Su di un libro di critica letteraria che sto leggendo ho trovato questa riflessione interessante, che volevo condividere con voi:
In generale si può dire che non pare vi sia un nesso imprescindibile fra la nascita di una grande opera letteraria e lo stato di civiltà del paese in cui nasce. Un'epoca di grandissimo splendore della vita civile come il Rinascimento italiano non ha prodotto molti capolavori letterari di valore assoluto; sappiamo invece cosa è stata la grande letteratura russa dell'Ottocento in pieno periodo zarista [...] Quel che possiamo ragionevolmente pensare è che l'esistenza di condizioni propizie al lavoro intellettuale come libertà, tolleranza, benessere materiale e opportunità di espressione incida sulle condizioni generali dello sviluppo culturale, educativo, in una parola civile, favorendo anche la nascita e la pubblicazione di buone opere letterarie. Il "genio" letterario tuttavia non nasce sempre in questo tipo di situazioni, e alle volte anzi fiorisce fra le difficoltà. Si tratta quindi, in larga misura, di una "variabile indipendente", la cui apparizione non può essere spiegata prevalentemente in base a considerazioni di tipo storico, sociale o economico.
(F. Suitner, "La critica della letteratura e le sue tecniche", Carocci 2008, pp. 70-71)