Autore Topic: "La roulette russa" di Nemesis Marina Perozzi  (Letto 2238 volte)

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Offline Nemesis Marina Perozzi

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"La roulette russa" di Nemesis Marina Perozzi
« il: Giovedì 9 Settembre 2010, 15:50:55 »
Trovo molto interessante la proposta di Angelo Ricotta di discutere sul forum la poesia "La roulette russa", perché darebbe modo anche a me di chiarire alcuni aspetti che riguardano le poesie a tema e mi rendo conto che, finché non se ne esamina una "campione", non si capisce dove si vuole andare a parare.
Mi rendo conto, ogni settimana che passa, che diventa sempre più difficile interpretare il tema, in mancanza di ulteriori informazioni sul "registro" che deve avere la lirica proposta, perciò tutto e niente diventa proponibile.
Quanto allo stile poi, so bene che la maggior parte delle poesie (a tema oppure non a tema) non rispetta quelli che i puristi definiscono "canoni".
A questo punto, come trovare, soprattutto per chi legge, commenta e vota, il giusto compromesso che bilanci questi due aspetti così importanti, trattandosi, comunque, di composizioni scritte da dilettanti e non da professionisti?
Il problema fondamentale, soprattutto per quanto riguarda le poesie a tema, non è il suo contenuto e/o il suo autore, (se non piace non la si vota, punto e basta), ma il criterio di giudizio.
In conclusione: se si ritiene costruttivo parlarne, parliamone pure! Sarà un momento di crescita anche per me!

Per comodità allego il testo della poesia:

La roulette russa

Io sono la bastarda
che ha infranto dell'amore i patti
giocandomi la salvezza nell'altro mondo
in una partita a scacchi coi pezzi neri tra le dita
 
Tento l'azzardo
tenendo una vita senza valore in pugno
ché morta è la stagione
degli ideali che m'han tradita
 
Fedele a me stessa soltanto
affronterò il rogo della condanna
senza abbassar la testa
per chiedere perdono,
additivo artificiale di una bugiarda penitenza
 
Lascio ai fragili di mente lo spleen
con cui giocare a rimpiattino
preferendo lanciarmi a volo d'angelo
nel corrosivo acido della mia coscienza
troppo orgogliosa per tornar sui passi
di cui ha cancellato l'orma
dopo aver sparato un solo mortale colpo
mirando con cura alla sua stessa fronte

Marina

Offline Barbara Golini

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Re: "La roulette russa" di Nemesis Marina Perozzi
« Risposta #1 il: Giovedì 9 Settembre 2010, 21:29:38 »
di cosa penso sulla tua poesia, l'ho scritto nel commento invece volevo ringraziare wilipedia per questa breve spiegazione:
   « Poesia è pensier che manifesta/ E stringe il Vero in simboli profondi,/ E' fuoco sacro sull'altar di Vesta,/ Luce di templi, sinfonia di mondi. »
   
(Arturo Graf)
Il sommo poeta, uno dei più importanti letterati fiorentini ed italiani

La poesia è l'arte di usare, per trasmettere un messaggio, il significato semantico delle parole insieme al suono e il ritmo che queste imprimono alle frasi; la poesia ha quindi in sé alcune qualità della musica e riesce a trasmettere emozioni e stati d'animo in maniera più evocativa e potente di quanto faccia la prosa. Una poesia non ha un significato necessariamente e realmente compiuto come un brano di prosa, o, meglio, il significato è solo una parte della comunicazione che avviene quando si legge o si ascolta una poesia; l'altra parte non è verbale, ma emotiva. Poiché la lingua nella poesia ha questa doppia funzione di vettore sia di significato sia di suono, di contenuto sia informativo sia emotivo, la sintassi e l'ortografia possono subire variazioni (le cosiddette licenze poetiche) se questo è utile ai fini della comunicazione complessiva.

A questi due aspetti della poesia se ne aggiunge un terzo quando una poesia, invece che letta direttamente, viene ascoltata: con il proprio linguaggio del corpo ed il modo di leggere, il lettore interpreta il testo, aggiungendo una dimensione teatrale. Questo fenomeno, insieme alla parentela con la musica, viene sfruttato per esempio nei Lieder tedeschi, poesie sotto forma di canzone.

Queste strette commistioni fra significato e suono rendono estremamente difficile tradurre una poesia in lingue diverse dall'originale, perché il suono e il ritmo originali vanno irrimediabilmente persi e devono essere sostituiti da un adattamento nella nuova lingua, che in genere è solo un'approssimazione dell'originale.
   « Solo la poesia ispira poesia »

Nel XIX secolo, con la nascita del concetto dell'arte per l'arte, la poesia si libera progressivamente dai vecchi moduli e compaiono sempre più frequentemente componimenti in versi sciolti, cioè che non seguono nessuno schema particolare e spesso non hanno nemmeno una rima.

Via via che la poesia si evolve, si libera dai suoi schemi sempre più opprimenti per poi diventare forma pura d'espressione.

Il concetto di poesia oggi è molto diverso da quello dei modelli letterari; molta della poesia italiana contemporanea non rientra nelle forme e nella tradizione, e il consumo letterario è molto più orientato al romanzo e in generale alla prosa, spostando la poesia verso una posizione secondaria.

Inoltre, con l’avvento di internet e dei blog la produzione e il consumo della poesia sono aumentati notevolmente: secondo alcuni esperti[non chiaro] ogni anno 5 milioni di poesie vengono pubblicate sulla rete, in migliaia di siti di scrittura on-line.

proprio oggi, leggevo il manuale che usiamo alla International School basato sui programmi della scuola superiore Australiana e che appunto sotto la voce "poesia" e come introdurla in classe si parlava di forme poetiche talmente tanto diverse fino alle giappone Haiku e Tanka per citare le più famose che forse stabilire dei canoni diventa difficile......non so ma io sono stufa di tutti questi canoni che dovrebbero regolare e di fatto limitano la libertà espressiva d'ognuno di noi. La poesia deve evocare immagini attraverso l'uso di parole e questo la tua lo fa benissimo. Anzi come mi sembra di aver già detto, questa è per me la tua migliore.

Offline Angelo Ricotta

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Re: "La roulette russa" di Nemesis Marina Perozzi
« Risposta #2 il: Giovedì 9 Settembre 2010, 22:46:51 »
Eccomi a commentare, come promesso, analiticamente, la tua poesia. Quel che ho capito, in sintesi, è che tu nonostante tutti i tuoi sbagli non ti abbandoni allo sconforto ma affronti a muso duro la tua coscienza. Se questa è la corretta interpretazione, che tu dovresti confermarmi o meno, allora il problema si sposta nel determinare se la forma e la logica corrispondono a questo significato che, bada bene, io ho cercato di intuire ma del quale non sono sicuro, perché non emerge immediatamente dal tuo testo, e quindi cerco conferme nell'analisi dettagliata di esso. Il titolo mi fa subito pensare a un gioco mortalmente pericoloso, anche e soprattutto nel senso metaforico, quindi cerco il perché nel seguito. Nella prima strofa ti dichiari fedifraga e addirittura paventi una punizione divina. Questo mi suona male perché non credo proprio che Dio possa condannare qualcuno perché ha infranto patti d'amore. Ossia mi sembra una deduzione incongrua. Capisco che tu per pezzi neri tra le dita voglia intendere qualcosa di negativo ma questa non è un'immagine che possa essere universalmente condivisa: ad esempio io preferisco i pezzi neri ai bianchi! Poi non capisco 'le dita' come verso isolato.Tenti l'azzardo anche se la tua vita è senza valore perché gli ideali ti hanno tradita. Non mi piace perché illogica, siamo noi che tradiamo gli ideali e poi se tu stessa dici che la tua vita è senza valore che senso ha il discorso che segue di manifestazione di risolutezza? Non avendo più ideali ti fidi solo di te stessa: non capisco in che cosa confidi. E poi quel rogo della condanna non è esagerato? Non chiedi perdono ma sai che sei bugiarda! Penitenza! Dici che non vuoi il perdono ma sì alla penitenza? Poi perché quelli che hanno lo spleen sono fragili? Baudelaire, il re dello spleen e grandissimo poeta, giocava a rimpiattino con quisquilie come lo spleen, insomma perdeva tempo? Mentre tu che fai? Ti lanci baldanzosamente nel corrosivo acido della tua coscienza, cancellando il tuo passato, ma questo dopo esserti sparata un colpo mortale in fronte! Anche se metaforico come fa una a pensare dopo il trattamento mortale suddetto! Se si accettassero operazioni linguistiche di questo tipo finiremmo anche con il giustificare espressioni del tipo: <Il morto da dieci anni si alzò, leccandosi le labbra, e gridò verso i vivi: "Ora siete tutti morti!">. È fin troppo facile confezionare frasi ad effetto di questo tipo, ma io non le approvo.

Offline caligola

Re: "La roulette russa" di Nemesis Marina Perozzi
« Risposta #3 il: Giovedì 9 Settembre 2010, 23:12:22 »
Personalmente credo che la prima e l'ultima strofa siano abbastanza riuscite (i pezzi neri tra le dita è un concetto a mio avviso molto evocativo, denso come anche la fuga dallo spleen ed il finale ad effetto) ma le due centrali sono mal riuscite (tento l'azzardo sarebbe anche una buona partenza ma poi si ricade sulla banalità di "vita senza valore in pugno", "rogo della condanna", le solite cose dello spleen insomma.
Forse nelle due strofe di mezzo ti sei lasciata scappare un po' la mano su riflessioni intimistiche e comunque poco elaborate, più della parola parlata che della parola scritta.

GaiaGea

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Re: "La roulette russa" di Nemesis Marina Perozzi
« Risposta #4 il: Martedì 14 Settembre 2010, 22:26:17 »
Eccomi a commentare, come promesso, analiticamente, la tua poesia. Quel che ho capito, in sintesi, è che tu nonostante tutti i tuoi sbagli non ti abbandoni allo sconforto ma affronti a muso duro la tua coscienza. Se questa è la corretta interpretazione, che tu dovresti confermarmi o meno, allora il problema si sposta nel determinare se la forma e la logica corrispondono a questo significato che, bada bene, io ho cercato di intuire ma del quale non sono sicuro, perché non emerge immediatamente dal tuo testo, e quindi cerco conferme nell'analisi dettagliata di esso. Il titolo mi fa subito pensare a un gioco mortalmente pericoloso, anche e soprattutto nel senso metaforico, quindi cerco il perché nel seguito. Nella prima strofa ti dichiari fedifraga e addirittura paventi una punizione divina. Questo mi suona male perché non credo proprio che Dio possa condannare qualcuno perché ha infranto patti d'amore. Ossia mi sembra una deduzione incongrua. Capisco che tu per pezzi neri tra le dita voglia intendere qualcosa di negativo ma questa non è un'immagine che possa essere universalmente condivisa: ad esempio io preferisco i pezzi neri ai bianchi! Poi non capisco 'le dita' come verso isolato.Tenti l'azzardo anche se la tua vita è senza valore perché gli ideali ti hanno tradita. Non mi piace perché illogica, siamo noi che tradiamo gli ideali e poi se tu stessa dici che la tua vita è senza valore che senso ha il discorso che segue di manifestazione di risolutezza? Non avendo più ideali ti fidi solo di te stessa: non capisco in che cosa confidi. E poi quel rogo della condanna non è esagerato? Non chiedi perdono ma sai che sei bugiarda! Penitenza! Dici che non vuoi il perdono ma sì alla penitenza? Poi perché quelli che hanno lo spleen sono fragili? Baudelaire, il re dello spleen e grandissimo poeta, giocava a rimpiattino con quisquilie come lo spleen, insomma perdeva tempo? Mentre tu che fai? Ti lanci baldanzosamente nel corrosivo acido della tua coscienza, cancellando il tuo passato, ma questo dopo esserti sparata un colpo mortale in fronte! Anche se metaforico come fa una a pensare dopo il trattamento mortale suddetto! Se si accettassero operazioni linguistiche di questo tipo finiremmo anche con il giustificare espressioni del tipo: <Il morto da dieci anni si alzò, leccandosi le labbra, e gridò verso i vivi: "Ora siete tutti morti!">. È fin troppo facile confezionare frasi ad effetto di questo tipo, ma io non le approvo.

O mammaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
mi sa che se l'interpretazione della poesia è questa... mi toccherà rifare  la  Videopoesia... perchè io vi ho letto altro...



Offline Nemesis Marina Perozzi

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Re: "La roulette russa" di Nemesis Marina Perozzi
« Risposta #5 il: Martedì 14 Settembre 2010, 22:51:39 »
Oh, mamma mia! Per prima cosa devo chiedere scusa a tutti voi, perché mi accorgo soltanto ora di questo topic!
Per mia grave disattenzione, non ho letto la "boardnews", in cui si apriva la discussione su "la roulette russa". Pensavo infatti che il mio intervento nel precedente topic fosse stato cancellato e quindi non fosse stato analizzato il testo. La mia disattenzione è davvero imperdonabile! A questo punto che dire? Sono imbarazzata, perché non pensavo davvero di aver provocato considerazioni così profonde e condivisibili, soprattutto per quanto riguarda l'analisi di Angelo e Caligola, che non fanno una grinza. Quanto a Barbara, il nostro primo contatto avvenne con un suo intervento di precisazione sulla corretta grafia della parola "Bàbushka", titolo di una mia poesia. Da allora ho imparato a conoscerla, stimandola ed apprezzandone l'immensa cultura, ma davvero non pensavo che potesse dedicare un vero e proprio trattato a parole dettate da una mente principiante, abituata ad andare a ruota libera, anarchica e irrazionale come la mia! Che dire... Non vado oltre, per non sembrare troppo sbilanciata verso un'amica (penso di poterlo affermare, visto ciò che ha scritto), trascurando voi, Angelo e Caligola, ai quali devo delle spiegazioni, per chiarire meglio il mio pensiero.
La questione dei pezzi neri e dei pezzi bianchi degli scacchi: mi sembra di ricordare, ma forse sbaglio, che il diritto della prima mossa sia dei bianchi, potenzialmente favoriti nelle scelte. Prendendo i neri, quindi, intendevo dire che deliberatamente sceglievo di partire svantaggiata, potenzialmente perdente.
Nella concezione cattolica, chi si macchia di adulterio commette grave peccato, perciò, chi lo affronta deliberatamente sa di giocare una partita sporca e perdente in partenza.  
Del resto, chi ha vissuto gli anni di piombo (nel '69 ero in prima magistrale, a Milano) porta su di sé tutto il dolore di un periodo storico/politico che ha segnato per sempre le coscienze. Ecco perché parlo di ideali che mi hanno tradita e di vita senza più alcun valore. Angelo: hai capito male! Dico di non chiedere perdono e di non voler fare penitenza, perché si tratta di manifestazioni ipocrite. Non ho mai approvato la legge sui pentiti, perché genera un comportamento ipocrita, dettato soltanto dall'opportunità offerta dalla legge per ottenere uno sconto di pena. Dunque, chi sa di essere un criminale (anche se soltanto sentimentale) non ha certamente paura di giocare alla roulette russa. Che cos'ha da perdere?
Lo spleen: spesso ci si nasconde dietro la malinconia per giustificare il proprio non agire/reagire. In un impeto d'orgoglio e di arroganza, definisco fragili coloro che preferiscono macerarsi in questo sentimento, anziché mettersi in gioco per l'ultima fatale sfida con la morte.
Effettivamente, il passaggio più incoerente della poesia riguarda quello sulla coscienza. In realtà avrei voluto dire che il colpo mortale era stato sparato al passato, ma anche il presenta, che pure in qualche modo sopravvive, non merita di continuare ad esistere, perciò ecco il volo nell'acido.
Infine, vorrei dire a Caligola che ha perfettamente centrato la reale fragilità di quasi tutti i miei testi: quello scivolamento su considerazioni più tipiche della parola parlata che di quella scritta. È perfettamente vero: io sono fortemente condizionata dalla lingua parlata... Dunque dalla prosa!
Vi ringrazio tutti, davvero, di cuore, per avermi dato questa straordinaria possibilità di discutere seriamente e con grande competenza (la vostra, naturalmente, non la mia) di poesia!
Vi saluto con immensa gratitudine ed imbarazzo!
    

Offline Marco Veronesi

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Re: "La roulette russa" di Nemesis Marina Perozzi
« Risposta #6 il: Martedì 19 Ottobre 2010, 18:55:52 »
"La funzione del poeta
non è di indicare delle vie,
ma, innanzitutto,
di risvegliare nostalgie."
Hermann Hesse