Non è solo la strumentalizzazione di un fatto di cronaca per ricevere commenti positivi, che è la nostra preoccupazione. Basterebbe, come dici, bloccare i commenti.
Il problema maggiore è l'effetto che il fatto di cronaca ha sull'autore della poesia, effetti di due tipi: emotivo e informativo.
Emotivamente un fatto come una bomba, un terremoto, ma anche un deragliamento, uno scandalo, un omicidio efferato o verso un minore, un rapimento di un minore... sollecita parti di noi più "rudimentali e primitive" di quelle che usiamo nella vita normale. L'effetto sui protagonisti è, ovviamente, molto maggiore, ma anche sui testimoni (anche televisivi) si innesca un effetto per il quale, ed è scientificamente provato, entrano in ballo zone del cervello "alternative" a quelle con le quali di solito ragioniamo, soprattutto quando le vittime sono particolarmente giovani, indifese, e/o il crimine è particolarmente violento. Non è forse vero, diciamolo crudamente, che se la bomba di Brindisi avesse fatto una vittima 50enne avremmo avuto si disdegno, ma non ci sarebbe stata quella reazione emotiva, rabbia e dispiacere che nasceva dentro di noi?
Ci sono zone del cervello adibite a questo e che entrano in azione spontaneamente in casi del genere, il cui scopo è la sopravvivenza prima dell'individuo, secondo della specie. Sono al confine fra istinto e coscienza, chi più là e chi più qua, ma ce l'hanno tutti.
Scrivere una poesia sotto questi effetti è difficile che dia buoni frutti. Di solito ci guida verso figure retoriche, frasi fatte, espressioni già sentite.
Capisco che vi sia l'istinto di farlo. Un neurologo inglese divide la mentalità umana in due tipi: sistematica e emotiva. Le persone con cervello più sistematico pensano ai soccorsi, ai bisogni, a montare una tenda, a mandare un pacco di aiuti; le persone con cervello più emotivo, pensano alle emozioni, ne sono sommerse, le esprimono e magari scrivono una poesia se questo è il loro modo di esprimersi.
Più è forte l'emergenza, più è forte l'emozione, però, e meno l'individuo è capace di esprimerle e, soprattutto, meno è capace di esprimerle in modo creativo, almeno nella stragrande maggioranza dei casi. Sotto la forte pressione degli avvenimenti, delle immagini e dei racconti, l'espressione va a finire che segue le strade più facili.
Non è un insulto alle vostre capacità poetiche od artistiche, ma un processo biologico insito da millenni nel nostro cervello.
L'effetto informativo è banalmente dovuto al fatto che nell'immediatezza di un avvenimento le informazioni sono incomplete e spesso sbagliate. Ricordo quando è scomparsa quella ragazza che faceva ginnastica, ad un certo punto i mezzi d'informazione hanno dato per sicuro che il colpevole fosse un egiziano, ed abbiamo seguito la caccia all'uomo, l'intercettazione in un porto, l'arresto, la traduzione in carcere, l'interrogatorio. Per poi sapere dopo due giorni che non aveva nulla a che vedere con il fatto. Ebbene ricordo che in quei giorni qualcuno mise sul sito una poesia sulla ragazza nella quale si dava la colpa ad un oscuro individuo, come se fosse uno straniero, un immigrato. Anche senza commenti, pubblicare quella poesia comunque sarebbe stato un errore.
Così con il caso di Brindisi, le prime poesie erano quasi tutte contro la mafia assassina, poi ci dicono che la mafia non c'entra e le poesie sarebbero state tutte sbagliate, da cancellare, e dopo qualche giorno di nuovo che potrebbe essere la mafia, e le poesie sarebbero state tutte da rimettere, e poi ancora di no, da cancellare di nuovo.