Un posto qualunque senza parlare di Hy ju - 17/04/2012 - Introspezione
Mi metterò, una buona volta
in un angolo del mondo
Un posto qualunque
- senza parlare -
e aspetterò
-con tutte le mie forze-
che un giorno passi di lì
Molto ho camminato
vagato a lungo, seguendo tracce
- che poi perdevo all’improvviso -
Cosa ne è stato di quella camelia
che non temeva temporali
e giocava con l’amore
Tutta la vita a cercare
e ancora all’ombra del mio sogno
L’immenso amore passione
la sconvolgente ossessione
che domani arriva
a scombinarmi la vita
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Tutta la vita a cercare... perdendo le tracce per poi ricominciare... e ora è il momento dell'attesa, dell'immobile e silenziosa attesa.
Quando vivere ci lascia insoddisfatti, quando ci sentiamo sempre un passo indietro, quando ci pare di non raggiungere mai l'obiettivo (inteso come realizzazione di sè stessi in qualsivoglia maniera, anche se in questa lirica l'autrice fa chiaramente riferimento all'amore appassionato) si può arrivare al punto di dire basta, fine della corsa, ora mi fermo e aspetto che sia tu a venirmi a cercare.
Non è una sconfitta, al contrario: è un prender coscienza del proprio valore:"Io merito d'esser cercata, amata, soddisfatta" pare dire la protagonista con il suo silenzio, la sua volontaria immobilità.
"Son qua, ho fatto tanto, ora tocca a te"
Quasi una sfida, condita con una punta di rammarico, che accompagna la consapevolezza del troppo tempo trascorso a ricorrere chi (o ciò che) avremmo potuto aspettare ci trovasse.