Stasi di Antonio D’Auria
Uno specchio ci riflette e ci mostra il nostro mondo, un sogno ci emana altrove.
Questo altalenare genera l’esistenza nel suo punto di equilibrio e di tensione che stasi non è.
Andare, anche soli, verso una speranza lontana è già un primo passo anche se non è pienamente la nostra speranza.
Mai fermarsi e tentare fino all’estremo. Bel messaggio che “interpreto” in questi versi!
Volare con l’emozione di Anna Rossi
Basta poco per esistere, il molto sarebbe una zavorra sia per camminare che per volare.
Le emozioni, le risposte del nostro spirito a squilibri esterni, potrebbero essere l’energia necessaria e sufficiente a camminare ed a volare. Interessante come l’autrice usi il termine emozione che è una risposta non razionale a qualcosa di esterno, ma dal valore universale perché è, praticamente, identica per tutti. Come a voler dire che il percorso è fattibile da tutti alla stessa maniera in una sorta di “comunione emozionale”. Se poi pensiamo che da ogni emozione deriva un sentimento, cioè una risposta soggettiva che ci indica un modo di vivere quella emozione secondo le nostre singole esperienze, allora abbiamo trovato il modus operandi migliore che è andare verso l’esistenza o viverla secondo risposte pressochè istintive modellate su un sentire che dobbiamo solo discernere se giusto o sbagliato.
Tutto si capovolge di Paola Pittalis
Ogni cosa ha un suo rovescio e nell’istante del capovolgimento tutto continua in “altro modo”, ma continua.
L’esistenza non è qualcosa che vive un tempo circonciso perché nulla nell’esistenza è superfluo o inutile, ma tutto ha un senso ed un perchè. Ogni vita che viene all’esistenza ha il dono dell’eternità e la relazione vita-tempo è solo un’illusione della nostra mente che ha bisogno di giustificare i mutamenti e dare un senso all’ignoto. Il perché è semplice e razionale: l’essere umano vive nel timore di vivere e nel panico dell’ignoto non vivere. Ritornando al discorso di prima, il timore (emozione) genera l’ansia (sentimento) ed il panico (emozione) il sentirsi soli nel mondo (sentimento).
A metà di Giuseppe La Marca
La semplicità di esistere anche senza le ali che sono state riposte in soffitta. Basta andare o lasciarsi trasportare dalle correnti dell’esistenza. Un buon nocchiero trova il vento guardando il mare e non gli serve alzare gli occhi, gli basta guardare ciò su cui naviga ed accontentarsi anche di un soffio di Zefiro. Il solo suono delle vele e delle funi lo renderà contento e andrà dove vuole il vento o dove deciderà di volgere le vele. I poeti sono tutti nocchieri e scrivono ad ogni soffio d’anima.
Filosofando di Giuseppe La Marca
Dubito quod Cogito ergo sum.
Non doveva mancare l’eterna domanda che l’uomo si pone appena cerca di guardarsi allo specchio.
Chi sono io? La risposta potrebbe essere proprio nel termine peripatetico che indicherebbe (Aristotele) “colui che passeggia” (tradotto al femminile diventa un termine dispregiativo, o probabilmente ci siamo venduti qualcosa di nostro per esistere). Noi siamo coloro che non camminano e non volano, ma passeggiano nell’esistenza intendendo con questo termine il trarne giovamento.
Ma tornando alla poesia possiamo rispondere che noi siamo. Stabilire chi o cosa lo decideremo facendo la somma di tutta la vita o di tutte le vite, forse. Ma alla fine resteremo un punto di infinito nell’esistenza e saremo ciò che avremmo voluto essere. E’ una questione di volontà e di percezione della “posizione” spaziale e temporale. Cosa, questa, possibile solo non vivendo né qua e né adesso, ma fondendosi all’esistenza e scomparendo a noi stessi. Forse quel punto di infinito si chiama “nulla”, ma è un nulla che esiste con noi e, quindi, siamo un paradosso. Il paradosso di Dio o della sua onnipotenza che gli attribuiamo per fede, ma secondo ragione diventa un paradosso. Non è più un paradosso se poniamo la regola che la nostra ragione non può comprendere la superiorità dei concetti divini. Quindi, non può conoscere l’essenza del dubitare e del pensare perché non potrà mai avere la summa dei dubbi e dei pensieri dell’esistenza.
L’uomo deve accontentarsi di fare il paripatetico nell’esistenza e riacquistare anche ciò che ha svenduto per vivere un’esistenza “minore” in questo mondo.
Mèta di Radicedi64
Nel Rugby, la mèta è l’obiettivo di un’intera squadra e restare a centro campo non serve a niente.
Così nell’esistenza, viverla a mezz’aria, cioè a metà, non ha senso. Bisogna puntare la mèta ed esistere rifiutando la mediocrità di un camminare o volare a metà. Poesia con altra ottima determinazione sul come esistere.
E poi volare di Marina Lolli
Sì, a volte c’è bisogno di resistere ai venti ed alle maree contrarie della nostra esistenza per poter volare.
Ma non resistere e lasciarsi trasportare per poi deviare alla prima occasione buona, potrebbe essere un buon sistema.