Autore Topic: Traduzioni  (Letto 13704 volte)

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Offline Francesco Pozzato

Re: Traduzioni
« Risposta #15 il: Domenica 22 Giugno 2008, 21:40:50 »
mi premeva segnalare ke la parola viiventi non è un errore di battitura, serve soltanto a mostrare la dieresi!xke la parola viene scandita così vi-i-ven-ti altrimenti il verso sarebbe un decasillabo!e poi l'ho usata proprio su quella parola x enfatizzare l'azione del vivere...ecco era solo una precisazione...tornerò prima possibile con la 4 parte
Francesco, scudiero dei classici

Offline Rasimaco

Re: Traduzioni
« Risposta #16 il: Martedì 24 Giugno 2008, 17:48:38 »
ottimo lavoro!!!! ti faccio i miei complimenti!
come l'abito non fa il monaco così lo strumento non crea musica

Offline Francesco Pozzato

Re: Traduzioni
« Risposta #17 il: Giovedì 26 Giugno 2008, 18:17:00 »
dopo molto tempo, vi posto la traduzione inerente la quarte parte della ballata del vecchio marinaio..tanto tempo è da imputare alla difficoltà trovata nella traduzione compatibile con il verso endecasillabo..e spesso non è riuscita poi cosi bene
Francesco, scudiero dei classici

Offline Francesco Pozzato

Re: Traduzioni
« Risposta #18 il: Giovedì 26 Giugno 2008, 18:18:37 »
«I fear thee, ancient Mariner,
I fear thy skinny hand !
And thou art long, and lank, and brown,
As is the ribbed sea-sand,

I fear thee and thy glittering eye
And thy skinny hand, so brown.» —
«Fear not, fear not, thou Wedding-Guest!
This body dropt not down.

Alone, alone, all, all alone,
Alone on a wide, wide sea!
And never a saint took pity on
My soul in agony.

The many men, so beatiful!
And they all dead did lie:
And a thousand thousand slimy things
Lived on; and so did I.

I looked upon the rotting sea,
And drew my eyes away;
I looked upon the rotting deck
And there the dead men lay.

I looked to heaven, and tried to pray;
But or ever a prayer had gusht,
A wicked whisper came, and made
My heart as dry as dust.

I closed my lids, and kept them close,
And the balls like pulses beat;
For the sky and the sea and the sea and the sky
Lay like a load on my weary eye,
And the dead were at my feet.

The cold sweat melted from their limbs,
Nor rot nor reek did they:
The look with which they looked on me
Had never passed away.

An orphan’s curse would drag to Hell
A spirit from on high;
But oh! more horrible than that
Is a curse in a dead man’s eye!
Seven days, seven nights, I saw that curse,
And yet I could not die.

The moving Moon went up the sky,
And no where did abide:
Softly she was going up,
And a star or two beside—

Her beams bemocked the suiltry main,
Like April hoar-frost spread;
But where the ship’s huge shadow lay,
The charmed water burnt alway
A still and awful red.

Beyond the shadow of the ship,
I watched the water-snakes:
They moved in tracks of shining white,
And when they reared, the elfish light
Fell off in hoary flakes.

Within the shadow of the ship,
I watched their rich attire:
Blue glossy green, and velvet black,
They coiled and swam; and every track
Was a flash of golden fire.

O happy living things! no tongue
Their beauty might declare:
A spring of love gushed from my heart,
And I blessed them unaware:
Sure my kind saint took pity on me,
And I blessed them unaware.

The self same moment I could pray;
And from my neck so free
The Albatross fell off, and sank
Like lead into the sea
« Ultima modifica: Giovedì 26 Giugno 2008, 18:20:29 da Francesco Pozzato »
Francesco, scudiero dei classici

Offline Francesco Pozzato

Re: Traduzioni
« Risposta #19 il: Giovedì 26 Giugno 2008, 18:19:48 »
“O vecchio marinaio, mi incuti
timore, timor da la scarna man!
Alto sei e scavato e bruno,
qual è la ruvida marina sabbia,

mi incuti timore, la scarna man
sì bruna e l’occhio sì scintillante.”
“Tu non temer, non temer, invitato!
Non cadde tra i morti questo corpo.

Io, solo, solo, tutto, tutto solo,
solo su di un sì vasto, vasto mar!
Giammai ebbe compassion un santo
de la mia anima in agonia.

Tutti quegli uomini, ora sì belli!
E distesi giacevano essi, morti:
mille e mille viscide creature
a viver continuavan; e sì fec’io.

Sul putrido mar guardavo e tosto
li occhi miei lontano storgea.
Sul putrido ponte guardavo e là
quegli uomini morti giacevano.

Inver’il Ciel guardai, e pregai;
ma, tacito espressa una prece,
un tristo fischio giungea, e rendea
qual la polvere arido il mio cor.

Li occhi chiusi, e chiusi li tenni,
e battean essi sì come polsi;
ché il ciel e il mar, e il mar e il ciel
come un peso su essi stanchi giacean,
e morti eran accanto ai piedi miei.

Le lor membra freddo sudor stillavan,
ma essi non marcivano, né puzzavano.
Il modo in cui da vivi mi guardavan
mai cessò e da morti lo tennero.

Dai Cieli all’inferno, la dannazione
di un solo uno spirto mandar potrebbe.
Ma oh! Più terribile di quella è
la dannazione nel guardo d’un morto!
Sette giorni e notti sette la vidi
e io non potea ancora cader morto.

Ascendea l’errante Luna in ciel,
volendosi fermar in niuno punto:
con dolce scia ella s’innalzava,
con una o due stelle accanto.

Rendevan i suoi rai il putrido mar,
qual l’estesa bianca brina d’Aprile;
ma, ove l’ampia ombra de la nave sé
riflettea, quell’incantate acque
d’un orribile rosso ribollivan.

Oltre l’ombra della nave, guardavo
i magici serpi d’acqua: in gruppi
d’un bianco lucente essi si spostavano,
e quando uscivano, l’elfica luce
in candidi fiocchi spioventi si frangea.

Entro l’ombra della nave, guardavo
la profusione de’loro colori:
blu, verde lucido, e nero velluto,
s’attorcigliavano e nuotavano,
e ogne gruppo era una luce dorata.

O felici creature viventi!
Niuna lingua lor beltà può affermare:
dal mio cor spirò un soffio d’amor,
e, inconsciamente, io benedissile:
certo, mi ebbe a pietà il mio buon santo,
e, inconsciamente, io benedissile.

Ne lo stesso istante potei pregar;
quinci, liberamente dal mio collo
l’albatro giù cadde, e affondò,
qual fosse rame, nel putrido mar.
Francesco, scudiero dei classici