Autore Topic: "Il poeta e la parola" di Martin Heidegger  (Letto 505 volte)

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Offline Willy Zini

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"Il poeta e la parola" di Martin Heidegger
« il: Lunedì 28 Ottobre 2013, 16:58:56 »
"(...) La parola del poeta non è mai la sua propria parola  e non è mai sua proprietà. Il poeta ha capito che solo la parola fa sì che una cosa appaia, e sia pertanto presente, come quella cosa che è. La parola poetante nomina Qualcosa che va oltre il poeta e lo spinge in un'appartenenza che non ha stabilito egli stesso, un'appartenenza che può solo accettare. La parola del poeta, e quel che in tale parola è poetato, superano, poetando, il poeta e il suo dire. Quando attribuiamo alla poesia questo carattere, ci limitiamo sempre alla poesia essenziale. Essa soltanto compone poeticamente cose iniziali, essa soltanto svincola cose originarie in vista del loro proprio avvento. L'arte - di cui fa parte anche la poesia - è sorella della filosofia. Ma solo la poesia è la custode privilegiata della verità dell'essere.

La natura poetica del pensiero è ancora avvolta nell'ombra. Ora essa si manifesta, assomiglia per lungo tempo all'utopia di un intelletto semipoetico. Ma il poetare pensante è, in verità, la topologia dell'essere. Essa indica il luogo ove dimora la sua essenza (...)"



Dopo queste penetranti parole di Martin Heidegger ha davvero così tanta importanza l'essere commentati oppure l'essere letti?
Io non lo credo proprio e rido a leggere determinati interventi. Per me la poesia è questo, per me la poesia non è mera pubblicità, per me la poesia è vita e madre!