(non accettata ergo sperimentale
Il Cavalletto & la Cavalletta (storia postmoderna d'un amore non corrisposto) --------------------------------------------------------------------------------
"A volte la vita
è strana
e pervertita
come vecchia puttana."
C'era una volta una cavalletta
che si era innamorata
di un cavalletto
e lui se ne stava appiccicato
ad una bicicletta.
Poveretto! Lei preferiva
farsi montare
da un vecchietto
con la bava e la berretta.
Questa triste storia
di non corrisposto amore
fu interrotta un giorno
da una donzelletta
venuta dalla Campania
che si prese la bicicletta,
il suo di metallo cuore
e quello del vecchietto
che morì d'infarto
scoprendo il furto.
(Inetto! Non aveva messo il lucchetto!)
"No! Che disdetta!"
disse la Cavalletta
appena che se ne fu accorta.
Ma chi ama, non aspetta
e istantanea si mise in cerca
dell'amato Cavalletto.
Oltretutto lo sventurato
per un bullone mal avvitato
dalla bici si era staccato.
E lo cercò ovunque,
pure al mare,
ove di lei s'invaghì
uno schiumante aitante Cavallone,
ma questa è un'altra questione:
perché strambo è l'Amore
(s'è innamorato anche Sylvester Stallone)
ma più assurdo è l'Amare.
"Love will tear us apart. Again."
cantava Ian Curtis coi Joy Division,
prima che si volesse suicidare,
e anche qui l'un dall'altro era diviso.
Il Cavalletto era disperso
in un vialetto,
in un vicolo stretto
di una piccola città,
credo Caltanisetta.
La bicicletta
era stata venduta
ad una studentessa,
non proprio provetta,
che la trattava di merda,
la buttava per terra,
l'aveva mezza rotta.
La Cavalletta
sola soletta
viaggiava su e giù per l'Italia,
non sapendo che chi amava
era in Sicilia,
sull'isola isolato.
Il vecchietto era morto
per l'infarto
dovuto al furto
ed era già che bell'e sepolto,
c'era già stato il funerale,
lui era già un po' putrefatto.
Sembrava tutto dovesse finir male,
ma certe volte il fato
ti lascia esterrefatto,
come quando nel bagno di un treno
ti appresti ad entrare,
non sai mai quel che puoi trovare
(una volta un gatto che buttai di sotto).
Per sbaglio un giorno
di settembre verso le otto
la verde e secca Insetta
(il cui nome, non ve l'ho ancor detto,
era Cavalli Elisabetta)
montò su un traghetto
diretto al di là dello Stretto
(il ponte non era stato ancor fatto,
anche se Nostradamus l'aveva predetto)
e inconsciamente
vicino al suo Cavalletto
(Ferro Carletto)
che nell'animo e nel metallo piegato
distrutto gemeva continuamente
calpestato da distratta gente
chiedendo a Dio solo la morte
invece che quell'orrenda sorte.
Ma c'è come un sensore
che attrae le persone,
gli animali, le cose,
verso la meta dell'amore;
a volte come uno scandaglio
rotto fa un errore, uno sbaglio,
errate rotte, e la barca s'incaglia,
tipo Ulisse in Groenlandia.
Ebbe Elisabetta,
l'amante perfetta,
il giusto sentore,
scelse la strada retta
che la portò diretta
dal caro Carletto,
l'amato in dolore.
Appena lo vide,
volò su quelle strade,
saltellando in tutta fretta
e il cuor già le rideva.
Si buttò a capofitto
sul corpo tumefatto
dell'amato d'acciaio.
Era freddo, ghiaccio,
in fin della sua svitata vita,
ma la riconobbe
e vedendo nei suoi occhi
riflesso se stesso,
come di fronte a Dio Giobbe,
capì tutto e disse: "Adesso
conosco l'Amore,
non come quella volta
che in sudicio cesso
feci lurido sesso
con una putta di Campobasso
e niente neanche
provavo per la bicicletta."
La Cavalletta dall'alto in basso
fissando il suo Cavalletto
espresse questo concetto:
"Certo, io t'ho sempre amato,
te l'hai sempre saputo,
pazzo! Solo ora te ne sei accorto?!
Adesso che sei quasi morto?"
Il moribondo con un fil di voce
e negli occhi poca luce
sussurrando dice:
"Sento sconforto
nelle tue parole,
ma prima di morire,
prima di per sempre partire,
ti voglio chiedere
se mi vuoi sposare?"
e smise di respirare.
La Cavalletta si mise a lacrimare,
cercandolo di rianimare,
come nemmeno un coccodrillo
dopo aver divorato un agnello.
In quel momento così brutto
sul più bello,
come durante un amplesso un rutto,
giunse il Cavallone,
quello che aveva preso una cotta
per la cavalletta Elisabetta,
quando lei era in cerca di Carletto,
sul litorale di Riccione.
Nel frattempo egli aveva compreso
di essere un omosessuale represso,
dopo che un Tritone
con forza l'aveva preso
una notte a Crotone
e or lo sodomizzava volentieri e spesso.
Il Cavallone
allor mosso a compassione,
ricordando la sua effimera passione,
con l'aiuto di qualcuno
un po' speciale, il dio Nettuno
(sì, lo so a Caltanissetta
non c'è il mare,
ma questa è una storia surreale
e poi faccio come mi pare!)
prese Carletto ed Elisabetta
nella sua forte stretta,
lì portò sul fondale
e come nelle Metamorfosi di Ovidio
(pensate e Filemone e Bauci)
si trasformaron Cavalletta e Cavalletto
in marini cavallucci.
Allorché si videro, stupefatti,
si riempiron di baci,
come nel film di Oliver Stone
"Assassini Nati."
HAPPYLOGO
Cavalli Elisabetta e Ferro Carletto
si sono sposati
con rito officiato
dal cardinale Astice Cinzano
hanno avuto settecentosettantasette
figli, partoriti tutti da Carletto
(nella specie Ippocampo
a figliare è il babbo,
di cui quasi la metà
proprio di lui,
il resto di altri svariati Cavallucci
poco importanti.
(Mater semper certa).
Il Cavallone s'è maritato
in Spagna a Barcellona
col suo "Oscar Wilde" Tritone,
ha cambiato sesso e nome,
cioè ora una Cavallona
e si chiama Cavaliere Simona
(forse la chiamerà Pingitore
nel prossimo programma del Bagaglino).
La vetusta bicicletta
è stata venduta
a un giovane eclettico artista
che ne ha fatto un'opera d'arte postmoderna
esposta a Barletta,
mettendo sulla sedia
una bistecca e un'arista di plastica
(Bike of Meat. A bite of my Beat Beef.)
Il vecchietto s'è reincarnato,
ma non so in cosa,
sicuramente un neonato.
"This is the end, my only friend".
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