Autore Topic: Incatenati o liberi  (Letto 1099 volte)

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Offline India

Incatenati o liberi
« il: Giovedì 26 Maggio 2011, 12:35:17 »
Voi vi sentite liberi? Non è facile ammettere di non esserlo.
Io ammetto di non esserlo. Mi sento incatenata in ruoli.
E penso che lo siamo, chi più chi meno, tutti incatenati nel ruolo di moglie/marito , amante, figlia/o,  madre/padre, incatenati nella nostra professione, nelle nostre malattie, nei nostri vizi, nella nostra cultura, nel partito, nella religione o semplicemente in  ideologie  e quanto più la società è evoluta, tanto più siamo imprigionati.

Insomma, come si fa a vivere da persone veramente libere?

E ancora, come si fa a conciliare il ruolo delle istituzioni ( pure essenziale per la convivenza)  e la nostra libertà?

E ancora, per i nostri figli,  fino a che punto modelli educativi tipo Montessori sono più efficaci rispetto a modelli educativi che impongono più regole?
« Ultima modifica: Giovedì 26 Maggio 2011, 12:44:12 da Gabriella Caruso »

Offline Gianpiero De Tomi

Re: Incatenati o liberi
« Risposta #1 il: Giovedì 26 Maggio 2011, 13:42:24 »
"Sub lege libertas" A patto che la legge sia fatta nell'equità della libertà di un essere umano, per tutelarne la possibilità di godere della vita e non di farsi carico di immensi doveri per il vantaggio di pochi o di uno.

Questo, per introdurre quel concetto di libertà di cui tanti si riempiono la bocca, ma di cui pochi, alla fine dei conti, sanno il vero significato. Più che di libertà, io parlerei in primis di equità, ovvero di ex aequo et bono, in termini giuridici. Senza questo presupposto, cadono tutti gli altri concetti su cui è costruito il castello della società civile.

La questione dei ruoli è subordinata alla scelta o alla non scelta, nella funzione sociale. E' possibile non fare nulla? Certo. E' possibile mutare il mio attuale ruolo? Certamente. Ma non si tratta di questo, si tratta di aver ben chiare le conseguenze derivanti da azioni compiute ed interazioni con persone reali e giuridiche. Ed a questo punto rientra il nostro  Sub lege libertas. Quanto sono tutelato nelle mie scelte individuali ?

Per il metodo Montessori, mi dichiaro non addetto ai lavori e quindi parlo da laico della materia. Documentandomi e basandomi sulla mie esperienza, si tratta di una metodogia che in qualche modo, ruppe gli schemi dell'epoca, localizzando nel bambino quella creatività che poteva essere distrutta o gravemente danneggiata dalle severe regole delle scuole vigenti negli anni precedenti l'avvento  della Montessori. Infatti i suoi primi tentativi per sviluppare questa metodologia furono su bambini con problemi psichici, proprio per enfatizzare il grande valore del metodo, come mezzo per poter stimolare efficacemente la mente.

Nel tempo ritengo che questo metodo sia stato, da quello che mi è concesso leggere nelle documentazioni esistenti, elaborato e migliorato con metodogie moderme, ma l'aspetto principale è che il sistema, è fondamentalmente giusto.

Le regole, lungi dall'essere imposte, vanno metabolizzate all'interno di un percorso che ne consenta la giusta e dettagliata comprensione.E questo è putroppo il motivo per cui molti insegnanti, per loro vissuto e mancanza di preparazione specifica, non siano adeguati ad essere educatori in fasce d'età della primaria e secondaria, così delicate e condizionabili.
« Ultima modifica: Giovedì 26 Maggio 2011, 13:48:49 da Gianpiero »

Offline DarioC 85

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Re: Incatenati o liberi
« Risposta #2 il: Giovedì 26 Maggio 2011, 21:14:42 »
Posto che a mio avviso, come già altrove argomentato, la vera libertà si ha solo nello stato di natura, se proprio si vuole trovare un significato a tale termine in uno stato di diritto, credo che tale significato non possa che essere "consapevolezza" (come mi sembra il signor Giampiero abbia lasciato trapelare dalle sue parole...spero di non avere frainteso).

La domanda di partenza, a tal riguardo, potrebbe essere:che cosa fa sì che una disposizione di legge diventi tale?Che cosa fa del diritto "diritto"?

Le risposte, a mio avviso, non possono essere che due:o la legge è etero-imposta (nel senso che viene posta da qualcuno, sia egli un sovrano, un parlamento, una ristretta cerchia di persone, una divinità...), oppure è auto-imposta.

Se la legge viene concepita come limite alla libertà al fine di garantire la convivenza (altri direbbero "pace sociale"), credo si possa convenire nell'intendere "libero" chi abbia la facoltà di stabilire tale limite, cioè chi abbia il potere di creare il diritto.Infatti tale soggetto non vedrà nella legge un limite in senso proprio, ma una scelta definitiva relativamente al giudizio morale che possa essere dato ad una certa condotta...

Perché a mio avviso la norma costituisce giudizio, inteso come attribuzione ad una condotta, che altrimenti sarebbe libera, delle categorie generali di "bene" e "male".

Ora, cercando di mettere assieme quanto affermato, credo che una legge, pur costituendo un limite, possa comunque essere intesa come espressione di libertà nel momento in cui più persone la assumono come regola generale di giudizio per la condotta cui si riferisce, e la rispettano per un tempo indefinito:in altre parole si tratterebbe di ciò che i romani definivano "mores", ossia quelle antiche costumanze che, comprovate dall'esperienza nella loro lunga applicazione, si rivelano quali comportamenti "giusti" in relazione ad un particolare aspetto della vita comune.

Per fare un esempio banale:se il "rubare" è costantemente visto come una condotta negativa da parte di un certo gruppo di persone, le quali ritengono che il ladro debba essere punito ed il mal tolto restituito, non apparirà certo come privativa della loro libertà quella legge che preveda la punizione di chiunque venga dimostrato essere ladro.
In tal caso la legge "nasce" dal basso, come antica costumanza che finisce per essere accolta da una legge scritta.

Se invece, per quella stessa comunità, venisse emanata una legge che preveda la non punibilità del furto, o la non punibilità del furto di un determinato genere di cose, tale legge apparirebbe senz'altro come privativa di una loro libertà (ed in particolare del libero godimento di ciò che è di loro proprietà).
Sarebbe questa una legge etero-imposta, priva di qualunque legame col sentire diffuso della comunità, e per tal motivo percepita come limite e non come libera scelta.
« Ultima modifica: Giovedì 26 Maggio 2011, 21:16:48 da DarioC 85 »

Offline DarioC 85

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Re: Incatenati o liberi
« Risposta #3 il: Giovedì 26 Maggio 2011, 21:29:17 »
Detto tutto ciò, per rispondere alla domanda posta dal topic, io mi sento libero ogni volta che MI (*) è consentito fare ciò che la MIA morale (il MIO modo di giudicare una condotta secondo le categorie di "bene" e "male") MI dice sia "giusto" fare, ed ogni volta in cui A ME, E A CHI SI TROVI IN RELAZIONE CON ME, sia vietato fare ciò che la MIA morale MI dice sia "sbagliato".

Penso, quindi, che nel complesso possa ritenermi libero.

(*) che anche agli altri sia permesso fare ciò che la loro morale dice sia giusto fare a me non può riguardare in termini di "MIA" libertà (ovviamente mi riguarderà in termini di "libertà" a livello di comunità- sia essa il paese, la regione, la provincia,...-;eventualmente mi riguarderà in termini di solidarietà o non discriminazione...ma in tal caso credo si andrebbe troppo fuori tema...).

Offline caligola

Re: Incatenati o liberi
« Risposta #4 il: Giovedì 26 Maggio 2011, 23:01:39 »
La tua domanda è molto interessante,
personalmente credo che la libertà di cui tu parli non c'entri con il ruolo
ma con la coscienza con cui si è madre moglie figlia ecc...
C'è un modo di concepirsi che incatena mentre ce ne sono altri che liberano.
E credo che quando uno non si fa incatenare dal ruolo per cui "devo fare questo e devo fare quello perchè è obbligatorio per essere una buona madre ecc."
ma bensi agisce e fa questo è quello perchè capisce che è un modo per volersi più bene per volere più bene al figlio al padre al marito, allora è già libero perchè seppure arrivi a sera disfatto, stanchissimo, c'è una certa soddisfazione, una certa lietezza che rende liberi, in pace.

Voi vi sentite liberi? Non è facile ammettere di non esserlo.
Io ammetto di non esserlo. Mi sento incatenata in ruoli.
E penso che lo siamo, chi più chi meno, tutti incatenati nel ruolo di moglie/marito , amante, figlia/o,  madre/padre, incatenati nella nostra professione, nelle nostre malattie, nei nostri vizi, nella nostra cultura, nel partito, nella religione o semplicemente in  ideologie  e quanto più la società è evoluta, tanto più siamo imprigionati.

Insomma, come si fa a vivere da persone veramente libere?

E ancora, come si fa a conciliare il ruolo delle istituzioni ( pure essenziale per la convivenza)  e la nostra libertà?

E ancora, per i nostri figli,  fino a che punto modelli educativi tipo Montessori sono più efficaci rispetto a modelli educativi che impongono più regole?


Offline Michele Tropiano

Re: Incatenati o liberi
« Risposta #5 il: Venerdì 27 Maggio 2011, 11:24:52 »
Il libero arbitrio è per il genere umano un dogma ancestrale ma indimostrabile... io non ci credo, la libertà non esiste: io sono per un determinismo totale, anche del pensiero.
Exegi monumentum aere perennius
regalique situ pyramidum altius,
quod non imber edax, non Aquilo inpotens
possit diruere aut innumerabilis
annorum series et fuga temporum.
(Horatio, Carmina III, XXX)

Offline Ilguardianodelfaro

Re: Incatenati o liberi
« Risposta #6 il: Venerdì 27 Maggio 2011, 16:17:00 »
Siamo incatenati nella nostra libertà e liberi di essere incatenati. L'incatenarsi in determinati ruoli è anche una scelta, quindi libertà di scegliere. Il matrimonio non dev'essere un ruolo obbligatorio e nemmeno una prigione. La libertà si presenta sotto tante forme e viene a mancare solo quando siamo alienati dal nostro stesso modo di vivere, non accettando più quindi  ne il matrimonio che diventa una restrizione, ne altre forme di dipendenza, anche lavorativa. Non escludo che si può essere liberi totalmente non solo avendo la massima possibilità di guardare e dire a 360 gradi, senza ricevere ripercussioni di ogni genere, ma anche dietro scelte ben definite. La famiglia è libertà e scuola, e si è liberi di educare al meglio i propri figli, ma quando ci si sente oppressi da essa, quando qualcosa è morto dentro, allora la si cataloga come ruolo indesiderato. La libertà è vita, è amore, chi ripartisce la stessa in ruoli scomodi e monotoni, non è più libero, ma in un modo o nell'altro, depresso e stufo di vivere sempre la stessa giornata noiosa e abitudinaria.
Creare una famiglia non è schiavismo, non deve essere identificato come la fine della nostra libertà, perché siamo appunto liberi di crearla. Se ci fossero state delle leggi restrittive a riguardo, allora la libertà sarebbe stata messa in discussione. Non c'è nulla di più fantastico e pieno di libertà dell'amore verso i propri cari e non sentirsi incatenati, non è corretto. Ci si sente incatenati solo quando si è impediti di agire o di pensare. La liberta di scegliersi una famiglia non è un ruolo restrittivo. Mentre per il lavoro il discorso è diverso. Anche se si possono scegliere determinati studi per farsi una posizione, la maggior parte delle persone riescono a trovare un'occupazione come lavoratore dipendente, ecco, quì siamo dentro una prigione che purtroppo viene celata dalle discipline aziendali per una buona riuscita produttiva; in verità è schiavismo sottopagato.
Ci sono dei compromessi che il sistema ci obbliga ad accettare, essi fanno parte della civiltà in evoluzione, sena le leggi non si può vivere e spesso per noi sono solo restrizioni, anche se nel rispetto della libertà di ogni singolo individuo. Più regole più restrizioni, meno regole più inciviltà, ma se non ci fossero credo che ci sbraneremmo l'uno con l'altra. L'essere umano ha bisogno di regole per non tornare nelle caverne. Pensare di essere libero è accettare di esserci in ogni caso, e sempre con amore per la vita. Se poi si vuol essere liberi totalmente ma egoisticamente, beh, si può rimanere da soli in un'isola con la speranza di avere almeno acqua e cibo.
L'articolo uno della costituzione italiana riporta quanto segue: "L'Italia è una repubblica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione." Fondata sul lavoro si, siamo un paese produttivo, quanto alla sovranità avrei qualche dubbio. Esiste la libertà di pensiero sotto ogni forma? Non credo, basti vedere le guerre politiche che fanno nella tv di stato.
Sono libero di invadere lo spazio di un altr? No. Ma questa non vuol  significare prettamente libertà, ma libertà di uccidere il prossimo, ma fa sempre parte della parola libertà. Concludo dicendo come ho già scritto prima, che la libertà è amore per la vita, scelte comprese, senza ruoli come specie d'impedimento, d'incatenamento, ma rispettando il prossimo e nelle regole di vita. Il ruolo di marito che ricopro, mi rende felice, se non avessi potuto ottenerlo, non avrei potuto avere la cosa più bella e libera del mondo, i figli. La libertà è anche sacrificio. L'amore è il combustibile, la libertà il comburente. Ciao
ilguardianodelfaro
Quello che hai visto ricordalo perché quello che non hai visto ritorna a volare nel vento. (Navajo)