Purtroppo non ho conservato la mia prima poesia in assoluto, quella che scrissi per un Natale, a dieci anni,
quella che i miei non credevano l'avessi scritta io...
Dell'adolescenza, ho recuperato una poesia scritta a sedici anni per la mia prof di ragioneria, donna oggi ancora
in gamba che, se vado a trovarla, mi intrattiene sulle sue battaglie vinte sul campo di una dichiarazione dei redditi
sempre più ostica...ma lei non demorde ed è come allora, nel 1969/70.
Il suo rimprovero ricorrente: "Vergogna nera!" Ma ci voleva bene, a tutte.
Alla prof di ragioneria
E’ un piccolo ciclone, nessun la può fermare,
sconvolge ogni sua classe con il fragor del mare.
“Scrivete, calcolate”, ci grida ogni momento,
con la sua voce acuta da far invidia al vento.
“Svelte, vergogna nera, più nera del carbone…
sbrigatevi un tantino a far la divisione.
Presto con questo rateo, passatemi un righello…
calmatevi ragazze, chiamatemi il bidello!”
Ecco, con poche righe, descritta è la natura
di chi, quasi ogni giorno, ci mette alla tortura,
di chi ci vuole bene, anche se un po’ ci strazia,
ma in fondo, dobbiam dirlo, sa farlo lei con grazia.