Autore Topic: D'azzurro e arcobaleni - Caresse  (Letto 1123 volte)

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Offline Zima

D'azzurro e arcobaleni - Caresse
« il: Giovedì 14 Maggio 2009, 17:02:50 »

è un verso chiaroscuro
quella dolcezza che lancina
a sera, un graffio azzurro
che precipita amore

(piovo con te)

schiarami poi, come tu sai,
dell'arcobaleno dei sensi,
monili con cui
per te adorno il tempo




Leggo questa poesia, nella sua dolcezza disarmante, nell’amore totalizzante che l’autrice prova per il suo uomo o per l’immagine riflessa che ha di lui, e rimango assorta.
È semplice, lineare, eppure ha fascino… forse quel fascino chiaroscuro dell’amore tormentato, la malinconia struggente della sera, quando col giorno sfuma e ci lascia a meditare su ciò che ci manca.

Quello che immediatamente colpisce è l’accostamento tra il sostantivo “dolcezza” e il verbo “lancinare”, una contrapposizione in termini che richiama immediatamente il chiaroscuro, le parti in  luce e quelle in ombra presenti sempre in un rapporto amoroso. La contrapposizione si ritrova ancora nell’attributo “azzurro” accostato a “graffio”… la dolcezza, la pacatezza che questo colore trasmette non si addice certo alla violenza di un graffio! Ma d’altra parte l’amore è bello anche perché provoca dei piccoli dolori che, se è possibile, lo rendono ancora “più meraviglioso”!  ;D mi prendo questa licenza poetica ;)

Si precipita insieme, ci si dona, in una pioggia di sensazioni,  in un vorticare di sentimenti e dopo il temporale, il cielo si rischiara e si fa meraviglia in un arcobaleno di sensi. Un litigio? Non si sa, di certo un amore contrastato, che alterna momenti dolorosi ad attimi intensi e di pura emozione.
La chiusa, infine, è tutta da analizzare e mi riporta alla sensazione di cui parlavo del dono assoluto, del regalarsi completo. In questi versi, che mi sembrano così tristi (è una mia impressione), sento un donarsi a senso unico: i sensi diventano “monili”, oggetti quasi di poco valore, abbellimenti, ma non indispensabili e difatti l’autrice scrive “con cui per te adorno il tempo”.
Un tempo da riempire di intensità? Un tempo piccolo, l’unico che si ha la possibilità di vivere? O l’unico che si riesce a vivere? Ed in questo caso, allora, non dovrebbe diventare indispensabile quella intensità?
Qui sforo, ma ho la brutta abitudine di entrare dentro ai versi e capire… almeno di interpretare fino a che quello che sento non trova un filo conduttore lineare e coerente.
Ecco, io l’ho letta così, malinconica e sofferente, rischiarata da qualche arcobaleno qua e là…

Voglio chiedere scusa all’autrice se sono andata troppo a fondo o se la mia interpretazione non coincide col suo reale significato, ma… le poesie si “sentono” ed ognuno lo fa a modo suo.  ;) Da qualche parte ho letto una volta che nei libri noi leggiamo quello che vogliamo leggere, o quello di cui abbiamo bisogno e quindi ognuno leggerà una verità diversa. Credo che questo valga in particolar modo per la poesia… :)
« Ultima modifica: Giovedì 14 Maggio 2009, 17:14:21 da Zima »
"proverò a spaccare
meridiane di silenzio,
come ghiaccio
sui mattoni della piazza
e sotto i nostri piedi"
r.d.

scarlatto

  • Visitatore
Re: D'azzurro e arcobaleni - Caresse
« Risposta #1 il: Giovedì 14 Maggio 2009, 17:34:32 »
Mi piace la scrittura di Caresse, come il suo nome, evoca la dolce sinuosità del femminile pieno, consapevole, una scrittura che ha il fascino della sospensione dei tempi, delle pause, dei ritorni e delle attese.
Mi colpisce l'incipit: " è un verso chiaroscuro
                              quella dolcezza che lancina
                              a sera,..."

dove il "verso" può indicare la "poesia" piena di luci e ombre di questa dolcezza lancinante
e, allo stesso modo, una "direzione", un luogo dove è possibile ricreare e ritrovare quella sensazione struggente. è proprio questa duplice lettura, chissà se consapevole, che crea un'atmosfera di sospensione spazio temporale alla dimensione dell'amore.

che diventa fisica, sensuale e sensibile nell'appropriazione di essere tutto, pioggia e azzurro che precipita, e poi chiarore, dopo un temporale e infine arcobaleno, esplosione di luci e colori, quasi una metamorfosi gioiosa.

                                   "dell'arcobaleno dei sensi,
                                     monili con cui
                                     per te adorno il tempo"

nella chiusa, infine, trovo che l'arcobaleno rifletta proprio la "completezza" di tutti i sensi, di cui l'autrice è conscia e che la manifesti come una donazione totale di sé,       (stupendamente femminile, questo passaggio) tanto che, con i sensi colorati sia dalla propria consapevolezza che dall'amore, divengono monili, preziosità con cui adornare il tempo, quello speciale, unico, riservato esclusivamente all'amore.

esserre

  • Visitatore
Re: D'azzurro e arcobaleni - Caresse
« Risposta #2 il: Venerdì 15 Maggio 2009, 16:21:54 »
Come ho già scritto altrove, una poesia è per me un tutt’uno da cogliere nell’insieme. Deve avere un respiro proprio, un dentro-fuori a partire da chi la scrive e terminare e-spirando (nel migliore dei casi  ;)). Così nello scrivere una suggestione o emozione istantanea , individuale e “localizzata” si espande a coinvolgere l’interezza della persona, per ampliarsi poi ancora ad una totalità ed universalità che sono il messaggio unico e vero.  E’ un moto privo di corporeità e dimensione, e la parola è uno strumento inadeguato. Ed è così che viene (fra)intesa. Ed è proprio per questo che per me non è la singola parola significante, perché arresta il  fluire all’istante, ma piuttosto il moto, il “verso” che (fuori)esce. Perdonate se non ho reso bene l’idea, sono molto più istintiva nello scrivere che nel dirne i perché e percome  :).
Grazie delle vostre letture, è un piacere e un onore.

scarlatto

  • Visitatore
Re: D'azzurro e arcobaleni - Caresse
« Risposta #3 il: Venerdì 15 Maggio 2009, 18:29:34 »
Come ho già scritto altrove, una poesia è per me un tutt’uno da cogliere nell’insieme. Deve avere un respiro proprio, un dentro-fuori a partire da chi la scrive e terminare e-spirando (nel migliore dei casi  ;)). Così nello scrivere una suggestione o emozione istantanea , individuale e “localizzata” si espande a coinvolgere l’interezza della persona, per ampliarsi poi ancora ad una totalità ed universalità che sono il messaggio unico e vero.  E’ un moto privo di corporeità e dimensione, e la parola è uno strumento inadeguato. Ed è così che viene (fra)intesa. Ed è proprio per questo che per me non è la singola parola significante, perché arresta il  fluire all’istante, ma piuttosto il moto, il “verso” che (fuori)esce. Perdonate se non ho reso bene l’idea, sono molto più istintiva nello scrivere che nel dirne i perché e percome  :).
Grazie delle vostre letture, è un piacere e un onore.


Nelle intenzioni di chi scrive affidare le emozioni alla parola è sempre un azzardo, l'insieme ha fascino e completezza solamente quando si è compiuta quella metamorfosi
che porta a ri - creare l'atmosfera da cui nasce l'idea, la sensazione e trasferirla al corpo/parola che la indossa. E' vero che nella prima lettura si coglie la totalità e il fluire, come dice bene l'autrice, si coglie il moto, il "verso", ma poi, nell'interpretazione di chi la fruisce ecco che la parola diventa una possibile chiave, uno spiraglio per comprendere e sentirla meglio. Spesso capita anche di cogliere qualcosa che nelle intenzioni originarie non c'era, ma questa credo sia proprio la magia dell'interazione, dell'arte che crea lo scambio, tra il fruitore e chi scrive, come un rapporto d'amore, in cui ognuno delle due parti completa l'altro nel dare, nel ricevere, nell'interpretazione. Senza, questo rapporto si diventa sterili, non si cresce. E io credo che sia questo il fine.
Grazie a te, Caresse. A rileggerti.
« Ultima modifica: Venerdì 15 Maggio 2009, 18:31:05 da Neroscarlatto »

Offline Chiara Catanese

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  • Conosci te stesso * Forestiera della vita
  • Nel sito Scrivere: Le sue poesie
Re: D'azzurro e arcobaleni - Caresse
« Risposta #4 il: Venerdì 15 Maggio 2009, 23:26:52 »
Bellissima questa poesia.

Mi colpisce il contrasto già evidenziato da Zima, un contrasto che comunque non diventa violento, ma dentro resta la sensazione di qualcosa di soffuso, eppure fortemente, innegabilmente, inequivocabilmente presente.
Posso vedere una nota di tristezza, ma di più sento una speranza, quello "schiarami", che può essere letto come dipendenza, anche una donazione totale di sè, come diceva Neroscarlatto. Immagine delicata e al contempo sensuale, quell' "arcobaleno dei sensi". Mi colpisce anche quel (piovo con te)

Il tutto svolto con eleganza e maestria e , per l'appunto, con immagini che prendono per mano, catturano e non scontate. 

Lieta di averla letta.

Grazie a Zima per averla segnalata e complimenti all'autrice (bel nick Caresse, sì :))

E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancóra, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.


...La fantasia da sola è sufficiente,
se l'ape è assente...