Autore Topic: L'uso del sonetto nella poesia contemporanea.  (Letto 12036 volte)

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Offline Marina Como

Re: L'uso del sonetto nella poesia contemporanea.
« Risposta #15 il: Venerdì 4 Luglio 2008, 22:03:36 »
Maaaronn che autori!
Grandi conferme. Che avete capito? Parlo anche di quelli che si definiscono dilettanti. Siete davvero stati capaci di emozionare!
Quale è la differenza tra un poeta accreditato e queste due ultime?
Qualcuno la vede?  Ahi, ahi... non è che copiate? hihihihi...
no... non ne sareste capaci, nè vedo ne avete bisogno.
Se voglio fare la stronza ci riesco bene.  Talmente bene che quasi quasi ci sono. O forse ci sono.  Si, deciso.

Offline AnnamariaMilazzo lightdark

Re: L'uso del sonetto nella poesia contemporanea.
« Risposta #16 il: Venerdì 4 Luglio 2008, 22:10:25 »
Con somma immodestia e un pizzico di megalomania :angel:, cedo alla tentazione e chiudo con un mio sonetto:

Come il nulla, al cor, niente è sì caro,
che sempre fu, ed è, e ancor sarà,
nella sua placida immobilità
del vano divenire, ognora, ignaro.

Degli eccessi di gioia o dell’amaro
dolore dei viventi, egli non sa;
perfetto nella sua semplicità,
raggio di luce rarefatto e chiaro.

Io mi ci sciolgo come una candela
consunta al fuoco, lenta, in calda cera,
finchè rimane spenta nella sera,

allor che l’imbrunire, piano, vela
del lume gli occhi, e una cortina nera
risolve in nulla tutto quel che v’era.

(Stefano Toschi, Scrivere.info, 2007)


Il commento, però, lo lascio a voi. Da parte mia voglio solo accompagnarlo con una citazione da Schopenhauer:
“Allora, in luogo dell’incessante, agitato impulso; in luogo del perenne passar dal desiderio al timore e dalla gioia al dolore; in luogo della speranza mai appagata e mai spenta, ond’è formato il sogno di vita d’ogni uomo ancor volente: ci appare quella pace che sta più in alto di tutta la ragione, quell’assoluta quiete dell’animo pari alla calma del mare, quel profondo riposo...”
“Quel che rimane dopo la soppressione completa della volontà è invero, per tutti coloro che della volontà ancora son pieni, il nulla. Ma viceversa per gli altri, in cui la volontà si è rivolta da se stessa e rinnegata, questo nostro universo tanto reale, con tutti i suoi soli e le sue vie lattee, è – il nulla.”

(da A. Schopenhauer, "Il mondo come volontà e rappresentazione")


Mi cimento in un commento-parafrasi di libera interpretazione per "nulla" carico di cultura ma di semplice gioco o passatempo.
Non me ne voglia l'autore del sonetto di cotanta bellezza!
Io, dal canto mio, non so se sarei capace di mettermi lì a contar le sillabe e perciò scrivo come capita.

Il "Nulla" ha per l'uomo molti significati, tant'è vero che quando a volte si chiede:-Cos'hai?
Ti vedo strano?  
E l'altro:-Mha, nulla!
E poi giù a fiotti in duemila spiegazioni di come questo Nulla l'abbia afflitto, turbato, esasperato e depresso!
Quindi cosa vuol dire, che Nulla è tutto?
O è quella sensazione di benessere che ci colma quando vogliamo perderci nel...Nulla?Quindi appunto e siamo a ... del vano divenire.
A detta dell'autore il Nulla non sa nulla dell'uomo e viene visto come un raggio di luce direi evanescente.
Ed egli ci si crogiola come fosse cera fino a svanire nel Nulla dell'esistenza, ridotto a puro liquido colante fino ad attendere le ore notturne che inghiottono ogni sentimento ed ogni emozione nel "Nulla" della notte buia.
Ecco...ho detto...Nulla!

Annamaria Milazzo

Offline AnnamariaMilazzo lightdark

Re: L'uso del sonetto nella poesia contemporanea.
« Risposta #17 il: Venerdì 4 Luglio 2008, 22:21:53 »
Mi cimento in un commento-parafrasi di libera interpretazione per "nulla" carico di cultura ma di semplice gioco o passatempo.
Non me ne voglia l'autore del sonetto di cotanta bellezza!
Io, dal canto mio, non so se sarei capace di mettermi lì a contar le sillabe e perciò scrivo come capita.

Il "Nulla" ha per l'uomo molti significati, tant'è vero che quando a volte si chiede:-Cos'hai?
Ti vedo strano?  
E l'altro:-Mha, nulla!
E poi giù a fiotti in duemila spiegazioni di come questo Nulla l'abbia afflitto, turbato, esasperato e depresso!
Quindi cosa vuol dire, che Nulla è tutto?
O è quella sensazione di benessere che ci colma quando vogliamo perderci nel...Nulla?Quindi appunto e siamo a ... del vano divenire.
A detta dell'autore il Nulla non sa nulla dell'uomo e viene visto come un raggio di luce direi evanescente.
Ed egli ci si crogiola come fosse cera fino a svanire nel Nulla dell'esistenza, ridotto a puro liquido colante fino ad attendere le ore notturne che inghiottono ogni sentimento ed ogni emozione nel "Nulla" della notte buia.
Ecco...ho detto...Nulla!

Annamaria Milazzo



Per nulla mi dilungo in questo anfratto
e attendo che qualcuno assai pietoso
mi dia immantinente l'atteso sfratto
e uscir dal fosso dove più non oso!

Offline Stefano Toschi

Re: L'uso del sonetto nella poesia contemporanea.
« Risposta #18 il: Sabato 5 Luglio 2008, 21:10:05 »
Un grazie a tutti quelli che sono voluti intervenire.  :)
Dato che nel topic si parla dell'uso del sonetto nella poesia contemporanea ho pensato (l'idea me l'ha fatta venire il sonetto di Zima) che sarebbe interessante che, se ci sono altri autori nel sito che amano scrivere poesie in questa forma, questi postassero qui un loro sonetto come saggio della loro interpretazione di questa forma metrica.
E' un invito...  ;)
"Ogni certezza è nel sogno" (E. Poe)

Offline Francesco Pozzato

Re: L'uso del sonetto nella poesia contemporanea.
« Risposta #19 il: Martedì 9 Settembre 2008, 23:05:31 »
grandissimo stefano!!!grazie della dedica!!!l  ho letta solo oggi!!!
Francesco, scudiero dei classici

Offline Benito Ciarlo

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  • La pigrizia è un una scimmia che si spidocchia sul
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Re: L'uso del sonetto nella poesia contemporanea.
« Risposta #20 il: Mercoledì 17 Settembre 2008, 21:55:11 »
Arrivo tardi, ma vorrei proporne uno che amo particolarmente alla vostra attenzione. Si tratta del Sonetto Primaverile di Pier Paolo Pasolini:

Sonetto primaverile VI

In un dolce silenzio, dietro il caldo
buio della mia camera, si assesta
il tempo; e vi percuote dentro un tardo
freddo, un nuovo bruciore, oscura festa

di ricordi… Case sparse al sole…
o argini più aspri proprio il giorno
in cui una prima dolcezza di viole
quasi macerate ardeva intorno…

L’essere stato al mondo, il suo rimpianto,
non vibra più. È un tempo che si assesta
sempre più estraneo… e ora è immoto incanto,

ora immoto terrore… o quello e questo
insieme… ma come se al ricordo
 non io solo, ma il mondo fosse sordo. 
mi ha sempre stupito quali giri assurdi debbano fare i fiumi per passare sotto tutti i ponti (Beppe Grillo)

Offline Stefano Toschi

Re: L'uso del sonetto nella poesia contemporanea.
« Risposta #21 il: Giovedì 18 Settembre 2008, 12:38:49 »
Ottima proposta!
Pasolini è uso riprendere forme metriche tradizionali e reinterpretarle con la libertà che è propria del genio.

A proposito del tema di questo topic suggerisco, a chi fosse interessato, il seguente link:
http://www.premiorenatofucini.it/funzioni_sonetto.php
Dalla stessa pagina web traggo questo sonetto di Roberto Piumini nel quale l'autore giustifica il suo cantare in sonetti l'amore.

Perché in sonetti? Non è cosa trita
cantarti in questo stile medioevale
piuttosto che nella forma scaltrita
di una scrittura nuova e disuguale?

E non sarà che il linguaggio antico
mi porti a far figure un po' datate
e le espressioni che scrivendo dico
sembrino o peggio siano inadeguate?

Non credo, se leggendo ogni sonetto
ti sembrerà che quello che ho detto
siano la mia voce e il vero accento.

Non credo, se ascoltando ogni verso
non avrai dubbi che con te converso
e non con qualche dama del Trecento.

(Roberto Piumini, 1997)
« Ultima modifica: Giovedì 18 Settembre 2008, 12:41:18 da Stefano Toschi »
"Ogni certezza è nel sogno" (E. Poe)

Offline Francesco Pozzato

Re: L'uso del sonetto nella poesia contemporanea.
« Risposta #22 il: Sabato 20 Settembre 2008, 22:55:58 »
Beh, direi ke è quasi d'obbligo ke posti qualcosina su qst topic, visto ke Stefano ha deciso di dedicarmelo...
io cito il grandissimo U. Saba e il suo sonetto mio padre è stato per me l'assassino...

Mio padre è stato per me "l'assassino";
fino ai vent'anni che l'ho conosciuto.
Allora ho visto ch'egli era un bambino,
e che il dono ch'io ho da lui l'ho avuto.

Aveva in volto il mio sguardo azzurrino,
un sorriso, in miseria, dolce e astuto.
Andò sempre pel mondo pellegrino;
più d'una donna che l'ha amato e pasciuto.

Egli era gaio e leggero; mia madre
tutti sentiva della vita i pesi.
Di mano ei gli sfuggì come un pallone.

"Non somigliare - ammoniva - a tuo padre":
ed io più tardi in me stesso lo intesi:
Eran due razze in antica tenzone.
Francesco, scudiero dei classici

Offline Francesco Pozzato

Re: L'uso del sonetto nella poesia contemporanea.
« Risposta #23 il: Sabato 20 Settembre 2008, 23:03:31 »
e per cadere nell'egocentrismo, vi posto anke un mio sonetto personale che già compare nel sito titolo: Agli Eroi!!!
dedicato a tutte le vittime dell'11 sett 2001 momento in cui la pazzia dell'uomo ha raggiunto livelli spropositati...di qst mio sonetto amo particolarmente le metafore (soprattutto l'ultima: la metropoli New York massacrata da uomini impazziti, i quali dovrebbero essere loro fratelli, viene paragonata al povero Abele che nella Genesi Biblica fu assassinato per gelosia dal fratello Caino)

I volti rivolti verso l’azzurro
cielo, macchiato qua e là di bianche
nubi. Gente seduta su le panche
dei parchi, mentre pargoli curro.

Deturpato il seren cielo azzurro:
ecco sfrecciar entro le dure fianche
due grigi augelli e le membra stanche
cadere al suolo sì come burro.

Attacco meschino e sì crudele,
vite stroncate per quale motivo?
Dov’è dunque finito il vero Amore?

Non più azzurro, ma rosso di terrore
si scruta il ciel, di serenità privo,
su la metropoli, nuova Abele.
Francesco, scudiero dei classici

Offline Fabiomartini

Re: L'uso del sonetto nella poesia contemporanea.
« Risposta #24 il: Sabato 20 Settembre 2008, 23:22:58 »
ho letto con piacere e partecipero' quanto prima a questo topic