Pino, dicendo queste cose (anche Michele serri), non fai altro che confermare ciò che, implicitamente, volevo dire con le domande che vi avevo posto. La "ricerca" della Felicità: essa non sta in qual cosa di specifico, eppure ci sono persone che lo sono senza, in effetti, "fare grandi sforzi"...il punto, infatti, potrebbe essere che la felicità sta nel colmare certi nostri "desideri" a cui noi tendiamo: più si è intelligenti, più si è sensibili, più si è fatta esperienza nella vita e più, inevitabilmente, si fanno "domande", sulla vita o su altro, e più diventa arduo rimanere felici perché ti sfugge.
Un buddista, per esempio, riesce ad arrivare alla felicità, proprio perché riescono a non essere dipendenti da nulla ed essere completi in quel momento mentre meditano...cioè arrivano ad essere, senza domande, in pace con se stessi.
La felicità, perciò, potrebbe stare nella facoltà o meno di essere soddisfatti di ciò che uno vuole dalla vita, in tema di risposte...ma più si cresce intellettualmente e più ciò diventa impossibile. La felicità, quindi, può essere vista come una luce di riferimento che sprona e spinge le persone a dare risposte alle proprie domande, facendoti sentire appagato, per cercare, a livello naturale, di far evolvere una razza in particolare.
Senza di essa, infatti, una razza non avrebbe motivo di evolvere se fosse già in pace con se stessa...è quindi uno sprone, per la continua ricerca della verità (magari prendendo il singolo, della verità propria, ma nel sistema della verità globale). Può, quindi, esserci un legame tra curiosità innata degli esseri viventi e l'innata ricerca della felicità come ricerca di risposte?...Io credo di si; infatti entrambi sono insite nell'animo umano ed inscindibili...e più, come dimostrazione del fatto, una persona è curiosa (in senso generico del termine) nella vita e più non è appagato se non la copre...