..nel senso che, a parer mio, le persone "normali" non scrivono poesie..
Arrivato a quotare monster, credo di averle passate proprio tutte nella vita.
Hai ragione amico mio, e condivido perfino le virgolette.
Unica nota è quella che non mi sento per nulla "anormale".
Poi tanto per rispondere al nocciolo del topic proposto da Cristina, non credo affatto che la poesia sia un vortice, è semplicemente la capacità di tradurre uno stato d'animo. Io ritengo non sia esattamente una "necessità", ma forse più la volontà di lasciare traccia dei nostri sentimenti. Potremmo farlo con un racconto, una lettera o, nella fattispecie, con una poesia. Ci raccontiamo agli altri per quello che proviamo, cerchiamo di estrinsecare l'essere in una folla dove conta di più l'avere. Non credo al poeta come catena di montaggio e non concepisco chi riesce a scrivere 60 poesie al mese solo per fare atto di presenza continuo, quasi fosse un lavoratore a cottimo. La poesia è come un ciocco di legno nelle mani di un cesellatore, prima si abbozza l'idea e poi la si rifinisce fin nei più piccoli particolari; tutto questo chiede tempo, pazienza, passione, amore e... studio (non quello accademico, ma quello dettato dalla volontà di migliorarsi sempre). Senza questi ingredienti la poesia è solo un esercizio della penna su un foglio o delle dita sulla tastiera.
Non vortice dunque, non passione, ma amore; quello che nasce dalla capacità di comprendere e di applicare regole non scritte per coinvolgere il lettore e trasportarlo nella propria dimensione o in una parallela alla nostra. Traduzione di stati d'animo e pulsioni dunque, ma, come per tutte le cose, c'è chi li sa tradurre tutti e chi si limita a quelli più forti e coinvolgenti, io sono tra questi ultimi.