Autore Topic: Ungaretti: primi tempi della sua poesia.  (Letto 13027 volte)

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Lorenzo De Vanne

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Ungaretti: primi tempi della sua poesia.
« il: Lunedì 1 Ottobre 2007, 18:11:14 »
Notte di maggio

Il cielo pone in capo
ai minareti
ghirlande di lumini


(Milano 1914-1915)

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questa poesia della raccolta Ultime del volume Allegria, che vuole dire ultime del periodo d’avanguardia del poeta, e parte finale proprio di questo periodo, prima cioè della sua maturità poetica.
E già si manifesta  la tendenza al linguaggio essenziale
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Metrica:un settenario, un quinario, un settenario (schema 7- 5- 7)

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Vediamo subito l’economia del linguaggio, quella economia espressiva, qui all’inizio della sua vita creativa che contraddistinguerà la sua poetica.
Ma qui è sbagliato parlare già di ermetismo, perché il margine di incomprensione è dato non tanto dal fondo segreto che la parola rivela, ma è dato dal non detto, dalla mancanza di un legame poetico con la realtà.
Il poeta ad arte decide di celare
In effetti sappiamo che in una notte di maggio i minareti sono illuminati, ma ci sfugge il dato reale, quello che il primario titolo invece dava “Curban Bairam” che in persiano vuole dire “festa del sacrificio”

« Ultima modifica: Lunedì 1 Ottobre 2007, 18:15:11 da Lorenzo »

Offline Apache

Re: Ungaretti: primi tempi della sua poesia.
« Risposta #1 il: Lunedì 1 Ottobre 2007, 21:10:41 »
Non a caso ,Lorenzo,hai scelto Ungaretti in questo post,vorrei aggiungere qualche cosa a quello che hai detto,qualcosa importante cioè le innovazione portate dal grande poeta alla poesia,sia sul piano lessicale e strutturale,sia sul piano metrico e sintattico:
1)abolisce la punteggiatura, conservando solo il punto interrogativo, e la sostituisce con spazi bianchi, che hanno la funzione di pause espressive;
2)al linguaggio della tradizione classica sostituisce parole comuni, capite e usate da tutti e per questo adatte ad esprimere la profondità del pensiero, perché "scavate" nella vita; in questo senso si può parlare di linguaggio non poetico a proposito delle scelte lessicali di Ungaretti.

Offline Apache

Re: Ungaretti: primi tempi della sua poesia.
« Risposta #2 il: Lunedì 1 Ottobre 2007, 21:22:33 »
3)sconvolge la sintassi tradizionale e separa gruppi di parole legate logicamente tra di loro, facendo sì che acquistino quasi una vita propria, catturando magneticamente l’attenzione del lettore;
rifiuta le forme metriche tradizionali, adottando il verso libero, lungo o breve, anche brevissimo, formato di una sola parola;
La bellezza del pensiero del poeta è quello che vive ancor oggi:Ungaretti afferma: "Io credo che non vi possa essere né sincerità né verità in un’opera d’arte se in primo luogo tale opera d’arte non sia una confessione". La poesia, in altri termini, vive nell’intimo legame dell’individuo con se stesso; quello che conta della poesia è il "testo", cioè la domanda irripetibile che la parola poetica pone all’infinito e all’assoluto, sempre in bilico tra "discorso" e "silenzio".Non si tratta di fare della propria vita un’opera d’arte, ma di ricercare, mediante la letteratura, la "verità" nella sua essenza più pura. CHE NE DITE?


Offline Paolo Ursaia

Re: Ungaretti: primi tempi della sua poesia.
« Risposta #3 il: Mercoledì 3 Ottobre 2007, 14:23:48 »
 Complimenti ad ambedue...anche per aver scelto Ungaretti. il poeta dell'essenzialità.
Cunctando restituit

Offline Anna Legittimo

Re: Ungaretti: primi tempi della sua poesia.
« Risposta #4 il: Mercoledì 3 Ottobre 2007, 15:53:26 »
Anzitutto grazie a Lorenzo ed Apache per averci illustrato molto chiaramente la poetica di Ungaretti, consentendo di rispolverare la memoria.. (parecchia polvere!!!)
Di Ungaretti condivido pienamente il legame che attibuisce alla poesia nei confronti delle esperienze di vita.
Sono proprio queste infatti ad apportare contenuti innovativi alla poesia italiana. Basti pensare all'esperienza del soldato, alla sua correlazione con la sofferenza causata dalla guerra: la trincea è teatro di morte, di disagio, di sacrificio, di una dimensione umana stravolta dalla reale possibilità che ogni ora possa essere l'utima.
Per descrivere tutto ciò sono necessari nuovi mezzi espressivi, è necessaria l'essenzailità e la drammaticità che la "parola" racchiude in se.

Offline Apache

Re: Ungaretti: primi tempi della sua poesia.
« Risposta #5 il: Mercoledì 3 Ottobre 2007, 21:40:39 »
Non a caso,l'essenziale nel linguaggio,ma nato esplicitamente per necessità,infatti in guerra,in trincea,il poeta materialmente non poteva dilungarsi nè nei pensieri nè nello scrivere.
Da qui...Ungaretti precursore della poesia Ermetica.













Offline Ciccio88

Re: Ungaretti: primi tempi della sua poesia.
« Risposta #6 il: Giovedì 4 Ottobre 2007, 17:17:37 »
Una poesia che m'ha colpito in particolatre  di Ungaretti è quella che fa :" Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie "

Offline Paolo Ursaia

Re: Ungaretti: primi tempi della sua poesia.
« Risposta #7 il: Venerdì 5 Ottobre 2007, 22:34:09 »
Una poesia che m'ha colpito in particolatre  di Ungaretti è quella che fa :" Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie "

  Concordo...io mi sento proprio colto nel segno, in alcuni miei momenti di ripiegamento su me stesso...
Cunctando restituit

Offline Marina Como

Re: Ungaretti: primi tempi della sua poesia.
« Risposta #8 il: Sabato 6 Ottobre 2007, 19:33:08 »
  Concordo...io mi sento proprio colto nel segno, in alcuni miei momenti di ripiegamento su me stesso...
o quando si pensa alla caducità della vita... le foglie cadono come i compagni in trincea...
Se voglio fare la stronza ci riesco bene.  Talmente bene che quasi quasi ci sono. O forse ci sono.  Si, deciso.

Lorenzo De Vanne

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Re: Ungaretti: primi tempi della sua poesia.
« Risposta #9 il: Martedì 9 Ottobre 2007, 16:19:20 »
Una poesia che m'ha colpito in particolatre  di Ungaretti è quella che fa :" Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie "

se mi permettete vorrei restare nel primo Ungaretti...e grazie ad Apache e a Anna, che si sono accodate in questa analisi molto importante...

perchè ho scelto questa breve poesia..

perchè è tremendamente...e stupendamente "banale"...
ecco la grandezza della poesia..
ed ecco la grandezza di leggere la poesia...

tramite essa si può seguire la vita...
Ungaretti inizia con molto garbo, in questo cammino..."essenziale"...con molta serena sintesi...

non si deve solo leggere la poesia del Ungaretti poeta noto...ma anche di quello meno noto..
per scoprirne l'evoluzione..e potercisi ritrovare..

Lorenzo De Vanne

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Re: Ungaretti: primi tempi della sua poesia.
« Risposta #10 il: Mercoledì 10 Ottobre 2007, 15:30:20 »
prima di continuare con le poesie del primo Ungaretti, una domanda provocatoria...

se Ungaretti...sconosciuto Ungaretti avesse pubblicato questa breve sul sito, come si saremmo comportati?
la redazione l'abrebbe accettata?
e noi lettori-frequentatori come l'avremmo commentata?

Offline Anna Legittimo

Re: Ungaretti: primi tempi della sua poesia.
« Risposta #11 il: Mercoledì 10 Ottobre 2007, 15:41:58 »
prima di continuare con le poesie del primo Ungaretti, una domanda provocatoria...

se Ungaretti...sconosciuto Ungaretti avesse pubblicato questa breve sul sito, come si saremmo comportati?
la redazione l'abrebbe accettata?
e noi lettori-frequentatori come l'avremmo commentata?

e' molto difficile rispondere a questa domanda, non saprei essere obiettiva perchè la mia  conoscenza di Ungaretti, anche se scolastica, la influenzerebbe.
Probabilmente non avrei colto a pieno la grandezza di questo poeta: non avrei avuto  e non ho la forma mentis necessaria.

Offline Apache

Re: Ungaretti: primi tempi della sua poesia.
« Risposta #12 il: Mercoledì 10 Ottobre 2007, 17:06:36 »
Non concordo con te Paolo,l'Ungaretti sconosciuto scriveva le brevi,sicuramente aveva di già un bagaglio culturale ma era un soldato in trincea che per necessità racchiudeva i concetti e le sensazioni in poche righe. Sicuramente hai ragione sul concetto della profondità tecnica e culturale nel capirle e soprattutto commentarle.

Lorenzo De Vanne

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Re: Ungaretti: primi tempi della sua poesia.
« Risposta #13 il: Mercoledì 10 Ottobre 2007, 17:17:36 »
Non concordo con te Paolo,l'Ungaretti sconosciuto scriveva le brevi,sicuramente aveva di già un bagaglio culturale ma era un soldato in trincea che per necessità racchiudeva i concetti e le sensazioni in poche righe. Sicuramente hai ragione sul concetto della profondità tecnica e culturale nel capirle e soprattutto commentarle.


ed infatti questo ci fa riflettere...
ma non deve essere il nome che fa la poesia...
leggendo i vari grandi poeti, Ungaretti compreso...vediamo che ci sono poesia più o meno belle...
e quindi tutto ciò deve esserci da lezione...

anche loro, da chi competente è stato criticato, e da quella critica ha poi creato nuova linfa...

io penso che se avessi letto quella poesia...sotto mentite spoglie...avrei commentato non positivamente...

Lorenzo De Vanne

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Ungaretti: ancora una delle sue prime poesie...
« Risposta #14 il: Mercoledì 10 Ottobre 2007, 17:50:40 »
IL PORTO SEPOLTO.
(Mariano, 29 giugno 1916)

[i]Vi arriva il poeta
e poi torna alla luce con i suoi canti
e li disperde

Di questa poesia
mi resta quel nulla
d’inesauribile segreto.[/i]
(Metrica: versi brevi, nei quali la misura sembra essere il ternario, insieme a senari e novenari.)

Poesia che fa parte della raccolta omonima, a cui Ungaretti dando la spiegazione del titolo, da la spiegazione della poesia “Il Porto Sepolto è ciò che di segreto rimane in noi indecifrabile”

Concetto maestoso, pieno di significati e spessore, è quella parte di noi celata nelle pieghe dell’anima, che solo e non sempre la poesia permette di rivelare, ma se ci riesce ci riesce tramite la parola adeguata.

È un manifesto di poesia, è appunto la descrizione di poesia…del poeta

Infatti nel primo verso, la metafora del porto sepolto, sta indicare la parola autentica, quella parola che deve essere portata alla luce.
Quindi scavando, e andando oltre i normali legami si può arrivare alla parola autentica, quella parola sepolta, che torna alla luce.
Ma può disperdersi, quella parola tanto cercata, e tanto desiderata, perché può non essere recepita dalla comunità.
È molto importante questo concetto, perché rivela, come detto in altro post, poi alla fine l’oggettività della parola e della poesia: ovvero la poesia senza lettore, e senza commento è foglia trascinata dal vento e dispersa.

Nella seconda strofa e ultima si vede l’Ungaretti che affrronta lo spessore della poesia e della parola, il suo confronto con il nulla..la segretezza della parola, la sua efficacia, si raggiunge a patto di contemplare e contenere il possibile silenzio (mi resta quel nulla)
È la capacità dell’espressione con il silenzio, dal suono della parola nel nulla, da respiro silenzioso di chi afferra l’emergere della parola….l’importanza di quelle pause…
Di quei silenzi…tra un verso e un altro…
Di quei versi corti…spesso appena accennati.
È la forza della parola, fatta di evocazioni segrete, di silenzi trovati, di emozioni ritrovate.