Premesso che ringrazio Poeta per te Zaza per aver proposto, in questo spazio dedicato ai commenti, la brillante poetessa Sanzi, ritengo che tutti e tre i brani proposti siano meritori d’attenzione, ognuno con differenti motivazioni
Commento a “Nostalgia del mare” di Sanzi (Amore) 8/7/2013
Mi manca il mare
l'immagine scura, irregolare
ora disattenta
ora profonda
una punta di dolore
in fondo alla vertigine grigiazzurra
il suono vibrante
poi muto
-gela-
e come le onde
la conchiglia rotolando è portata
da un momento
a un altro
Ora si ferma nella sabbia...
È bianca la nostalgia
Io che adoro il mare, non potevo non innamorarmi di questi versi in cui il mare rappresenta l’amato, con i suoi chiaroscuri, le sue ombre, la sua interiorità “ora disattenta ora profonda”, con i suoi lunghi silenzi che gelano il cuore il cuore dell’amata, la quale si sente davvero travolta dalle onde di un rapporto che non dà certezze, sino al momento in cui quel “mare” si ritrae e lei, come conchiglia abbandonata sulla sabbia, non può non provare nostalgia per colui che tante emozioni ha saputo suscitarle, nonostante il costante andirivieni nella sua vita.
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Commento a “Alla stazione” di Sanzi (Introspezione) 20/3/2011
Seduti a scaldarci le mani
nel bianco qualunque di un mattino
ferma è la bellezza
da tempo
sulle pagine di un'agenda
e il nostro vero viso
cercato in un riflesso
è un luccichìo raccolto
Passa la gente
di corpi e sguardi sento il suono
sillabe rimaste
a questo popolo
Pur trovando piacevolissima questa poesia, non ho la certezza di aver compreso il testo, quindi questo mio commento sarà un “tiro ad indovinare” che spero la Sanzi mi perdonerà se inesatto.
1) Partendo dai versi di chiusura potrei immaginare quale protagonista di questa poesia il cosiddetto “popolo degli invisibili”, quelli che quotidianamente transitano o sostano sulle panchine delle nostre stazioni, quelli che cercano in ogni modo di scaldarsi dal freddo del mattino, spesso anziani cui il tempo ha ormai rapito la bellezza e il cui viso non è che una lontana impressione di ciò che è stato in passato.
(Mi manda un po' in confusione il passare dal plurale di “seduti” al singolare di “sento il suono”)
2) In alternativa potrei dire che sulla panchina di quella stazione immagino seduti all’alba un’anziana coppia che ancora si tiene per mano, la cui bellezza vivrà per sempre nelle foto di gioventù conservate tra le pagine di un’agenda.
La gente che frettolosamente passa loro accanto non vede che un luccichio di quei bei visi rugosi e commenta con poche sillabe quell’immagine, senza comprendere il loro imperituro amore.
P.S. Sarei davvero lieta se la Sanzi mi illuminasse sul reale significato di questi versi che, sottolineo ancora, ho molto apprezzato qualunque fossero i suoi intendimenti.
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Commento a “Al paese” di Sanzi (Introspezione) 30/7/2011
Si leva alta la montagna
sul valico avvolto dal temporale
ai lampi appare livido
come accecato dal nubifragio
il paese più piccolo,
lassù le donne in chiesa
basse coi giacchetti di lana
e i capelli corti,
tutte ristanno
qualcosa del passato
anche i miei occhi
che quasi più nulla vedono
respiro il profumo
sento il paese, il freddo
All'ombra netta, tagliata dal sole
posso chiedere solo qui
dove tutto è vita e fine
domandare come una manciata di more
di imparare un poco
la via della morte
Fortemente introspettiva quest’ultima poesia: la protagonista trova in un paesello di montagna (non so perché ma ho pensato a Medjugorie) il luogo ideale, la Natura con la N maiuscola, quella in cui la modernità non ha preso ancora il sopravvento, ed è facile inginocchiarsi e pregare.
Lassù tutto pare essersi fermato in un tempo oggi assai difficile da ritrovare: quanto bastava chiudere gli occhi e respirare i profumi della vita, aprirli e godere dei meravigliosi paesaggi che essa ci dona, tacere e imparare ad ascoltare il lento scorrere del tempo, e persino chiedere aiuto per affrontare il passaggio ad altra vita.
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