Come sempre, India ci propone dei quesiti assai interessanti.
Proverò a dire la mia. Anch'io leggo raramente il forum quando si propongono poesie di poeti che non conosco, forse soprattutto perché quasi sempre essi sono stranieri: le loro poesie vengono riportate in traduzione italiana (senza citare il nome del traduttore) , e diventano per questo poco appetibili, perché nessuna forma di letteratura come la poesia è inscindibile (per essere pienamente capita e apprezzata) dalla lingua in cui essa è stata originariamente scritta.
Sono d'accordo con India quando sinceramente dice che la lettura di più poesie di uno stesso poeta (anche noto) la stanca, mentre quella di più opere di un romanziere no. Anche a me capita la stessa cosa, e non so spiegarne bene i motivi. Ho sempre però considerato la poesia come un grande o piccolo dono di una divinità, e non si può pretendere che essa sia sempre ben disposta nei nostri confronti (un po' come accade nell'amore: "Il y a des jours où Cupidon s'en fout" , cantava Georges Brassens) ; ma, quando lo è, ecco nascere "Le pont Mirabeau" di Apollinaire, tante terzine della "Commedia", certe "brevissime" di Ungaretti... Il romanzo, invece, è una costruzione paziente e terrena, e il bravo autore, sviluppando i suoi temi preferiti (e a noi congeniali) , con una tecnica personalizzata ed affinata, va avanti per tutta la vita a regalarci dei capolavori (che, tra l'altro, si prestano ad essere tradotti senza eccessive difficoltà) : ecco allora che, dopo aver letto tutta, o quasi, l'opera di un grande romanziere (personalmente posso citare Proust, Kafka, Svevo... ) , vorremmo che la sua produzione continuasse ancora...