Autore Topic: Invito al commento - A colei che mi ha portato in grembo di Sergio Garbellini  (Letto 541 volte)

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Offline Peppe Cassese

Con questo mio commento rendo omaggio al grande Sergio Garbellini e alla sua:

A colei che mi ha portato in grembo
   
“Tu m’hai tenuto in grembo nove mesi,
portando avanti quella gravidanza
con sofferenza pei problemi estesi,
fantasticando sulla mia sembianza.

Tu già mi amavi prima dell’arrivo
e a letto con la pancia assai ingombrante
dormivi male, in modo relativo,
e io ti davo i calci ad ogni istante.

La nascita fu alquanto ... 'fastidiosa',
ma Tu gioivi per la mia presenza,
e Ti sentivi lieta ed orgogliosa
di farmi entrare nella Tua esistenza.

Per venticinque anni m’hai donato:
amore, esortazioni, educazione
e m’hai seguito, a volte m’hai viziato
per troppo affetto e troppa protezione.

Immagine sacrale di Madonna
io Ti vedevo come una regina,
per me rappresentavi una colonna
su cui poggiarmi, unica e divina!

Ma il tempo è inesorabile ed il male
di giorno in giorno andava peggiorando,
finché arrivò quell’attimo fatale
e i nostri cuori andarono allo sbando!

Il giorno stesso della dipartita
davanti a noi è crollato il ponte,
abbiam perduto il senso della vita,
perché Tu eri il sole all’orizzonte,

illuminavi tutta la famiglia,
da Tuo marito ch’è rimasto solo,
a me, il primo figlio e l’altra figlia,
ci siam sentiti tutti ... rasi al suolo!

Sei sempre stata il perno principale,
ci sostenevi calma col sorriso,
Tu ci guidavi in modo eccezionale,
...adesso stai lassù ... in paradiso!

M’hai dato ancor di più delle Tua vita
e ciò non lo potrò mai ricambiare,
...accetta questa lirica forbita,
è un modo per poterTi ... ringraziare! ”.




Il mio commento: «C'è una sensibilità unica ed una “unicissima” classe nel descrivere i momenti di questa schifosa vita, dal più in al più out.»




Offline poeta per te zaza

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Re:Invito al commento - A colei che mi ha portato in grembo di Sergio Garbellini
« Risposta #1 il: Domenica 16 Novembre 2014, 15:33:12 »
Inno alla Madre da parte di un figlio grato
e che ha saputo cogliere appieno tutti gli
insegnamenti e l’esempio materno.
La madre non c’è pù, ma quanto ha ben
seminato emerge dal contenuto della lirica,
scritta in onore di lei.
La tecnica usata, in endecasillabi a rima alternata,
non si inceppa mai, è come se gli “accenti” giusti
li dettasse il cuore.
Bravo Sergio!

di sabbia e catrame è la vita...
o scorre o si lega alle dita...

Offline Duilio Martino

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Re:Invito al commento - A colei che mi ha portato in grembo di Sergio Garbellini
« Risposta #2 il: Martedì 18 Novembre 2014, 20:34:06 »
Bene ha fatto Poeta per te zaza a proporre una poesia in metrica e rime di uno degli autori più preparati nel campo.
Non mi vergogno - anzi mi onora - il fatto che Sergio sia stato mio mentore: per lungo tempo (in passato ed in altro sito) l'ho assillato chiedendogli lumi al fine di appagare la mia sete di sapere in fatto di metrica... ed è stato sempre disponibile.
Una poesia molto bella, profonda... e nel suo stile.
Di solito l'ultima quartina (qualche volta con l'aggiunta di un distico - se non ricordo male -) c'è sempre una morale questa volta sostituita con un significativo ringraziamento alla Madre che ha dedicato la sua intera vita alla famiglia... in particolare ai propri figli.
Tuttavia, essendo io cosciente che la metrica non è un "mostro" che costringe ad un conteggio ineneluttabile, ("forse perchè della fatal quiete" in alla sera di Foscolo si intuisce che l'autore ponendo la dieresi sulla "i" di quiete "costringe il lettore a pronunciare nella sua interezza l'endecasillabo) ci sono alcuni versi che sinceramente non mi convincono...del tutto e mi piacerebbe avere in merito lumi dal "grande" Sergio... avendo io fermo in mente quanto - di solito - si effettua sinalefe o dialefe.
Ricordo che, di solito, non c'è sinalefe quando l'accento cade sull'ultima sillaba - vocale - della parola che dovrebbe unirsi
in sinalefe alla successiva mentre (sempre di solito) dovrebbe avvenire quando l'acento cade sulla vocale iniziale del secondo termine che si congiunge in sinalefe al primo non accentato sull'ultima):
es: "tanto di là eravam noi già iti.." il verso dantesco (presenta ben 2 volte dialefe -non sinalefe- "là/eravam" e "già/iti")
mentre Dante stesso nei seguenti casi opera sinalefe con parole iniziante per vocali sulle quali cade l'accento tonico:
      "Ah quanto a dir qual era è cosa dura" (sinalefe in era/è)
      "Di quella ùmile Italia fia salute"           (sinalefe in quella/ùmile).
Alla luce di quanto riporto di seguito i versi che suscitano in me dei dubbi e sui quali non mi permetto di esprimermi - oltre il semplice dubbio - non fosse altro per la smirusata stima che ho dell'Autore:

La nascita fu alquanto ... 'fastidiosa'

Per venticinque anni m’hai donato

su cui poggiarmi, unica e divina!

Ma il tempo è inesorabile ed il male

davanti a noi è crollato il ponte,

Ripeto non è un giudizio ma non capisco anche perchè in altri versi quali:

"a me, il primo figlio e l’altra figlio"
"...adesso stai lassù ... in paradiso! "... non posso non notare    "me/il" e lassù/in in dialefe e non in sinalefe come nei  versi sopracitati.

Saluti ed un abbraccio sentito al caro Sergio Garbellini e Poeta per te zaza che ha proposto l'interessante Poesia.