"La luna si è voltata" di Rita Minniti (Tema "Non vivere di foto ingiallite" - Impressioni - 23 luglio 2017)
L'incipit è categorico "Non ho ricordi dei giorni lontani dal sentirti."
ed è volutamente sottolineato anche dal punto a fine verso.
Non è una riflessione o un pensiero fugace, è la considerazione di una certezza
Ogni verso seguente non è altro che un voler dimostrare tale verità: sia i ricordi visivi (le foto nel cassetto) sia quelli sonori (la voce strideva sui binari) si son fermati là, su quella panchina alla stazione, in quell'istante in cui l'ultimo attimo di dolcezza s'accascia, svanisce.
Persino le parole scritte sul foglio sono "scritte male", addirittura "col rosso di una biro senza inchiostro": non blu, non nero, ma il rosso che sbiadisce col tempo, come le ultime parole di lui che sfumano nella nebbia.
- Non voglio ricordare - e subito dopo - L'orologio si è fermato - non fanno che rimarcare il bisogno di cancellare i dolorosi ricordi fissati in quell'ultimo incontro, quando anche la luna volta le spalle, privando di nitidezza le immagini, riducendole a scatti sbiaditi.
La chiusa, come l'incipit, non accetta discussioni, è imperativa: "Tu vento", tempesta nel cuore, sconvolgimento interiore, "io soffio d'un momento", impulso passeggero, non duraturo, piacevole intermezzo.
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Vorrei complimentarmi con l'autrice per la capacità evocativa dimostrata in questa poesia nel costruire più immagini con un unico scatto fotografico: seppur la scenografia del testo si concentra su una panchina alla stazione, ci sono tutta una serie di sensazioni attorno che danno l'impressione di aver "vissuto" con la dolce protagonista l'intera sua storia d'amore. L'ho apprezzata davvero molto, grazie a Rosetta Sacchi per averla segnalata.