miliardi di dollari (che riversano sul costo dei loro prodotti e che fanno pagare ai loro clienti) creano la necessità anche dove non esiste.
Assistiamo a pubblicità demenziali che il nostro cervello si rifiuta di accettare, ma proprio per questo, per una serie di meccanismi inconsci, riescono ad attecchire in maniera più radicale.
Negli ultimi tempi sembra una corsa al demenziale proprio perché i pubblicitari si sono resi conto che al momento dell’acquisto quello che si ricorda più facilmente è il jingle all’apparenza più stupido, ma proprio per questo più martellante e memorizzabile.
Io credo che il giusto equilibrio tra quello che ci attrae, quello che vorremmo possedere e ciò che è effettivamente necessario nasca da una corretta educazione generazionale. Educare i propri figli non alla cultura del possedere per essere o all’essere per possedere, ma ad una lettura ed interpretazione di ciò che ci viene proposto e del perché ci viene proposto. Solo da una abitudine ad una lettura attenta di questi valori si riuscirà a fornire una prospettiva che basi le sue fondamenta sull’individuo prima di tutto e non sul mercato.
Chissà se ho risposto alla domanda ?