Autore Topic: Rima (come prima, più di prima) ti amerò?  (Letto 5641 volte)

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gio.d.

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Re: Rima (come prima, più di prima) ti amerò?
« Risposta #15 il: Martedì 20 Settembre 2011, 17:45:55 »
spero tu non ti sia offeso...era solo una boutade... sicuramente non raggiungerò i suoi livelli... ma lei, o sommo, si ispira solo a se stesso o a qualche autore che apprezza?

perchè nella citazione ha cancellato quei suoi sublimi versi sulla riverniciatura... lei che usa le rime senza saperlo...anzi son le rime che non son rime...

al di là della polemica che mi diverte sempre... mi piacerebbe saperne di più...



no no , tranquillo, anzi mi aiuti a farmi pubblicità.
Per quanto riguarda quella poesia, sicuramente non è delle migliori, ma le migliori è più facile non prenderle in considerazione :)
Credo che chiunque scriva poesie non vada giudicato per una o due poesie che sono riuscite meno bene, ma nel complesso della sua produzione.
Detto ciò, ribadisco che non sono sommo, ma mi reputo molto lontano dalla vera poesia, pur scrivendo meglio della maggior parte qua sopra.
Mah, i miei livelli magari li raggiungerai anche. Per adesso mi pare di no  :-*
Per concludere, sono le rime che usano me!!!!

Offline Goldstyles

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Re: Rima (come prima, più di prima) ti amerò?
« Risposta #16 il: Mercoledì 21 Settembre 2011, 13:24:25 »
Uno non ci deve morire dietro, ma la rima penso sia una cosa bella :)
Il personale sfuggire di privazioni astratte dona vita ad apparenze corrotte.

Offline poeta per te zaza

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Re: Rima (come prima, più di prima) ti amerò?
« Risposta #17 il: Domenica 25 Settembre 2011, 16:54:55 »
A mio avviso, la metrica e la rima, se ben apprese, col loro contorno di cadenza e  di accenti, e di esperienza di lettura dei Grandi, rendono ritmico e memorabile un buon testo, un'intuizione, una bella comunicazione, un'interiorità che vogliamo condividere con gli altri.

Certo, all'inizio è fatica, come per lo scultore imparare ad usare lo scalpello, ma in seguito è compensata dalla naturalezza del pensare in rima, come Cyrano de Bergerac.

Per temi più profondi, meglio usare l'endecasillabo a rime alternate, per quelli più leggeri settenari od ottonari, ma non c'è una regola fissa.

Ho letto poesie bellissime su questo sito, e immagino come resterebbero più impresse, riscritte nella musicalità, nella bellezza, di un endecasillabo alternato.
di sabbia e catrame è la vita...
o scorre o si lega alle dita...

gio.d.

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Re: Rima (come prima, più di prima) ti amerò?
« Risposta #18 il: Domenica 25 Settembre 2011, 18:41:49 »
Ho letto poesie bellissime su questo sito, e immagino come resterebbero più impresse, riscritte nella musicalità, nella bellezza, di un endecasillabo alternato.

oh my god!

Offline Antonio Terracciano

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Re: Rima (come prima, più di prima) ti amerò?
« Risposta #19 il: Lunedì 26 Settembre 2011, 19:01:33 »
Dato il mio (prevalente) modo di scrivere, non posso non essere d'accordo con "Zaza" .
Mi sia permesso aggiungere soltanto che, molte volte, un concetto diverso di poesia nasce nelle scuole.
Borges sosteneva che coloro che insegnano la poesia sono i primi a non amarla ( "Hay personas que sienten escasamente la poesia; generalmente se dedican a ensenarla" ) , e quotidianamente vediamo un cospicuo numero di docenti di Lettere che incoraggiano, coadiuvati da giornali "on line" -come "Repubblica", meritevole sotto tanti altri aspetti- che promettono premi, ragazzi capaci di scrivere solamente semplici pensierini a metterli in verticale, illudendoli di aver scritto un capolavoro poetico.
E le abitudini acquisite da piccoli sono dure a morire...

Offline Claudio Toccafondi

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Re: Rima (come prima, più di prima) ti amerò?
« Risposta #20 il: Mercoledì 28 Settembre 2011, 22:09:21 »
 ;) La rima, quando sposata al concetto e usata senza faciloneria o forzature, è molto bella e molto difficile; se si cade il botto si sente da lontano. Il verso libero è pure molto bello, ma - appunto - rende arduo l'uso del freno, della misura; se si inciampa, di solito il botto è meno forte. Uso l'una e l'altro, ma...non sono mai contento. Sarà forse una questione di talento? (mi sa di sì...)

Offline Fuori

Re: Rima (come prima, più di prima) ti amerò?
« Risposta #21 il: Venerdì 28 Ottobre 2011, 15:05:59 »
A me scrivere al di fuori della rima viene difficile, è solo una questione di abitudine...fai come ti senti

quello che non dovrebbe mai mancare in una poesia è la tecnica, se vuoi scrivere senza rime gioca coi colori o con la metrica, prova a slegare la sintassi a usare figure retoriche o persino il layout
Il mio consdiglio è quello di lasciare sempre e comunque qualcosa che differenzi la tua poesia da un qualsiasi pensiero sciolto che si possa trovare in un libro o in uno spot tv

Scrivere in rima è sempre più difficile che farlo in versi sciolti, non accontentarti mai di chiudere la rima perché non trovi la parola: rigira la frase, salta la rima e cambia schema...ci vuole un po' ma alla fine la sensazione è quella di aver lavorato e perfezionato un'opera tutta tua ed il valore ripassandoci sopra sarà sicuramente superiore.

In bocca al lupo e buone rime, se hai bisogno di consigli contattami pure
e l'Angelo Gli portò il cuore di piombo e l'uccello morto.
"Hai scelto bene" gli disse Dio, "poichè nel mio giardino del Paradiso questo uccellino canterà in eterno, e nella mia città d'oro il Principe Felice mi loderà".

Oscar Wilde "Il principe Felice"

Offline Antonio Terracciano

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Re: Rima (come prima, più di prima) ti amerò?
« Risposta #22 il: Venerdì 28 Ottobre 2011, 19:22:17 »
Davvero ottimi consigli quelli di Fuori, e facilmente comprensibili nella loro pregevole concisione!

Offline Michele Tropiano

Re: Rima (come prima, più di prima) ti amerò?
« Risposta #23 il: Venerdì 9 Dicembre 2011, 13:15:29 »
Non sono amante della rima ma qualche volta la uso... e per lo più quando MI è funzionale per il messaggio che voglio esprimere, ad esempio:

"rubo le rime agli antichi poeti anche io / per darti semplicemente il mio addio"

Sono amante invece delle consonanze, che spesso vengono percepite a livello inconscio...
Exegi monumentum aere perennius
regalique situ pyramidum altius,
quod non imber edax, non Aquilo inpotens
possit diruere aut innumerabilis
annorum series et fuga temporum.
(Horatio, Carmina III, XXX)