Claudio Magris offre spesso interessanti spunti di riflessione. Nel capitolo "Il Nevoso" di "Microcosmi" egli ricorda la figura del professor Drago Karolin, una specie di factotum della Riserva Naturale del Monte Nevoso, in Slovenia. Racconta Magris che, sapendo che il professore era molto malato e ultranovantenne, lo andò a trovare e che Karolin, con molti sforzi, gli tradusse dallo sloveno al tedesco una sua breve poesia, e gliela regalò. Quando, qualche settimana dopo, lo si credeva ormai morto, arrivò a Magris una lettera di Karolin, che si scusava di avere scritto, nella traduzione, "das Berg" anziché "der Berg" (se si ricordava bene) , aggiungendo che, se c'era, questo errore era dovuto alla sua momentanea malattia: "Ora sto meglio, mi sono alzato, ho fatto quattro passi ai piedi del bosco" .
Commenta Magris: "La passione nasce dalla vitalità, ma anche la stimola e così, grazie al cruccio per un errore di grammatica e al forte desiderio di correggerlo, il professore aveva ritrovato un po' del suo bosco, il mondo, la vita.
La correttezza della lingua è la premessa della chiarezza morale e dell'onestà. Molte mascalzonate e violente prevaricazioni nascono quando si pasticcia la grammatica e la sintassi e si mette il soggetto all'accusativo o il complemento oggetto al nominativo, ingarbugliando le carte e scambiando i ruoli tra vittime e colpevoli, alterando l'ordine delle cose e attribuendo eventi a cause o a promotori diversi da quelli effettivi, abolendo distinzioni e gerarchie in una truffaldina ammucchiata di concetti e sentimenti, deformando la verità.
Anche per questo pure una sola virgola al posto sbagliato può combinare disastri. Ma la storia del professor Karolin sembra dire che rispettando la lingua, ossia la verità, s'irrobustisce pure la vita, si sta un po' più fermi sulle proprie gambe e si è più capaci di fare quattro passi godendosi il mondo, con quella vitalità sensuale tanto più sciolta quanto più libera dai grovigli degli inganni e degli autoinganni. Chissà quante cose, quanti amabili piaceri e gioie si devono, senza saperlo, alla matita rossa degli insegnanti a scuola. "