@ Silvia: sulla tristezza dell'egotismo ci siamo (quasi) capiti (benchè mi resti l'amaro d'immaginarmi collocato dove non sono, ma, direbbe Gigidalessio che ce vuo' fà
). l'altra questione mi sembra ben chiarita da Elena, che ringrazio e saluto: non m'è dato di conoscere alcun poeta (Vero come tu voglia) passato e presente, che non abbia concepito la sua scrittura nella dimensione della pubblicazione; scelta, questa, fisiologica mi verrebbe da dire, implicita e necessaria ad ogni creazione artistica. Questo fatto, mi pare, inequivocabile, che il poeta intenda rivolgere la sua opera a un pubblico di lettori (anche ad uno solo nel caso) tiene in relazione scrittura e lettura in una specie di bolla originaria, neanche tanto perversa poi, di incontestabile verità, irrinunciabile e per nulla trascurabile: per questo ti contesto l'assunto quasi assiomatico con cui adatti quel "il vero poeta scrive solo per se stesso.. e solo dopo può condividere". Se discutiamo su quanto pesi "l'antefatto" (tralascio d'imbattermi sulle generiche affermazioni della scrittura poetica concepita a tavolino, meriterebbe una sede apposita la discussione) resta alla sensibilità del lettore comprendere fino a che punto il poeta bari; ma quante poesie articolatissime e bellissime e quanti slanci linguistici e di non immediata comprensione, quanti artifici lirici financo edonistici concepiti in acrobazie innovative e passionarie elucubrazioni totalmente poetiche abbiamo letto ed è superfluo citare autori e opere (o forse no?).
Insomma, per chiudere il sipario (
): si discuta pure fino all'infinito: la Poesia esiste. In ogni accezione possibile. Bisogna solo riconoscerla.
Prendo atto che tu nei miei versi non la riconosca. Rallegrati, non sei la sola.