A proposito dell'haiku e della sua forma nonchè della sua natura, mi permetto di riferire qui alcne idee del professor Leonardo Vittorio Arena. Egli dice: l'haiku è una composizione spontanea ( evidente paradosso). Ci si deve calare nella realtà, contemplandola come un prcesso, una serie di eventi estremamente fluidi. on a caso, dietro i maggiori poeti di haiku , come Basho, c'è la "filosofia" zen. Si consideri il seguente haiku.
Una grossa lucciola,
in vibrante tremolio,
s'allontana, penetrante.
La stesura del precedente testo ha impegnato l'autore, Issa, per parecchi mesi, benchè sembri il frutto di un'ispirazione spontanea.Tutto può divenire oggetto di un haiku: animali, vegetali, minerali, umani. Cade la distinzione tra soggetto ed oggetto, tipica invece del pensiero occidentale. Esiste solo la totalità ove ogni cosa ha importanza. Un koan spiega questo punto di vista: un uomo si reca dal macellaio e chiede: "Quale dei pezzi di carne in vendita è il migliore"? Rispose il macellaio: "Qui, ogni pezzo è il migliore". A queste parole, l'uomo fu illuminato e capì lo zen.
Ossia: per lo zen ogni cosa ha pari dignità, ogni evento, che va dunque vissuto compiutamente.
Ecco perchè nell'haiku non roviamo, sintetizzate, un marea di impressioni, ma solo quell'impresione, quel momento Analogamente, il pittore giapponese non riempie tutto lo spazio del quadro, valorizza invece il vuoto, gli interstizi tra le cose. Non sono le cose ad essere importanti, ma lo sfondo vuoto in cui si iscrivono. Del resto, lo zen valorizza il silenzio, l'esperienza. Basho scrive: "Su un ramo secco/ si posa un corvo-/ crepuscolo d'autunno." Ecco il silenzio, il non-detto, o anche il dire senza dirlo quel che non può essere detto.Infine: commentare un haiku è impossibile, tradirbbe l'immediatezza dell'immagine.
L.V.Arena dalla prefazione a "Haiku" ed B.U.R