Ho letto l'articolo e non sono d'accordo sul tuo pensiero.
A parte il concetto di poesia come espressione dell'anima, cui non riesco a dare collocazione in quanto ateo, ci tengo a confutare il passaggio finale in cui esprimi la considerazione che il poeta debba usare parole semplici per arrivare alla "gente comune".
Non credo sia il fine poetico quello di arrivare a tutti, leggere poesia non deve e non può essere semplice proprio perché il poeta non scrive pensierini e canzonette.
Il web in questo ha completamente incenerito la lettura poetica. Non si ha il tempo e né la voglia di impegnarsi per capire un certo tipo di poesia. Una trentina di secondi e bisogna passare al prossimo "amico" da commentare come in una catena di montaggio.
Troppo facile scrivere di sole, cuore, mare e amore tutti i giorni, perché denota la pochezza dell'opera poetica o forse sarebbe meglio dire la totale mancanza di rispetto verso quest'arte così meravigliosa.
Scrivere per "esserci" a tutti i costi è completamente diverso da scrivere per comunicare qualcosa al lettore.
Il poeta non è e non deve essere fanciullo, penso alla Plath, a Majakovskij, a Celan, a Borges, a Montale che di certo non guardano il mondo con l'occhio di un bambino ma dal tormento di un adulto, di vita vissuta per davvero.
Ben venga la ricercatezza nei termini che almeno denota una voglia di non scrivere sempre le stesse cose.
Ti lascio con la chiusa di una poesia di Montale che tutti conosciamo...
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.