Che differenza c'è tra la parola poetica (la parola-arte) e la parola della comunicazione lineare (prosa, detto genericamente)?
Lo so, è una domanda assurdamente banale (nel senso di ricorrente, non di "soddisfatta"...), però, quello che mi spinge a proporre la discussione è semplicemente il fatto che con fatica leggendo le pubblicazioni in questo sito trovo veramente testi che siano, dal mio punto di vista, squisitamente poesia. Nella maggioranza dei casi, leggo solo una serie di testi scalinati in versi (la riga ha da fini' prima dell'accapo), con le loro belle doti di computo (il ditino sul naso a contare le sillabe), di musicalità (la rima condizionante, niente di più buffo...), di struttura (per esempio 4-5 strofe, tre di quattro versi e distico finale ad allucinare il lettore con una grande intuizione...), insomma roba da esercizio sartoriale. L'esercizio sartoriale... Che palle! 'Sto gusto per il taglia e cuci... E soprattutto perché certe volte mi fan venire una rabbia... perché si distruggono intuizioni belle, vive, gagliarde... come nel caso di alcuni distici veramente belli (o altre forme tipicamente conclusive nella poesia "ad effetto"), 'sti esercizi di sartoria finiscono quasi sempre per sfiammare quell'intuizione poetica in un studio d'effettistica...
Propongo questa discussione anche pensando alle buffe considerazioni a riguardo che costituiscono la linea di pubblicazione del sito da una parte (quante volte viene rifiutato un testo perché considerato una prosa, con esplicazioni al limite del qualunquismo) e dall'altra, leggendo la maggioranza delle pubblicazioni.
Insomma mi chiedo e vi chiedo, qualcuno sa dirmi quale sarebbe la differenza tra scrivere una prosa e scrivere una poesia? Perché a me sembra che basta qui ficcare dentro un po' di lessico del "poetichese", un po' di lessico pseudoaulico, una qualche rarefazione mediante iperboli allucinanti et voilà ECCE POESIA... Ma dico, ma ci rendiamo conto che la maggior parte delle cose che vengono pubblicate qui son solo delle considerazioni diaristiche poste per un qualche misterioso motivo nella "magica e alchemica" (parola orribile del poetichese...) struttura del verso? O mi sembra solo a me?
Tutti qui mi prenderanno e mi prendono per pedante, per ignorante, per maligno, per infame, per presuntuoso (un giorno pubblico le lettere che mi arrivano, anonime chiaramente, e capirete...)... Ma io me ne frego ampiamente (devo però dire che con qualcuno ho avuto anche piacevoli chiarimenti, come, faccio il nome, con Duilio e con altri mi scambio abbracci di grande solidarietà...
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Dico io, perché invece non allinearsi in pieno al nome del sito: Scrivere.info. Non si chiama Poesia.info, si chiama Scrivere.info. Intendiamoci... tutte le scritture son degne di considerazioni, chiaro. A volte meno, a volte di più di una poesia. La scrittura è una meraviglia, insuperata e insuperabile. Ma, nel caso della scrittura-arte, è solo un mezzo della poesia. Ecco...
Insomma, ripeto la domanda andando minimizzando, che differenza c'è tra la prosa (scrittura non impiantata nella struttura dei versi) e la poesia (scrittura impiantata nella struttura dei mezzi, come anche no...)... Una puntualizzazione di fatto: non è che la poesia sia solo veicolabile dal verso, questo mi sembra ovvio... Come allo stesso modo la prosa non è solo veicolabile dalla scrittura a-strutturale. Quindi la domanda non vuole essere solo che differenza visiva c'è, altrimenti...
In sostanza, alla fine riducendo all'osso la domanda: che differenza c'è tra la parola poetica e la parola non poetica?
Mo, sembra er compitino... Vabbè...
Buona giornata a tutti e felice fin di settimana (che alla fine 'na bella boccia de vino, un par de partite, la signora mia accanto... e bonanotte)...