Autore Topic: "Tenui tremuli testi" di Carmelo Luca Sambataro  (Letto 2725 volte)

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Tinode

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"Tenui tremuli testi" di Carmelo Luca Sambataro
« il: Venerdì 14 Dicembre 2007, 23:52:29 »
Commento alla poesia
"TENUI TREMULI TESTI"
di Carmelo Luca Sambataro


Tu vesti di voglia il mio buio
felice di me, del mio stare
- mi mescolo
muscolo molle, spossato nel mare.

Piccolo è quel pulviscolo
che sa di sabbia addosso, luccicoso.
Non chiedermi di toglierlo.
Non oso.

Mi brucia le ciglia di luce
la pelle d'opale che vesti.
Tenui tremuli testi
tesse la sera semplice, e seduce.

Tinode

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Re: "Tenui tremuli testi" di Carmelo Luca Sambataro
« Risposta #1 il: Venerdì 14 Dicembre 2007, 23:53:30 »
Prima parte del commento

Dopo la poesia di Alfredo Genovese, approfondisco con piacere un altro esempio di messaggio ermetico, congratulandomi, da subito, con l’autore: sia per l’armonia dei versi espressi sia per la profondità che indubbiamente emanano.
Assaporando la “provocazione” di un’emozione “ombrata”, anche in questo caso mi cimenterò, nonostante i miei grandi limiti di critico, nell’analisi dettagliata del testo, onde non perdere ogni sua possibile e mai trascurabile sfumatura.
Non ho rilievi tecnici da fare (la poesia è tanto breve quanto scorrevole, fluida, musicale, ben strutturata, con le dovute pause, termini e metafore adeguate); propongo la mia interpretazione, nulla di più, nella speranza altri autori intendano entrare in una relazione di “crescita”, d’edificante confronto tra sensibilità e modi d’interpretare diversi; è questo, in fin dei conti, ciò che il GC, garbatamente ma continuamente, auspica e sollecita.

Tu vesti di voglia il mio buio
felice di me, del mio stare
mi mescolo
muscolo molle, spossato nel mare


L’autore ha caratterizzato la sua opera in un contesto “d’amore”, per sua esplicita indicazione all’atto della pubblicazione. Tutto autorizza ad una sorta di dialogo con l’oggetto del desiderio; anche se altre interpretazioni, una in particolare, sono lecite (avrò modo d’essere meno evasivo).
Ricorre il “buio”, un’immagine d’incertezza, di mancanza d’orientamento; quel sentirsi “persi” che, in poesia, corrisponde alla rituale malinconia di fondo. Questo “buio” ha il conforto di una comprensione, e già qualifica la poesia come esercizio di coraggio, speranza, voglia di lottare contro i sentimenti negativi che l’esistenza, ahimé, comporta: ineluttabilmente.

Tinode

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Re: "Tenui tremuli testi" di Carmelo Luca Sambataro
« Risposta #2 il: Venerdì 14 Dicembre 2007, 23:54:16 »
Seconda parte del commento

“Tu vesti di voglia”…ecco l’opposizione al “buio”. Penetrante questo verso, origine di mille potenziali riflessioni. “Vestire di voglia”…la vita: non è ciò che ogni creatura si augura? Voglia di sorridere, andare incontro, gioire, pensare, capire. Vivere, quindi, e non “lasciarsi vivere”. Vivere da protagonista e non subire la vita, la propria vita, da comprimario. Non sfugga al lettore l’aggettivo “felice”: è questo l’attributo fondamentale. Colei che conforta, supporta, incoraggia, in una parola: salva…lo fa, riesce a farlo, in quanto felice. E’ la trasmissione di felicità, pertanto, che l’amore, questo sublime e vitale sentimento, riesce a garantire. L’autore a questo punto si presenta, si mette a nudo: gli effetti dell’amore, per quanto grandi e determinanti, sono graduali, in un dolce crescendo, tanto poetico quanto reale. Chi scrive definisce il suo “stare”: un “muscolo molle”, stanco, stremato, privo di forza (“spossato”): si, l’amore, ancora una volta, è intervenuto ai limiti del tollerabile, quasi volesse mettere a prova, sino in fondo, la capacità di resistenza. Quel “molle”…genera la percezione di un corpo proteso ad assorbire, ad essere affinato, adeguato, plasmato…dall’amore. Si contrappone alla concezione di “rigido”: chiuso, non alterabile, inaccessibile. E si “mescola”, si confonde, s’immerge…nel mare…nella vita…che sino a poco prima non intendeva affrontare, essendo sprovvisto della minima fiducia e speranza.
« Ultima modifica: Sabato 15 Dicembre 2007, 00:00:29 da Giunga »

Tinode

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Re: "Tenui tremuli testi" di Carmelo Luca Sambataro
« Risposta #3 il: Venerdì 14 Dicembre 2007, 23:55:07 »
Terza parte del commento

Piccolo è quel pulviscolo
che sa di sabbia addosso, luccicoso.
Non chiedermi di toglierlo.
Non oso.


Questa quartina, centrale, cuore dell’opera, rappresenta l’intimità dell’autore nei suoi meandri più oscuri, quelli che, forse, lui stesso deve ancora completamente esplorare.
Il “pulviscolo” in questione, innanzi tutto, è del poeta, è suo, lo porta con se: chiede non gli sia sottratto. E’ la sua viscerale passione per una forma d’arte? E’ la sua conflittuale natura? Sono forse i suoi dubbi? Il suo modo di porsi e d’essere? La sua cronica debolezza? La sua paura? Il fardello della sua “storia”? Il rimorso di colpe di cui porta ingiustamente il peso? O piuttosto ciò che ritiene sia la sola cosa che “indossi” di buono? Un senso di libertà profondo? Una solitudine spontanea? Riflettiamo: il poeta si fa vestire dall’amore (comunque sia, dalla grazia…) che gli consente di “mescolarsi” (vivere ancora) con ciò che rappresenta: lui stesso, non colui che (qualcuno?) vorrebbe che sia. Nel suo essere c’è qualcosa di positivo (è “luccicoso”) che non può sacrificare, di cui “non osa” separarsi. Perché questo scrupolo, questo non celato senso d’esitazione nei confronti di ciò che è salvifico? Ho pensato fosse una prevenzione, un diffidare, un non abbandonarsi completamente…mi domando: perché, se amare non esige altro che il nostro bene?  Ogni parola di questa poesia trasuda umanità, pietà, ricerca d’empatia, slancio d’aiuto, rispetto. Si, l’autore brama essere amato nella sua “nudità”. No, non levategli quel “pulviscolo che sa di sabbia”. “Sabbia” che teneramente graffia. E’ sua, è semplicemente lui: Carmelo Luca Sambataro. Amatelo così, con le sue ombre e luci, piccole, tenui, a cui non può rinunciare. Certo è importante, per l’autore, essere accettato nell’integrità di quel “pulviscolo” (piccolo, ma potentissimo, rilevante di ciò che si trascina). Il messaggio, la percezione che deve investire l’autore, prevarica ogni connotato specifico. Abbiamo prefigurato delle ipotesi, ma la presunzione di capire resta quella di focalizzare l’umore dell’autore: cosa ha provato, cosa ha sentito…dovendo abbandonarsi all’amore. E’ come dire…Sei costretto “a partire”, senza possibilità di ritorno: cosa porti con te? Una cosa, una soltanto, Carmelo ha scelto:…quel “pulviscolo”.
« Ultima modifica: Venerdì 14 Dicembre 2007, 23:58:55 da Giunga »

Tinode

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Re: "Tenui tremuli testi" di Carmelo Luca Sambataro
« Risposta #4 il: Venerdì 14 Dicembre 2007, 23:56:05 »
Quarta parte del commento

Mi brucia le ciglia di luce
la pelle d’opale che vesti.
Tenui tremuli testi
tesse la sera semplice, e seduce.


Questa entità, che abbiamo definito “Amore”, che ha “vestito di voglia” l’autore, che l’ha spinto “spossato” nel “mare”, preoccupato di non rinunciare al suo “pulviscolo”…ha “pelle d’opale”.
L’autore conferma che l’entità che lo sta “rapendo” è cosa magnifica (l’opale è una pietra preziosa, come tutti sanno, traslucida a riflessi iridescenti): così lucente da “bruciargli le ciglia”.
Ed ecco la chiusa, profonda, aggressiva e al contempo dolcissima.
Forse l’autore ha immaginato tutto: ha semplicemente sperato, previsto, quale possa essere il benefico effetto di trovare un equilibrio, un affetto sincero, una relazione d’autentico amore.
Ha scritto questa poesia (ecco la mia alternativa interpretativa, quella di cui vi dicevo all’inizio…) perché è LA POESIA che ha assunto le sembianze di una donna che l’ama! Sia pure il contrario (la donna amata e che ama che si sovrappone alla sua poesia)…cosa rappresentano quei “Tenui tremuli testi”…se non le sue parole…la sua natura d’irriducibile poeta?
Scrivere, poetare l’amore…di sera…oh, magnifica sera, tramonto…
Il sole lentamente svanisce, le prime ombre nel cielo accompagnano lo sguardo: é la poesia, è l’amore, che tutto rende attraente, gradevole…appunto, “seduce”.
Un applauso da Giunga.
« Ultima modifica: Sabato 15 Dicembre 2007, 00:07:06 da Giunga »

Offline Zima

Re: "Tenui tremuli testi" di Carmelo Luca Sambataro
« Risposta #5 il: Sabato 15 Dicembre 2007, 18:26:43 »
per me questo testo è STUPENDO!
carmelo luca è un autore che dal suo ingresso nel sito ci stupisce con i suoi giochi di parole, le sue assonanze, le allitterazioni che donano ad ogni suo testo una musicalità tutta particolare...e non solo, le immagini che riesce ad evocare sono sempre sorprendentemente originali, personalmene mi lasciano di stucco...

fatta questa premessa, si potrebbe dare, come dice giunga una duplice interpretazione: la più ovvia si colloca nella stessa categoria in cui l'autore ha inserito la poesia: amore! questa donna che riempie la sua solitudine, che ne illumina i giorni con la sua pelle d'opale, luminosa, fresca e bellissima, così bella da accecarlo, così bella da farlo sentire in balia delle onde dell'amore come di una medusa nel mare.
l'ambientazione mi pare proprio quella sottomarina, dove quel pulviscolo potrebbero essere le iridescenze create da filtri di luce sui granelli di sabbia sott'acqua... e sott'acqua tutto diventa pace, calma...serenità! o magari filtri di luce emanati dalla stessa donna che ama e che per questo non oserebbe togliere..

ma anche la seconda interpretazione di giunga è molto suggestiva...

la chiusa è semplicemente spettacolare, di un'eleganza senza pari! quest'amore che regala poesia alla luce di un tramonto... piccole grandi cose della vita in grado di rapirci...
« Ultima modifica: Sabato 15 Dicembre 2007, 18:29:25 da Zima »
"proverò a spaccare
meridiane di silenzio,
come ghiaccio
sui mattoni della piazza
e sotto i nostri piedi"
r.d.

Offline Marcos D Ingaldi

Re: "Tenui tremuli testi" di Carmelo Luca Sambataro
« Risposta #6 il: Giovedì 10 Gennaio 2008, 12:37:27 »
Mi permetto di dare una personale visione di un testo che considero davvero degno di nota:

Tu vesti di voglia il mio buio

L'autore si rivolge direttamente alla poesia, affermando che, la calar della notte, è lei che infonde la voglia di scrivere.

felice di me, del mio stare

felice di essere quel che è, feice della sua vita

- mi mescolo
muscolo molle, spossato nel mare.


si abbandona, senza resistere, al mare delle parole che la notte infonde

Piccolo è quel pulviscolo
che sa di sabbia addosso, luccicoso.
Non chiedermi di toglierlo.
Non oso.


La voglia di scrivere dona all'autore la stessa sensazione che si ha quando, usciti dal mare, ci copriamo di sabbia: dà sensazione di inquietudine e irrequietezza (immagine che viene rafforzata con il luccichio). Sensazione di cui, tuttavia non vuol disfarsi perché è lei a dare un senso alla sera. Qui c'è un richiamo appena ccennato a "Non chiederci la parola" di Montale.

Mi brucia le ciglia di luce
la pelle d'opale che vesti.
Tenui tremuli testi
tesse la sera semplice, e seduce.


Probabilmente scrive da un computer su uno sfondo bianco, attorniato dal buio. E la luce del monitor dopo ore pasate a scrivere, inizia a dare fastidio. La pelle d'opale che veste a poesia credo siano i pixel multicolori. In una sera come tante, è nata una incerta poesia.

Davvero mirabile
« Ultima modifica: Giovedì 10 Gennaio 2008, 12:41:21 da Mark0z »
Che tu creda di potere o non potere, hai ragione comunque.