Hai ragione, Rasimaco, ma questo è l'ideale massimo dell'essere uomo, e, secondo me,
bene fa il padre a comunicarlo al figlio come termine massimo di paragone, anche qualora
lo scrivente, lo stesso genitore, non ne sia un esponente.
Quello che manca ai nostri giovani è di avere un ideale forte, da provare a raggiungere
il più vicino possibile, imparando la costanza, la tenacia, il sacrificio, la compassione,
la solidarietà, la sete di conoscere, lo spirito di avventura, il saper soffrire, il saper aspettare,
anche in amore, per dare tempo alla vita di farci persone che possono
offrire un se stesso migliore e completo, in corpo e psiche, alla metà di cielo che ci aspetta.
E mantenere la fiducia in se stessi, imparandola fin da piccoli con l'incoraggiamento dei
grandi quando realizziamo le nostre piccole vittorie.
E il successo e la sconfitta - oh che bello arrivare a trattarli alla pari!
(Ho sempre in mente un verso:
< ...l'applauso per sentirsi importante, senza domandarsi... per quale gente?....>)
Tutto quello che si ottiene lottando e migliorandosi ripaga, ripaga eccome.