Autore Topic: La poesia secondo il Premio Nobel W. Szymborska  (Letto 5620 volte)

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Offline poeta per te zaza

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La poesia secondo il Premio Nobel W. Szymborska
« il: Domenica 4 Novembre 2012, 21:02:15 »
Wislawa Szymborska. Discorso tenuto in occasione del conferimento del Premio Nobel.

Sintesi:



In un discorso, pare, la prima frase è sempre la più difficile. E dunque l’ho già alle mie spalle… Ma sento che anche le frasi successive saranno difficili, la terza, la sesta, la decima, fino all’ultima, perché devo parlare della poesia. Su questo argomento mi sono pronunciata di rado, quasi mai. E sempre accompagnata dalla convinzione di non farlo nel migliore dei modi. Per questo il mio discorso non sarà troppo lungo. Ogni imperfezione è più facile da sopportare se la si serve a piccole dosi.


Il poeta odierno è scettico e diffidente anche – e forse soprattutto – nei confronti di se stesso. Malvolentieri dichiara in pubblico di essere poeta – quasi se ne vergognasse un po’. Ma nella nostra epoca chiassosa è molto più facile ammettere i propri difetti, se si presentano bene, e molto più difficile le proprie qualità, perché sono più nascoste, e noi stessi non ne siamo convinti fino in fondo…
In questionari o in conversazioni occasionali, quando il poeta deve necessariamente definire la propria occupazione, egli indica un genere “letterato” o nomina l’altro lavoro da lui svolto. La notizia di avere a che fare con un poeta viene accolta dagli impiegati o dai passeggeri che sono con lui sull’autobus con una leggera incredulità e inquietudine, Suppongo che anche un filosofo susciti un eguale imbarazzo
.

 Egli si trova tuttavia in una situazione migliore, perché per lo più ha la possibilità di abbellire il proprio mestiere con un qualche titolo scientifico, Professore di filosofia – suona molto più serio.
Ma non ci sono professori di poesia. Se così fosse, vorrebbe dire che si tratta d’una occupazione che richiede studi specialistici, esami sostenuti con regolarità, elaborati teorici arricchiti di bibliografia e rimandi, e infine diplomi ricevuti con solennità. E questo a sua volta significherebbe che per diventare poeta non bastano fogli di carta, sia pure riempiti di versi più eccelsi – ma che è necessario, e in primo luogo, un qualche certificato con un timbro. Ricordiamoci che proprio su questa base venne condannato al confino il poeta russo, poi premio Nobel, Iosif Brodskij. Fu ritenuto un “parassita” perché non aveva un certificato ufficiale che lo autorizzasse ad essere poeta…

Non molto tempo fa, nei primi decenni del nostro secolo, ai poeti piaceva stupire con un abbigliamento bizzarro e un comportamento eccentrico. Si trattava però sempre di uno spettacolo destinato al pubblico. Arrivava il momento in cui il poeta si chiudeva la porta alle spalle, si liberava di tutti quei mantelli, orpelli e altri accessori poetici, e rimaneva in silenzio, in attesa di se stesso, davanti a un foglio di carta ancora non scritto. Perché, a dire il vero, solo questo conta.


E’ significativo che si producano di continuo molti film sulla biografia di grandi scienziati e grandi artisti. Registi di una qualche ambizione intendono rappresentare in modo verosimile il processo creativo che ha condotto a importanti scoperte scientifiche o alla nascita di famosissime opere d’arte. E’ possibile mostrare con un certo successo il lavoro di taluni scienziati: laboratori, strumentazione varia, meccanismi attivati riescono per un po’ a catturare l’attenzione degli spettatori. Ci sono inoltre momenti molto drammatici in cui non si sa se l’esperimento ripetuto per la millesima volta, solo con una leggera modifica darà finalmente il risultato atteso. Possono essere spettacolari i film sui pittori – è possibile ricreare tutte le fasi della nascita di un quadro, dal tratto iniziale fino all’ultimo tocco di pennello. I film sui compositori sono riempiti dalla musica – dalle prime battute che l’artista sente in sé, fino alla partitura completa dell’opera. Tutto questo è ancora ingenuo e non dice nulla su quello strano stato d’animo popolarmente detto “ispirazione”, ma almeno c’è di che guardare e di che ascoltare.


Le cose vanno assai peggio per i poeti. Il loro lavoro non è per nulla fotogenico. Una persona seduta al tavolino o sdraiata sul divano fissa con lo sguardo immobile la parete o il soffitto, di tanto in tanto scrive sette versi, dopo un quarto d’ora ne cancella uno, e passa un’altra ora in cui non accade nulla… Quale spettatore riuscirebbe a reggere un simile spettacolo?

Ho menzionato l’ispirazione. Alla domanda su cosa essa sia, ammesso che esista, i poeti contemporanei danno risposte evasive. Non perché non abbiano mai sentito il beneficio di tale impulso interiore. Il motivo è un altro. Non è facile spiegare a qualcuno qualcosa che noi stessi non capiamo.
Anch’io talvolta, di fronte a questa domanda, eludo la sostanza della cosa. Ma rispondo così: l’ispirazione non è un privilegio esclusivo dei poeti o degli artisti in genere. C’è, c’è stato e sempre ci sarà un gruppo di individui visitati dall’ispirazione. Sono tutti quelli che coscientemente si scelgono un lavoro e lo svolgono con passione e fantasia. Ci sono medici siffatti, ci sono pedagoghi siffatti, ci sono giardinieri siffatti e ancora un centinaio di altre professioni. Il loro lavoro può costituire un’incessante avventura, se solo sanno scorgere in esso sfide sempre nuove. Malgrado le difficoltà e le sconfitte, la loro curiosità non viene meno. Da ogni nuovo problema risolto scaturisce per loro un profluvio di nuovi interrogativi. L’ispirazione, qualunque cosa sia, nasce da un incessante “non so”.

Di persone così non ce ne sono molte. La maggioranza degli abitanti di questa terra lavora per procurasi da vivere, lavora perché deve. Non sono essi a scegliersi il lavoro per passione, sono le circostanze della vita che scelgono per loro.

Posso dire pertanto che se è vero che tolgo ai poeti il monopolio dell’ispirazione, li colloco comunque nel ristretto gruppo degli eletti dalla sorte.

A questo punto possono sorgere dei dubbi in chi mi ascolta. Allora anche carnefici, dittatori, fanatici, demagoghi in lotta per il potere con l’aiuto di qualche slogan, purché gridato forte, amano il proprio lavoro e lo svolgono altresì con zelante inventiva. D’accordo, loro “sanno”. Sanno, e ciò che sanno gli basta una volta per tutte. Non provano curiosità per nient’altro, perché ciò potrebbe indebolire la forza dei loro argomenti. E ogni sapere da cui non scaturiscono nuove domande, diventa in breve morto, perde la temperatura che favorisce la vita. Nei casi più estremi, come ben ci insegna la storia antica e contemporanea, può addirittura essere un pericolo mortale per la società.

Per questo apprezzo tanto due piccole paroline: “non so”. Piccole, ma alate.

Parole che estendono la nostra vita in territori che si trovano in noi stessi e in territori in cui è sospesa la nostra minuta Terra. Se Isaak Newton non si fosse detto “non so”, le mele nel giardino sarebbero potute cadere davanti ai suoi occhi come grandine e lui, nel migliore dei casi, si sarebbe chinato a raccoglierle, mangiandole con gusto. Se la mia connazionale Maria Sklodowska Curie non si fosse detta “non so” sarebbe sicuramente diventata insegnante di chimica per un convitto di signorine di buona famiglia, e avrebbe trascorso la vita svolgendo questa attività, peraltro onesta. Ma si ripeteva “non so” e proprio queste parole la condussero, e per due volte, a Stoccolma, dove vengono insignite del premio Nobel le persone di animo inquieto ed eternamente alla ricerca.
Anche il poeta, se è vero poeta, deve ripetere di continuo a se stesso “non so”. Con ogni sua opera cerca di dare una risposta, ma non appena ha finito di scrivere già lo invade il dubbio e comincia a rendersi conto che si tratta d’una risposta provvisoria e del tutto insufficiente. Perciò prova ancora una volta e un’altra ancora, finché gli storici della letteratura non legheranno insieme prove della sua insoddisfazione di sé, chiamandole “patrimonio artistico”…


Il mondo, qualunque cosa noi ne pensiamo, spaventati dalla sua immensità e dalla nostra impotenza di fronte a esso, amareggiati dalla sua indifferenza alle sofferenze individuali ( di uomini, animali, e forse piante ), qualunque cosa noi pensiamo dei suoi spazi trapassati dalle radiazioni delle stelle, stelle intorno a cui si sono già cominciati a scoprire pianeti ( già morti? Ancora morti?), qualunque cosa pensiamo di questo smisurato teatro, per cui abbiamo sì il biglietto d’ingresso, ma con una validità ridicolmente breve, limitata dalle due date categoriche, qualunque cosa ancora noi pensassimo di questo mondo – esso è stupefacente.
Ma nella definizione “stupefacente” si cela una sorta di tranello logico. Dopotutto ci stupisce ciò che si discosta da una qualche norma nota e generalmente accettata, da una qualche ovvietà a cui siamo abituati. Ebbene, un simile mondo ovvio non esiste affatto. Il nostro stupore esiste per se stesso e non deriva da nessun paragone con alcunché.
D’accordo, nel parlare comune, che non riflette su ogni parola, tutti usiamo i termini: “mondo normale”, vita normale normale corso delle cose… Tuttavia nel linguaggio della poesia, in cui ogni parola ha un peso, non c’è più nulla di ordinario e normale. Nessuna pietra e nessuna nuvola su di essa. Nessun giorno e nessuna notte che lo segue. E soprattutto nessuna esistenza di nessuno in questo mondo.
A quanto pare i poeti avranno sempre molto da fare.
7 dicembre 1996
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« Ultima modifica: Domenica 4 Novembre 2012, 21:04:08 da poeta per te zaza »
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Offline poeta per te zaza

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Re: La poesia secondo il Premio Nobel W. Szymborska
« Risposta #1 il: Lunedì 5 Novembre 2012, 22:05:27 »
La grande poetessa, con parole semplici, chiare e dirette,
ci parla di poesia.
Ci dice, tra l'altro,  che l'ispirazione, a suo avviso, nasce da un incessante "non so".

Un altro grande poeta, il portoghese Pessoa, ha scritto:

Non sono nulla, non posso nulla, 
non perseguo nulla.
Illuso, porto il mio essere con me.
Non so di comprendere, 
né so se devo essere, 
niente essendo, ciò che sarò.
A parte ciò, che è niente, un vacuo vento
del sud, sotto il vasto azzurro cielo
mi desta, rabbrividendo nel verde.
Aver ragione, vincere, possedere l'amore
marcisce sul morto tronco dell'illusione.
Sognare è niente e non sapere è vano.
Dormi nell'ombra, incerto cuore.
.
Fernando Pessoa
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Offline poeta per te zaza

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Re: La poesia secondo il Premio Nobel W. Szymborska
« Risposta #2 il: Mercoledì 7 Novembre 2012, 13:51:41 »
Forse ho sbagliato forum,
pensavo, erroneamente, che il parere sulla Poesia di un Premio Nobel alla poesia,
ispirasse  svariati commenti dagli autori di un sito di poesia, che ci si ritrovassero
nei suoi argomenti.

Mi spiace.

La grande Szymborska direbbe: "non so".
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Offline Lorenzo Crocetti

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Re: La poesia secondo il Premio Nobel W. Szymborska
« Risposta #3 il: Giovedì 8 Novembre 2012, 09:05:15 »
   

Leggo i tre interventi di "poeta per te zaza", dei quali l'ultimo improntato a una sincera delusione per il fatto di un assoluto mancato interesse  da parte degli autori di "scrivere" per una discussione su un premio Nobel della poesia.
A parte il fatto che la Szymborska sembra abbia detto tutto quel che d'interessante c'è da dire sulla poesia nel suo discorso quando le venne assegnato il Nobel, tuttavia la "Zaza" si aspettava giustamente che qualcuno intervenisse, se non altro per un tentativo d'interpretazione o anche un breve personale accenno. Ed era più che giustificata la sua attesa, specie per risollevare un forum da tante inutilità di "poeti" che cercano d'impostare poesie cosiddette d'avanguardia, tentativi di sperimentalismo che di sperimentalismo hanno solo una costante bruttura... del passato! E tanto altro...


Il fatto eclatante io penso che fondamentalmente sia questo. Il sito "scrivere" è senza dubbio il migliore (naturalmente fra quelli che io conosco) per la tecnica d'impostazione, per la grafica, e per tante altri pregi (anche se ultimamene, purtroppo, il sito presenta degli inciampi per la lunghezza delle attese per entrare). Gli iscritti sono migliaia, e si aggiungono dei nuovi ogni giorno, tanto che credo che sia il sito di poesia più affollato di ogni altro.
Ho parlato di iscritti e non di poeti, per cui mi domando: "scrivono qui veramente poeti  indipendenti da ogni giudizio e da ogni lode, interessati principalmente alla Poesia,  o scrive parecchia (troppa) gente) che invece si compiace - diciamolo con un eufemismo - quasi esclusivamente della "collaborazione" umana"?
Dove per collaborazione umana intendiamo il continuo ricorso a quel "fumus amicitiae" così evidente, per cui l'interesse principale di ognuno di noi (diciamo invece, per non essere eccessivi, parecchi di noi) è quello dell'elogio nel commento, che a volte sembra veramente diventare l'unico scopo per il quale una poesia viene presentata.
C'imbattiamo in qualche bella poesia nel sito, e la possiamo ben notare fra quelle che riusciamo a leggere, ma sono troppe quelle davvero improvvisate, presentate solo per quello scopo accennato dell'alta considerazione che aspettiamo giornalmente.
Basta leggere la lettera che ogni settimana la redazione di "scrivere" c'invia con molta cortesia
per notare anche da lì quel "fumus amicitiae" di cui ho parlato, e che è dimostrato dal fatto che sono sempre i medesimi gli autori in auge. Però qui mi posso anche sbagliare ed effettuare la considerazione che essi veramente sono i migliori del sito, indipendentemente dal fenomeno dell'amicizia, e se uno è il migliore in una settimana, nulla vieta che sia davvero il migliore anche per tutte le settimane successive.
Ognuno di noi si preoccupa solo del proprio orticello, credo di non offendere nessuno, né la redazione, né la proprietà, né gli autori dicendo questo (ed anche io, come è chiaro, mi ci metto, fra gli zappatori dell'orto personale).

In conseguenza di ciò mi pare di avere spiegato, sia pure alla mia maniera, a poeta per te Zaza, che, se effettivamente ognuno di noi pensa solo a carpire amicizie per godere di sontuosi commenti (reciproci), per niente (o poco) preoccupandosi del valore della poesia, a maggior ragione non ci interesserà davvero partecipare ad una discussione su un poeta, sia pure Nobel, ma defunto, per di più di altra dimensione, impossibilitato per tutte queste ragioni a contraccambiarci con un intervento su una nostra poesia.
Ho voluto concludere un po' ironicamente, ma il succo del problema credo stia tutto in quello che ho detto.
Se poi avessi completamente sbagliato, ne chiudo scusa ai poeti del sito, alla proprietà, alla redazione e, a questo punto... anche a me stesso.
Scrivo poco o niente in questo forum, ma quando lo faccio, esprimo chiaramente il mio pensiero, anche perché "Zazza" era meritevole di una risposta che le spiegasse (sia pure su mia personalissima interpretazione)  perché il suo intervento sulla poetessa polacca è andato a vuoto.   
« Ultima modifica: Giovedì 8 Novembre 2012, 09:21:21 da Lorenzo Crocetti »

Offline Amara

Re: La poesia secondo il Premio Nobel W. Szymborska
« Risposta #4 il: Giovedì 8 Novembre 2012, 19:05:47 »
Il poeta odierno è scettico e diffidente anche – e forse soprattutto – nei confronti di se stesso. Malvolentieri dichiara in pubblico di essere poeta –

..magari fosse così.. o forse é così...

se devo essere sincera, mi pare non dica cose che producano un'originalità su cui misurarsi, ma forse sono io a non saperle vedere..
certo.. le dice molto bene....
ma alla fine che il dubbio e lo stupore siano spinta alla vita e all'arte.. credo sia già noto..

mi ha fatto comunque piacere leggere tutto questo estratto.. anche se dopo averlo letto a leggere anche Crocetti non ci sono riuscita.....
Il dubbio è uno dei nomi dell'intelligenza
(J. L. Borges)

Offline Gianpiero De Tomi

Re: La poesia secondo il Premio Nobel W. Szymborska
« Risposta #5 il: Giovedì 8 Novembre 2012, 22:24:33 »
Ho iniziato qualche tempo fa a leggere Wislawa Szymborska ( alcuni dicono di averla sempre letta, ma in Italia era semi-sconosciuta, per indifferenza, fino al decennio scorso).  Mi piace la sua originalità, anche se chissà che suono e che particolare fascino possa avere la sua poesia nella lingua originale. Non lo sapremo mai. Mi piace e certo le sue opere, le trovo estremamente introspettive e fuori dagli schemi che imprigionano la poesia classica.


Hanno scoperto una nuova stella,
ma non vuol dire che vi sia più luce
e qualcosa che prima mancava.
La stella è grande e lontana,
tanto lontana da essere piccola,
perfino più piccola di altre
assai più piccole di lei.
Lo stupirsi non sarebbe qui affatto strano
se solo ne avessimo il tempo.

L'età della stella, la sua massa, la sua posizione,
tutto ciò basta forse
per una tesi di dottorato
e un piccolo rinfresco
negli ambienti vicini al cielo:
l'astronomo, sua moglie, parenti, colleghi,
atmosfera rilassata, abito informale,
si conversa soprattutto di temi locali
e si masticano noccioline.

Una stella magnifica,
ma non è un buon motivo
per non brindare alle nostre signore
assai più vicine.

Una stella senza conseguenze.
Ininfluente sul tempo, la moda, l'esito del match,
il governo, le entrate, la crisi dei valori.

Senza riflessi su propaganda e industria pesante,
sulla laccatura del tavolo delle trattative.
In sovrappiù per i giorni contati della vita.

A che serve qui chiedersi
sotto quante stelle nasce l'uomo,
e sotto quante dopo un breve attimo muore.

Nuova.
- Mostrami almeno dov'è.
- Tra il bordo della nuvoletta bigia sfilacciata
e quel rametto, più a sinistra, di acacia.
- Ah, eccola - dico

Offline poeta per te zaza

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Re: La poesia secondo il Premio Nobel W. Szymborska
« Risposta #6 il: Giovedì 8 Novembre 2012, 22:38:03 »
E allora, continuiamo a leggerla qui:

Ringraziamento
da "Vista con granello di sabbia"
del premio Nobel Wislawa Szymborska




Devo molto
a quelli che non amo.
Il sollievo con cui accetto
che siano più vicini a un altro.

La gioia di non essere io
il lupo dei loro agnelli.

Mi sento in pace con loro
e in libertà con loro,
e questo l'amore non può darlo,
né riesce a toglierlo.

Non li aspetto
dalla porta alla finestra.
Paziente
quasi come un orologio solare,
capisco
ciò che l'amore non capisce,
perdono
ciò che l'amore non perdonerebbe mai.

Da un incontro a una lettera
passa non un'eternità,
ma solo qualche giorno o settimana.

I viaggi con loro vanno sempre bene,
i concerti sono ascoltati fino in fondo,
le cattedrali visitate,
i paesaggi nitidi.

E quando ci separano
sette monti e fiumi,
sono monti e fiumi
che si trovano in ogni atlante.

E' merito loro
se vivo in tre dimensioni,
in uno spazio non lirico e non retorico,
con un orizzonte vero, perchè mobile.

Loro stessi non sanno
quanto portano nelle mani vuote.

"Non devo loro nulla" –
direbbe l'amore
su questa questione aperta.
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Offline poeta per te zaza

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La gioia di scrivere
« Risposta #7 il: Venerdì 9 Novembre 2012, 20:36:31 »
Oltre ad aver detto, in prosa, cos’é la poesia, il Premio Nobel dice in poesia
cos’é la poesia per chi la scrive (o comunque celebra la gioia di scrivere):

 La gioia di scrivere -  Wislawa Szymborska


Dove corre questa cerva scritta in un bosco scritto?
Ad abbeverarsi ad un'acqua scritta
che riflette il suo musetto come carta carbone?
Perché alza la testa, sente forse qualcosa?
Poggiata su esili zampe prese in prestito dalla verità,
da sotto le mie dita rizza le orecchie.
Silenzio - anche questa parola fruscia sulla carta
e scosta
i rami generati dalla parola "bosco".

Sopra il foglio bianco si preparano al balzo
lettere che possono mettersi male,
un assedio di frasi
che non lasceranno scampo.

In una goccia d'inchiostro c'è una buona scorta
di cacciatori con l'occhio al mirino,
pronti a correr giù per la ripida penna,
a circondare la cerva, a puntare.

Dimenticano che la vita non è qui.
Altre leggi, nero su bianco, vigono qui.
Un batter d'occhio durerà quanto dico io,
si lascerà dividere in piccole eternità
piene di pallottole fermate in volo.
Non una cosa avverrà qui se non voglio.
Senza il mio assenso non cadrà foglia,
né si piegherà stelo sotto il punto del piccolo zoccolo.

C'è dunque un mondo
di cui reggo le sorti indipendenti?
Un tempo che lego con catene di segni?
Un esistere a mio comando incessante?

La gioia di scrivere.
Il potere di perpetuare.
La vendetta d'una mano mortale.



« Ultima modifica: Venerdì 9 Novembre 2012, 20:51:38 da poeta per te zaza »
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Offline Antonio Terracciano

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Re: La poesia secondo il Premio Nobel W. Szymborska
« Risposta #8 il: Sabato 10 Novembre 2012, 01:02:16 »
Anche se credo che si stia facendo troppo fumo per questa poetessa polacca dal nome impronunciabile (Montale, quando fu invitato a Lisbona, si schermì, in "Satura" , per essere stato paragonato ai "massimi lusitani dai nomi impronunciabili" ) , soprattutto, penso, perché Roberto Saviano disse che è stata la più grande poetessa contemporanea (ormai tutti gli scrittori che Saviano tocca si trasformano in oro... ) , devo dire che questa "La gioia di scrivere" mi è davvero piaciuta. Trovo in essa l'esemplificazione degli insegnamenti della Kabbalah , che ritiene che, agendo sulle lettere (e sui numeri) si possa contribuire a mutare, a nostro vantaggio, le sorti del mondo: non so se la poetessa "impronunciabile" fosse ebrea, ma comunque è chiaro che qui risente della densa presenza dell'ebraismo polacco dell'anteguerra, permettendoci di fare un'interessante lettura.

Offline poeta per te zaza

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Re: La poesia secondo il Premio Nobel W. Szymborska
« Risposta #9 il: Domenica 20 Gennaio 2013, 14:59:40 »
Ancora due poesie del Premio Nobel Szymborska, che, a mio avviso,
sono molto profonde e suggestive. Spero piacciano anche a molti altri.




del premio Nobel Wislawa Szymborska


LA STAZIONE


Il mio arrivo nella città di N.
è avvenuto puntualmente.

Eri stato avvertito
con una lettera non spedita.

Hai fatto in tempo a non venire
all'ora prevista.

Il treno è arrivato sul terzo binario.
E' scesa molta gente.

L'assenza della mia persona
si avviava verso l'uscita tra la folla.

Alcune donne mi hanno sostituito
frettolosamente
in quella fretta.

A una è corso incontro
qualcuno che non conoscevo,
ma lei lo ha riconosciuto
immediatamente.

Si sono scambiati
un bacio non nostro,
intanto si è perduta
una valigia non mia.

La stazione della città di N.
ha superato bene la prova
di esistenza oggettiva.

L'insieme restava al suo posto.
I particolari si muovevano
sui binari designati.

E' avvenuto perfino
l'incontro fissato.

Fuori dalla portata
della nostra presenza.

Nel paradiso perduto
della probabilità.

Altrove.
Altrove.
Come risuonano queste piccole parole.



Il 16 maggio 1973    da "La fine e l'inizio"



Una delle tante date
Che non mi dicono più nulla.

Dove sono andata quel giorno,
che cosa ho fatto - non lo so.

Se lì vicino fosse stato commesso un delitto
- non avrei un alibi.

Il sole sfolgorò e si spense
Senza che ci facessi caso.
La terra ruotò
E non ne presi nota.

Mi sarebbe più lieve pensare
Di essere morta per poco,
piuttosto che ammettere di non ricordare nulla
benché sia vissuta senza interruzioni.

Non ero un fantasma, dopotutto,
respiravo, mangiavo,
si sentiva
il rumore dei miei passi,
e le impronte delle mie dita
dovevano restare sulle maniglie.

Lo specchio rifletteva la mia immagine.
Indossavo qualcosa d'un qualche colore.
Certamente più d'uno mi vide,

Forse quel giorno
Trovai una cosa andata perduta.
Forse ne persi una trovata poi.

Ero colma di emozioni e impressioni.
Adesso tutto questo è come
Tanti puntini tra parentesi.

Dove mi ero rintanata,
dove mi ero cacciata -
niente male come scherzetto
perdermi di vista così.

Scuoto la mia memoria -
Forse tra i suoi rami qualcosa
Addormentato da anni
Si leverà con un frullo.

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cunobratos

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Re:La poesia secondo il Premio Nobel W. Szymborska
« Risposta #10 il: Giovedì 13 Giugno 2013, 18:55:12 »
Francamente credo che se non ci siano stati particolari commenti sia perchè nel discorso sia già detto tutto, cos'altro mi verrebbe da commentare? Chapeau