"Senza titolo" di Auda
Il lattescente chiarore
del plenilunio
violenta
le mie pupille umide
Sullo specchio
avvinto dalla penombra
la ragnatela
tessuta dal mio pugno
Traccia
frammenti d'anima
riflessa
Non sono mai stata
tanto vicina
a me stessa
Tanto
sconosciuta
PRIMA PARTE DEL COMMENTO
Quella notte, la luna, come impietosita, si è posata sulle tue pupille.
Ti stavi guardando allo specchio, ma senza la pretesa di volerti vedere.
La luce era spenta, distrattamente ti lasciavi cullare dall’inerzia del giorno finito, liberamente pensavi che tutto ritorna nel buio, poi risorge e riprende l’altalena di sempre: la vita!
Non potevi prevedere il riflesso del cielo notturno, l’ingerenza del tenue bagliore (penombra).
L’anima a forma di pugno, quel pugno inferto all’anima…l’immagine non è fondamentale.
E’ l’emozione che nasce dall’immagine che è vitale!
La ragnatela: il dubbio, la sete di verità, la tua essenza…introspezione profonda, ricerca di se.
Quella luna ti ha spinto a vederti: dentro.
Non sono i lineamenti del corpo, lo sguardo, i tuoi soffici capelli, le tue labbra carnose…ad appagare il bisogno di conoscersi, ma una domanda: chi sono, io?
Quante volte ci scopriamo, ci vediamo vicini a noi stessi e al contempo ci sentiamo stranieri, sconosciuti nell’anima?
Possono essere molteplici i motivi per i quali l’autrice utilizza l’immagine del pugno, sinonimo di violenza e dolore subito: rabbia, delusione, disincanto, frustrazione, dramma, passione non corrisposta, mancanza d’amore, incapacità d’amare, ricerca di un senso, semplice avvilimento, tristezza, perdita di una persona cara, rifiuto della morte, preoccupazione per un figlio, un periodo d’instabilità emotiva, ingiustizia, solidarietà ad un amico…
Indubbiamente l’autrice avverte sofferenza, le sue palpebre sono umide…io propendo per una delusione d’amore, anche se sono fortemente convinto che il senso di questa poesia debba essere ricercato, a prescindere dalla causa scatenante, in un disagio nel vivere, nella reazione che ognuno di noi è chiamato ad assumere per rispondere alle domande: chi sono io? Per sentirmi così vicino e al contempo tanto lontano?