Compagni mortali! È sorto il sole antico, stanco di brillare e d'osservar noi diamanti, riflessi del suo stesso lume; ha colorato il cupo nostro paradiso di verde, grigio e azzurro, ha dipinto di rosso acceso le fiamme in questo nostro scarno inferno; ha ripreso il vecchio ufficio il nostro Sole, quest'oste avaro che ricava luridi danari col colmarci gl'occhi di bagliori spumeggianti! S'è tolto il Mondo il ner mantello, armato s'è d'archi lesti, s'è parato i pugni serri pel pugnar contr'ai suoi germi. E tra quei germi io mi distinguo, inerme, audace e spinto, e mi oppongo al mio poetare tal ch'a ardore ardito ardore adduco e addito il falso ardir de' miei sembianti, che s'impiegano a spiegar le lor passioni usando storie, nessi e sensi ch'in realtà non senton, no!, di poter dire. In questo modo mi rubello! Non penso a Kubla Kahn, non d'odio/amore sono afflitto, il Verbo non mi importa di seguire, non narro d'onte, orrori, eroi, del sesso, e proferisco sanza stile (il che è più nobil da intuire).. E se mai dovessi urlarvi un giorno tutto ciò ch'or nego, e raccontarvi d'onte, maghi e brogli, ben lo potrò fare, poiché incerto il mio pensiero ed è il mio far contraddittorio. E narro adesso, avevo omesso, del Papa Sisto VI; egli, manendo sempre onesto, osò mentire a Dio, a Cristo, poco dopo averne avuto in pasto. Non basta, gente, avere il cor furente a poter creder di sentire! Sisto sordo udiva il grido del Signore, non sentendo eppur ch'un flebil conguettìo! E così s'avvolse Fede attorno, e la tenne fino al giorno in cui, sporcando il cuore suo con macchie di bontà e cristiano amore, lavò le vesti sue con acque insane, e cadde nell'oblìo, oblïandosi d'Iddio e ponendo ai piedi d'una croce il manto suo episcopale.
Il ciel m'osserva guardingo, disgustato, e con vaporee mani copresi 'l guardo, con nuvole si cieca del mio agire indegno. Nessun segno: come pensavo. Nessun segno, né dal buio né dall'Alto Regno! Son solo e privo, ignaro e perso; son quasi un divo, armato d'anima e cervello, al mondo resisto, a vita insisto, e m'incido a forza, traccio segni nella roccia dura, di rado stanco, e traccio frasi, morfi e suoni privi d'ogni senso; la mia arma è il verso. Scrivo, scrivo, senza indugio, ciò che sento; m'armo e scrivo.