Una splendida poesia dove già il titolo mostra la denuncia contro la mancanza di aiuti a quei popoli che soffrono il problema della siccità.
Un potere descrittivo che incide nelle coscienze, scava nei particolari, del paesaggio e dell'introspezione.
Un linguaggio che il poeta sfrutta in tutte le potenzialità ponendo in evidenza sia il paesaggio che la vita degli abitanti, sia la loro introspezione che quella del poeta stesso, dell'osservatore, del lettore. Riesce a coinvolgerci nella scena, ma senza la facile immedesimazione della pietà, no, Fuina ci offre qualcosa di più, ci regala l'empatia con quella gente, senza darci scampo, non possiamo più esentarci dal sentirci colpevoli di tale scempio, siamo noi, i fortunati che non facciamo nulla, noi tutti, che stiamo osservando i nostri fratelli, siamo resi consapevoli.
Dei fratelli unici ed irrecuperabili, come la gente hadya, azzeccatissime le figure messe a fuoco, una madre ed un figlio appunto, figure uniche per antonomasia.