Autore Topic: _ Capitoli 9-10 tratti dal Libro di Giobbe  (Letto 746 volte)

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Offline Willy Zini

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_ Capitoli 9-10 tratti dal Libro di Giobbe
« il: Sabato 19 Ottobre 2013, 19:03:27 »
Scusate la lunga trascrizione, ma questi versi incarnano l'essenza stessa dell'uomo e della poesia e di tutto ciò che ha fatto scaturire in me il bisogno di poesia, d'arte, d'amore e d'ingegno.
Buona lettura a chiunque non avesse mai avuto occasione d'assaporare perle di rara (anzi, rarissima) poesia, una poesia antica ed immortale.


9

Giobbe riprese a dire:

Certo, so bene che è così:
l'uomo non può essere mai giusto di fronte a Dio.

Se volesse aprire una vertenza con Lui,
non ribatterebbe una sola ragione su mille.

Chi, sapiente o forte,
gli ha resistito uscendone indenne?

Egli, infatti, trasporta i monti senza che se n'accorgano,
nella sua ira tempestosa li sradica.

Squassa la terra dal suo centro
e le sue colonne tremano.

Comanda al sole di non sorgere,
e chiude sotto il sigillo le stelle.

Da solo dispiega i cieli
e cavalca sule onde del mare.

Crea l'Orsa, Orione,
le Pleiadi e le Camere australi.

Compie prodigi insondabili,
meraviglie innumerabili.

Ecco, egli mi incrocia per via eppure non lo vedo,
sparisce e non me n'accorgo.

Se egli mi rapina, chi lo può dissuadere?
Chi può reclamare: Che fai?

Dio scatena la sua collera,
persino le legione di Rahab si piegano sotto di lui.

Quanto meno, allora, potrò replicargli io,
escogitando argomenti da opporgli!

Anche se avessi ragione, non riceverei risposta,
dovrei implorare pietà al mio accusatore.

Supponiamo pure che io lo convochi e che egli mi replichi,
non credo che egli badi alla mia voce.

Mi avvolgerebbe in una tormenta,
moltiplicherebbe le mie piaghe senza motivo,

non mi lascerebbe riprender fiato,
mi ingozzerebbe di fiele.

In quanto a forza, lui è la forza in persona:
in un giudizio, chi lo può far comparire?

Quand'anche fossi innocente, la sua bocca mi condannerebbe,
quand'anche fossi giusto, egli mi dichiarerebbe colpevole.

Sono innocente? Non m'importa di saperlo:
vivere mi ripugna!

Ve l'assicuro, è la stessa cosa:
egli annienta l'innocente e il colpevole.

Se una catastrofe semina all'improvviso morte,
egli sghignazza sulla tragedia degli innocenti.

La terra è abbandonata in mano agli scellerati,
velato è il volto dei suoi magistrati:
chi, se non Lui, può fare questo?

E se mi dico: «Dimentica il dolore,
illumina il volto di gioia!»,

tutte le mie sofferenze mi scoraggiano.
So bene che tu non mi assolverai.

Ma se sono necessariamente colpevole,
perchè m'affanno a vuoto?

Anche se mi immergessi nella neve,
anche se mi sbiancassi le mani con la soda,

tu mi tufferesti in una cloaca,
e i miei vestiti mi vomiterebbero fuori.

Dio non è un uomo come me a cui poter dire:
«Presentiamoci alla pari in giudizio».

Oh, se tra noi due ci fosse un arbitro
che potesse su entrambi stendere la mano,

che potesse allontanare la verga di Dio
così che essa non mi sconvolgesse più col suo terrore!

Allora parlerei senza timore,
ma poichè così non è, io sono solo con me stesso.


10

Sono nauseato dalla vita.
Voglio dar libero sfogo alla mia protesta,
parlando con l'amarezza della mia anima.

Dirò a Dio: Non m'incriminare,
fammi sapere le accuse che mi rivolgi.

Ti diverti forse a opprimermi,
a disprezzare la fatica delle tue mani,
a far trionfare gli intrighi degli scellerati?

Hai forse occhi di carne
e vedi solo come vede l'uomo?

Sono forse i tuoi giorni come quelli d'un mortale
e i tuoi anni come quelli d'un essere umano,

dato che tu indaghi la mia colpa
e investighi il mio peccato

pur sapendo che io non sono colpevole
e che nessuno riuscirà a strapparmi dalla tua mano?

Sono state le tue mani a plasmarmi e a modellarmi
in tutto il mio profilo. Vorresti ora annientarmi?

Ricordati: come argilla mi hai impastato
e alla polvere mi vuoi riportare?

Non mi hai colato come latte
e fatto cagliare come cacio?

Non mi hai rivestito di pelle e di carne,
non mi hai intessuto di ossa e tendini?

Non mi hai accordato vita e benevolenza
e la tua provvidenza non ha preservato il mio spirito?

Eppure era questo che dissimulavi nel tuo cuore,
era questo, lo so, che tramavi nella mente!

Se peccassi, tu mi sorprenderesti in flagrante
e non lasceresti impuniti i miei delitti.

Se fossi colpevole, guai a me!
Se fossi innocente, non potrei alzare la testa,
sazio come sono di vergogna, ubriaco di miseria.

Se la sollevassi, tu, come una tigre, mi daresti la caccia,
ricominciando a compiere le tue prodezze contro di me,

rinnovando contro di me i tuoi assalti,
raddoppiando il tuo furore contro di me,
lanciando all'assalto truppe sempre fresche.

E allora, perchè mi hai estratto dal grembo materno?
Avrei potuto spirare senza che occhio mai mi vedesse

e sarei come se non fossi mai esistito,
condotto dal ventre al sepolcro!

Sono forse numerosi i miei giorni?
Lasciami, così che possa avere una tregua e un istante di allegria,

prima di partire per un viaggio senza ritorno
nel paese delle tenebre e delle ombre mortali,

nel paese della caligine e dell'opacità, dell'oscurità e del caos,
in cui la stessa luce è tenebra fonda.
« Ultima modifica: Sabato 19 Ottobre 2013, 19:06:16 da Willy Zini »