Invito al commento - L'abaco di Moreno Tonioni

[poeta per te zaza]

 

In questo giorno di giugno, in questo profondo testo, tu, lettore, riconoscerai e apprezzerai l'analisi indovinata di cupi momenti,
dove l'introspezione è amara e disperata.
Per conto mio, a suo tempo ho scritto: "Triste disincanto descritto con maestria e buona tecnica".
Aggiungo: è un interpretare un sentire universale di ciascuno di noi in un momento, in più momenti della propria vita, quando, anche
se l'abbiamo ancora dentro di noi, non si lascia affiorare la speranza, ci si vuole solo arrendere.

Grazie, Moreno, per averla scritta e pubblicata.

Cosa ne pensi tu, lettore e poeta?


L'abaco di Moreno Tonioni


Ho scorso
le pagine ingiallite del tempo
vagheggiando sorrisi che più non vengono
e sogni che mai giunti
sfuggono alla presa

Ho enumerato
le tante battaglie vinte
scoprendo la subdola beffa
cingere di spine il capo
di chi socchiuse gli occhi al lauro

Ho vissuto la foglia staccarsi
dal ramo che l’ha resa viva
e il suo precipitare sordo al suolo
sfuggendo quel fanciullo
che castigato al muro tace

Ho esplorato
l’incedere dei passi
senza ravvisarne l’orma
quasi che quel vagare
altro non sia stato che illusorio
praticato nel nulla

Ed ora
come la silente pietra
siede immota la riva del fiume
l’anima s’ammorba nello stallo
di quell’acqua morta
che nel fosso giace
Arresa

[adriana sini]

Arrivare alla fine di un percorso di vita, tirarne le somme
e rendersi conto che tanto altro avrebbe potuto esser goduto, se...
E' profonda malinconia quella che lentamente evapora dai versi di questo poeta,
è la senilità nel suo aspetto più cupo: il rimpianto.

[Moreno Tonioni]

Doveroso, e assolutamente voluto, un ringraziamento e un abbraccio a "Poeta per te" che ha proposto queste mie parole.
Ad Adriana i miei complimenti per l'analisi, sottolineando a lei e a chi leggerà l'importanza della chiusa quale determina di una fine annunciata

[Moreno Tonioni]

Attendo di leggere altri commenti prima di entrare nel merito di quanto scritto da "Zazà".
Della sua analisi parlerò in un secondo tempo

[Azar Rudif]

Ricordo di averla già commentata e la rileggo con piacere.
Questa è un tantino diversa dal solito stile dell'autore che predilige termini ricercati e, spesso, dal sapore arcaico (cosa che a me piace molto), ma conserva lo stile fortemente espressivo di una percezione della realtà, la propria, molto sentita e fortemente critica su ciò che è stato.


In questa poesia
ha ripassato,
ha elencato,
ha vissuto la vita che genera altra vita,
ha esplorato il futuro ignoto
ed ora si è stranamente arreso di fronte ad uno scorrere della vita, il fiume, che sembra immobile e morto.


Anni fa scrissi che non bisogna mai arrendersi ed oggi lo riconfermo.
La vita è qualcosa che scorre sempre e non si ferma mai.
Non può fermarsi qualcosa che nasce da un eterno movimento evolutivo.
Se si fermasse non esisterebbe l'esistenza del Tutto.
Un Tutto che non termina mai, ma è come l'ampolla dell'alchimista dove la trasmutazione è qualcosa che non conosce fine ed alla fine scopre che non ha una fine perchè è eterna, infinita.

[lorenzosara]

Assorbire più di quanto si possa da questa vita che alle volte sembra ingrata, non vi è logica per noi esseri umani al continuo travaglio, ma da qualche parte ci deve pur essere una spiegazione.
Dalle cadute si riparte più forti di prima, solo chi è debole non ce la fa...e, mi piacerebbe che nella vita ci fosse qualcuno che ogni tanto si girasse a risollevare anche chi rimane indietro...poi il traguardo è sempre quello, una nuova partenza per l'ignoto o altro, chi lo sà...dopo tanta fatica, come scritto nella chiusa, inevitabilmente sopraggiunge la resa.
In realtà credo che quella resa sia, l'esempio di vita per chi ci circonda...condivisa e piaciuta.

[enza fontana]

Sfogliare il libro della vita e tra le pagine ingiallite, rivedere le battaglie,sogni sfuggiti.
Rendersi conto di quanto questa vita sia stata ingrata e l'amara,triste illusione di quanto avrebbe potuto essere diversa.
Malinconicamente arrendersi senza più speranza.Molto bella e sentita.

[Moreno Tonioni]

Ho letto con molto interesse i vostri illuminati commenti.
Cosa è l'abaco se non una tavola di conto?
Zazà, che ha proposto questa mia, scrive di "disincanto", riuscendo a condensare il tutto in un'unica parola.
Adriana riconduce a un'accadere tipico dell'età avanzata, quella senilità che a volte porta a rimpiangere o a condannare le stesse proprie azioni.
Azar determina abilmente nelle strofe i passaggi più salienti, per poi citare una probabile resa.
Di Piera ho apprezzato il richiamo a una sodalità, ahimè, bistrattata e all'insegnamento che potrebbe venire dando attenzione all'altrui vissuto.
Enza condensa tutta l'amarezza dell'attore nella prima riga del suo commento, per poi sottolineare l'amarezza e la resa.
Non conosco le note che regolano gli interventi su queste proposte di lettura, quindi viaggio a ruota libera nello scrivere quanto sento.
Di tutti voi ho apprezzato commenti e visione. Ritengo che la poesia sia un vestito in tessuto elastico e aderente, capace di indossare qualsiasi taglia, sentire, esperienza. Noto con piacere che la "vestizione" è avvenuta oltre il mio personalissimo narrare.

Una resa quindi?
Forse si o forse no, per certo disillusione, amarezza e infinita stanchezza.
Rimpianti forse, pentimento mai, ma comunque certezza di aver commesso errori irreparabili e di aver perso occasioni irripetibili.
Speranza... la speranza è sempre l'ultima a lasciarci come ultima è la malinconia.

Zaza, Adriana, Azar, Piera e Enza... vi cingo in un circolare abbraccio dicendovi semplicemente GRAZIE.