Muovo guerra all'impavido specchio
accecandone il riflesso permanente
sicuro di sentirmi meno vecchio
senza i dubbi che attraversano la mente.
Invece mi ritrovo a sanguinare
minaccioso come un cane bastonato
in un angolo di vita da scontare
lungo acerrime vestigia del passato.
Infieriscono gli artigli del disprezzo
affogato dentro un calice d'assenzio
nel delirio intermittente come un vezzo
o la luce tra il rumore ed il silenzio.
Rivoli d'inchiostro in fondo agli occhi
umiliati dalle ombre imperiture
giustiziano nel tempo dei rintocchi
gravi stille di peccato con la scure.
I miei versi sono giunti ormai alla fine:
un punto sulla carta, un passo oltre il confine.