Autore Topic: poesie dei dissidenti  (Letto 1272 volte)

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Offline India

poesie dei dissidenti
« il: Venerdì 6 Luglio 2012, 13:50:27 »
Nei regimi totalitari, la poesia ha un qualche ruolo?
Può contribuire alla rivolta delle coscienze?
La risposta credo che debba essere senza alcun dubbio positiva se è vero che ad esempio in Cina il poeta Zhu Yufu è stato condannato a 7 anni di carcere per sovversione e senza appello per una poesia.
Le rivoluzioni degli ultimi mesi nei paesi arabi non sono stato il frutto di versi o componimenti, ma è indubbio che i poeti hanno avuto un ruolo non proprio marginale nella propagazione delle idee rivoluzionarie. Nel mondo arabo anche preislamico il poeta rappresenta i desideri della comunità. Non è così in Italia, dove sono  più la musica o la pittura, i veicoli attraverso cui si concretizzano i disagi sociali.
Comunque sia, i dissidenti  nei regimi dittatoriali sono sempre stati messi a tacere e la libertà di stampa è sempre stata considerata una mina ai fini della sopravvivenza del regime stesso.
Mi piacerebbe sentire il vostro parere in merito, nonché mi piacerebbe leggere qualche poesia contemporanea di poeti dissidenti cinesi o cubani, birmani , ma anche poesie della beat generation e così via.
Postate qualcosa!!!

Offline poeta per te zaza

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Re: poesie dei dissidenti
« Risposta #1 il: Venerdì 6 Luglio 2012, 21:45:04 »
Evtuscenko

Ucraino in Siberia

La stazione di Zimà

A parlare è infine la stazione stessa. Non si tratta di un’allucinazione uditiva. La stazione, riflesso di un duplice specchio, è l’io profondo del poeta: con la sua presenza gli rimesta nell’animo cure e inquietudini, lo consola, lo conforta e gli impartisce un viatico benedicente. Tramite suo, Evtušenko parla a Evtušenko, investendosi del personaggio che desidera essere.

 «"Abbi pazienza, osserva, ascolta. / Cerca, cerca. Percorri tutta la terra. / Sì, la verità è buona, ma la felicità è migliore, / eppure non c’è felicità senza verità. / Cammina per il mondo a testa alta, / con il cuore e gli occhi in avanti, / e sul viso l’umida sferza delle nostre conifere / e sulle ciglia lacrime e tempesta. / Ama gli uomini, e saprai capirli. / Ricordati, io ti seguo. / Va’!" / E io andai. / E sono in cammino».


Quel «va’», lo si capisce bene, è un "apriti sesamo". Evtušenko sarà sempre il poeta-viandante per eccellenza. Anche quando il suo peregrinare e i suoi messaggi non avranno più ragione di essere per i mutati scenari politici del mondo.
 
di sabbia e catrame è la vita...
o scorre o si lega alle dita...

Offline Gianpiero De Tomi

Re: poesie dei dissidenti
« Risposta #2 il: Venerdì 6 Luglio 2012, 22:14:58 »
I regimi totalitari, combattono soltanto quel tipo di arte, che non possono controllare.In molti regimi ci sono intellettuali che per quieto vivere, si sottomettono alla disciplina del silenzio.

Ma la vera arte è da sempre in contrapposizione con la rigidità del regime, perchè è l'espressione della libera identità dei popoli. Ci si meraviglia, quando si viene a sapere che molta dell'arte del nostro paese e dei paesi detti liberali, è sottoposta a censura.

L'arte è una voce potente, una forza a cui non può essere contrapposta alcuna ressitenza, perchè emerge dalla volontà ancestrale dell'essere umano, dal desiderio di libertà d'espressione.

Per questo l'unico modo è il silenzio, per i regini totalitari, di sottomettere l'arte, con l'esilio, la prigionia, la morte. Ma come è stato dimostrato, la loro lotta è sempre stata, è tuttora e sarà sempre inutile, perchè non potranno mai sottomettere l'idea stessa di arte libera.