Io mi definisco anarchico individualista... non so quanti di voi conoscono un po' il pensiero anarchico comunque prima di entrare nel discorso con mie argomentazioni vi voglio riportare alcune frasi che magari possono aiutarvi a capire meglio il pensiero anarchico spesso e volentieri frainteso:
"Io non sono veramente libero che quando tutti gli esseri viventi che mi circondano, uomini e donne, sono ugualmente liberi. La libertà, lungi dall’essere un limite o la negazione della mia libertà, ne è al contrario la condizione necessaria e la conferma. " (Bakunin)
http://ita.anarchopedia.org/La_libert%C3%A0_per_gli_anarchici
Molto interessante...
Tuttavia, per quello che è il mio pensiero, pur definendo la libertà come assenza di limiti, trovo che applicare tale modello alla vita reale rischi di essere una utopia da pagare a caro prezzo:purtroppo essere liberi e pretendere il rispetto altrui non sono due cose che possono andare d'accordo...
Quando Bakunin afferma che "Al contrario è la schiavitù degli uomini che pone una barriera alla mia libertà, o ciò che è lo stesso, è la loro bestialità che è una negazione della mia umanità; perché, ripeto, non posso dirmi libero veramente che quando la mia libertà, o ciò che significa la stessa cosa, quando la mia dignità d’uomo, il mio diritto umano(che consiste nel non obbedire a nessun altro uomo e nel non determinare i miei atti se non conformemente alle mie proprie convinzioni), riflessi dalla mia coscienza egualmente libera di tutti, mi ritornano confermati dall’assenso di tutti. La mia libertà personale così confermata dalla libertà di tutti si estende all’infinito." cade in evidente contraddizione:come si può pretendere che la propria libertà sia manifestata allo stesso modo dagli altri?A mio avviso questa affermazione va contro il concetto di libertà, perché vorrebbe inquadrarlo in uno schema di giusto-sbagliato che a mio avviso non può entrare in gioco.
Ogni giudizio di tipo morale ha senso solo se ciò che appare sbagliato viene vietato (da norme morali o giuridiche), limitando così la libertà.
In altre parole, affermare che tutti devono essere liberi, sul presupposto assiomatico che agiranno tutti secondo il "bene" o il "giusto" (quindi autolimitando la propria libertà nel senso di non compiere ciò che appare "sbagliato"), mi sembra una impostazione che logicamente non sta molto in piedi...