La partita a scacchi è quella tra essere e nulla, e le varie metafore di morte suggeriscono una partita non tra pari ma tra un avversario superiore (il nero, il nulla) che gioca per vincere e un avversario inferiore che gioca per la patta
(il bianco, la vita).
E il miracolo della vita e dei suoi pochi momenti di felicità è specificamente questo, la quasi vittoria della formica sul gigante, il sudato ottenimento di questa benedetta patta, il sussulto e la trovata del "giocatore inferiore", che non si è arreso ed è rimasto concentrato e agguerrito per tutta la partita, pur sapendo fin dall'inizio che una sua vittoria era praticamente impossibile, per la sproporzione di forze contro il campione.
Fuori di metafora, una vittoria definitiva del bene e del senso sul nulla e la morte sono impossibili, si gioca contro la morte per la patta, e solo di questa eventuale patta si può godere.
In questo senso la titolazione medioevale e quindi tendenzialmente cristiano/cavalleresca della poesia è ironica o paradossale, non c'è una vittoria finale del bene se non vanamente desiderata, e l'anacronismo degli scacchi moderni in un medioevo europeo è probabilmente una citazione del Settimo Sigillo di Bergman, che apre alla tematica dell'essere fondato sul nulla come essere irredimibile, che non è redento neanche dalle verità della religione o della poesia.
Il vento nei cespugli come una forbice da parrucchiere è un'immagine femminina (parrucca), artificiosa
(abitudine a curare l'aspetto) e antropomorfica (il cespuglio di suo non sarebbe umano) proiettata su un elemento naturalistico (e che richiama da vicino la forbice Montaliana) , che sembra dire il localismo e la caducità di tutti i punti di vista, la località microdifferenziale di un mondo infondato.
Ma anche e più specificamente la forbice da parrucchiere e questo rito di rasatura segreto nei cespugli, sembrano narrare la strategia e il travaglio del giocatore "bianco", che per poter strappare la miracolosa patta alla molto più forte morte ha dovuto rendersi un po' simile alla morte anche lui, nel suo corpo, rinunciare pudicamente ai capelli, assomigliare al teschio del v2.
L'arcobaleno poi è un simbolo millenarista, che indica il trascendimento verso il futuro e l'utopia dei valori medioevali, che naturalmente, tentato da uomini imperfetti, ha generato altri bagni di sangue e l'avvento della modernità; qui potrebbe indicare l'aspirazione a una fine del medioevo senza il conseguente incubo della modernità, una fine dei tempi così come la sognarono e medioevali e non come la videro i posteri: l'aspirazione a una pace dopo il diluvio, a un paradiso in terra.
Ma è soprattutto ironico il senso prevalente di arcobaleno come segno universale di pace al di là di tutte le religioni, il che in fondo potrebbe indicare che la Morte, regina imperscrutabile degli scacchi, a volte ci fa pattare apposta con dei suoi "errori" discreti nei momenti cruciali della partita, e naturalmente ci fa credere di aver davvero pattato noi, con le nostre forze: è una Signora che non vuole infierire.