Letto oggi sul Corriere della sera:
Un Paese che legge più poesia aumenta le difese immunitarie
sull'opera di Ennio Cavalli, un viaggio dell’immaginazione
(articolo del giornalista Franco Manzoni)
Educare alla poesia è un evento essenziale, indispensabile per la civiltà di una nazione.
Perché non tutti riescono a percepire quel filo di luce sotto traccia, l’emozione in fasce o la pupa prima di divenire farfalla, prove dell’esistenza di un qualcosa che deve essere preso al volo per non tornare alla Natura da cui proviene.
Tra realtà e scrittura, vita quotidiana e arte, pensiero e rappresentazione, il volume La cosa poetica ovvero Le avventure di un detective dell’imprevisto di Ennio Cavalli (Archinto) offre il piacere di un viaggio vertiginoso dell’immaginazione.
Con la materia, che precede l’accadimento poetico e ne costituisce l’antefatto, osservata sempre con l’occhio di un bambino e i piedi ben piantati in terra. Lontano mille miglia dal fanciullino di Pascoli.
L’autore, nato a Forlì nel 1947, compie un secondo percorso attorno alla poesia con sapiente ironico sguardo, costruendo il proseguimento ideale nel completare oggi quello iniziato con Il poeta è un camionista (Archinto, 2003).
Ma se fosse davvero introdotta un’educazione alla poesia, che cosa accadrebbe?
Per Cavalli sarebbe la soluzione di tutto, come mangiare un piatto di spaghetti al dente e non scotti come colla, oppure possedere gli stivali delle sette leghe che Pollicino rubò all’orco:
«... aumenterebbero le difese immunitarie di tutto un popolo, sarebbero più efficienti il sistema sanitario e la raccolta differenziata (...), più facile fermare la violenza sulle donne e aiutare i giovani a vivere da giovani il loro futuro»
. In questo contesto la prosa di Cavalli procede come il mare in un continuo dire e divenire, una fabbrica di messaggi in bottiglia, una riscrittura che spesso chiede al lettore momenti di pausa per riprendere fiato.
Là dove si taglia la spuma delle onde in superficie e non sempre si riesce a scorgere il fondo, nonostante la trasparenza delle acque.
In questo l’autore si collega a quanto diceva Andrea Zanzotto:
«Non è qualcosa di sublime, ma di nativo. Non la si costruisce, vi si attinge. La poesia è un bene ambientale, esiste allo stato libero come un gas, una fonte perenne».
Il libro:«La cosa poetica. Le avventure di un detective dell’imprevisto» di Ennio Cavalli è edito da Archinto, pp. 144, e 14