Credo che quando ci sentiamo attratti dalla poesia, ed il leggerla ci procura delle vibrazioni sensoriali, siamo già potenzialmente dei poeti, anche se per diventarlo realmente ci vogliono caratteristiche innate che difficilmente possono essere acquisite successivamente, anche con lo studio.
Comunque è già un passo avanti avvertire la necessità (dopo tanta lettura) di scrivere a nostra volta dei versi per le ragioni più varie che cercano tutte (in estrema sintesi) di traslare con parole il nostro intimo sentire.
La differenza sta nella capacità dell’uso delle parole, perché anche tra quelle che hanno lo stesso significato, la scelta delle une al posto di altre, contribuisce a rafforzare un verso o a banalizzarlo così come il loro posizionamento nel verso stesso.
Un’altra considerazione da fare è che la poesia per essere tale deve contenere il segreto, la sua lettura deve impegnare anche la fantasia e non dovrebbe essere spiegata, ognuno ne percorre i versi secondo la propria sensibilità e stato d’animo.
Leggo talvolta dei commenti in cui si ravvisa l’autore con le vicissitudine della sua poesia fino ad incoraggiarlo o consigliarlo, ebbene questo comportamento non tiene conto del più importante fattore poetico , la fantasia.
Personalmente diffido di chi ama le proprie poesie al punto da difenderle lancia in resta dalla più innocente critica, Il vero poeta non si potrà mai compiacere delle proprie opere, perché più di altri conosce i suoi limiti, questa consapevolezza risiede nella conoscenza , più uno sa, più sa di non sapere, come il vecchio Socrate diceva di se stesso.