Autore Topic: la Buona Madre  (Letto 955 volte)

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Offline Benedetta Cavazza Miciamalvina

la Buona Madre
« il: Martedì 11 Maggio 2010, 15:10:10 »
Si alzò ,come confusa,gli occhi sgranati quasi a raccogliere i timidi raggi del sole che si affacciavano dalla finestra alta e severa dell’aula. Cercò d’istinto,nella folla,un volto amico o almeno non ostile in cui specchiarsi, nella speranza che la sua immagine riflessa l’assolvesse prima che la giuria emettesse il verdetto che tutti sapevano, e si aspettavano,di condanna.   


I

La bocca le riluceva di rosso scarlatto ,mentre camminava sulla via principale spingendo avanti a se una carrozzina nuova di un tenerissimo giallo punteggiato qua e là da allegre nuvolette turchesi.Nella navicella un paffuto bebè sgambettava come uno scarabeo rovesciato sulla schiena che cerchi di rimettersi dritto per proseguire la sua corsa nei prati.Le persone che a quell’ora affollavano la via,creando quadri di vita quotidiana, si voltarono per osservare la scena attirati involontariamente più che da quell’agitarsi di piedini e manine nell’aria frizzante dall’avvenenza di quella,che più che una madre sembrava essere un’ attrice uscita per un servizio di moda.Non era la bellezza della donna ma l’artificiosità del suo fascino ad attirare gli sguardi. I capelli sfacciatamente tinti di un biondo innaturale,la gonna che scopriva le gambe un pò troppo e il golfino di una taglia più piccola del necessario rivelavano l’insicurezza d’essere davvero attraente.Sicuramente ,però,proclamavano il bisogno d’essere guardata e guardata con approvazione.Una signora che indugiava dinanzi al panificio si staccò dal gruppo d’amiche con cui condivideva da sempre le ore pigre del mattino per andarle incontro ed ammirare quanto Carlo fosse cresciuto. Carlo era il bimbo,forte e dal pianto imperioso che un caldo pomeriggio d’agosto era venuto ad allietare la casa di Mara e Paolo,gli sposini a cui ella aveva affittato l’appartamento del padre dopo la morte di questi. Mara sorrise inquieta nel vederla appressarsi alla culla.La signora Arbosi riusciva sempre a toccarla nel punto più fragile e a mandarla intimamente in frantumi.Temeva i suoi commenti a suo parere sempre apparentemente casuali e gentili ma volti nascostamente a provocarla.La donna sporse la testa in avanti,chinandosi verso il visetto roseo e carnoso del poppante e dopo un sospiro fra il compiaciuto e il preoccupato si rivolse alla mamma come le rivelasse una diagnosi della massima gravità:” non è un pò troppo rosso??”Sforzandosi di rimanere naturalmente dolce e schietta Mara si volse verso il figlio con fare premuroso e dopo averne scrutato attentamente le gote morbide e profumate formulò la risposta,con saggi e studiati movimenti del capo per sembrare ancora più eterea ed angelica:”…è che è un gran giocherellone,così si scatena in una danza col cielo!”Sancì la fine del colloquio con un grande schiocco delle labbra ben modellate sulla fronte di Carletto e riprese la strada come se il tempo le fosse passato troppo in fretta e un qualche importante compito l’attendesse altrove.Febbrilmente imboccò la salita che portava a casa e mentre le mani le tremavano ancora  sollevò il figlio dai cuscini e se lo pose in grembo.Il piccolo volse subito la boccuccia verso il seno in cerca del soffice calore che ben conosceva ma invece di trovare il capezzolo stillante sentì un forte dolore percorrergli la coscia, così violento ed inaspettato da lasciarlo senza fiato,col rumore del suo cuoricino che gli martellava le orecchie:un pizzico,feroce,incomprensibile. Levò d’istinto gli occhi agli occhi della mamma per trovare in lei al tempo stesso conforto e risposta.Li trovò colmi di lacrime come i suoi e nella sua innocenza si convinse che ella condividesse con lui quella sofferenza e nella  comunione immaginata trovo pace e coraggio. Così affondò la testa nel cotone e si abbandonò al sonno. Mara guardò il lattante rilassato il cui capo si muoveva su e giù nell’arcano scandire del respiro e leccò dal labbro le lacrime salate. Spostò le ghettine e guardò

Offline Benedetta Cavazza Miciamalvina

Re: la Buona Madre
« Risposta #1 il: Martedì 11 Maggio 2010, 15:11:49 »
il livido che gli aveva procurato.Più forte della vergogna che provava per quel suo gesto era la sensazione d’essere vittima di quel poppante.Era lui che le procurava le critiche della gente,che la rendeva ridicola.Era colpa sua se non era amata.Si concesse di singhiozzare ancora un po’ sulla sua triste condizione.Poi depose Carlo nel lettino e andò a preparare il pranzo. 
























II

Qualcuno mise la chiave nella toppa,Carletto che era intento a far gareggiare due piccole Ferrari un pò ammaccate e scolorite alzò la testa incerto se sperare che fosse la madre o augurarsi che fosse qualcun altro. L’emozione gli attanagliò il petto,così rimase fermo,quasi a fiutare l’aria,come il cervo che intuisca il pericolo rimirando lo splendore dell’erba inchinata alla forza carezzevole del vento.La porta si aprì e prima d’ogni altra immagine egli scorse l’icona di un visetto pallido dove spiccavano due enormi occhi di un grigio acquoso,due pozze affascinanti che sembravano attirarlo,e così fu,per sempre.Una sorellina,fragile,soffice,inerme. Sua. Tremante s’appressò al fagottino e sporse le braccine per toccarla.Fu spinto via,una spinta secca,dura. Mara lo guardò quasi sorpresa che fosse lì,come si fosse aspettata che al suo ritorno dall’ospedale Carlo fosse scomparso.’Levati!’ gli ringhiò,e il piccolo ritrasse ben più che le manine dove le unghie erano mangiate fino alla carne,fino a sanguinare.Ritrasse la sua anima.La rinchiuse per amore di lei in quel mondo privo di luce ove la teneva per non darle noia.Lo sguardo tornò ad essere distante,chinò la testa e dalla bocca gli uscì un brontolio sordo con il quale le piccole Ferrari ripresero la strada disegnata dalle mattonelle. Mara salì le scale e poggiò Coline fra le coperte;si spogliò lentamente,timorosa di guardarsi allo specchio.Non voleva constatare quanto la neonata le avesse modificato col suo apparire il corpo. I punti le tiravano procurandogli disagio ma era la pancia il suo cruccio.Una massa molle che dichiarava al mondo il suo stato di puerpera.Presa da se stessa non si accorse che la piccola era scivolata sulla stoffa colorata del copriletto ruotando la testolina ed annaspava non riuscendo a prendere aria.La mancanza d’ossigeno le impediva di emettere suono,si stava stancando e stava abbandonando la lotta per la sopravvivenza. Carlo era salito quasi di soppiatto,come una lesta lucertola che viva nell’ombra per nascondersi ai predatori ma aneli il sole caldo per sentire scorrere la vita nelle vene.Alla vista del fragile fagotto,immaginato e desiderato per nove solitari algidi mesi, si slanciò con un grido strozzato rigirando Coline la quale finalmente prese respiro,proclamato da un urlo pari a quello emesso trionfalmente alla nascita. Mara si girò in tempo per vedere Carlo addosso alla piccola che vagiva,rossa,sofferente.Come una fiera che non conosca pietà e divori ben più del pasto necessario ubriacandosi alla vista del sangue e continuando a sbranare ella si gettò sul maschietto colpendolo con tutta la forza al viso,al petto,con pugni,morsi,strappandogli i capelli,gridandogli come fosse stanca di lui,come non ce la facesse più a sopportarlo.Lo trascinò per le braccia nella cameretta accanto e lo congedò con un calcio. Carlo guardò la porta della sua stanza chiudersi e si sentì sollevato. Poteva rifugiarsi fra le sue cose,tornare nel suo regno dove timidi animaletti sfidavano il fuoco,il mare per
giungere da lui,per amarlo e proteggerlo.


















III










Offline Benedetta Cavazza Miciamalvina

Re: la Buona Madre
« Risposta #2 il: Martedì 11 Maggio 2010, 15:13:40 »
Carletto guardava le ombre dei rami arabescare il soffitto,affascinato dal fluttuare delle immagini provocato dalla tramontana che colpiva incessante le colline,la casa e la sua finestra.Cercava di concentrarsi sui disegni che comparivano,sulle storie che la sua mente di bimbo riusciva a ricavarne.Ogni spunto era buono per trascinare se stesso lontano dai rumori che udiva nella stanza accanto:singhiozzi,ringhi,tonfi.Gli pareva perfino di cogliere il fremito di sua sorella mentre cercava di farsi più piccola per nascondersi all’ira della madre,se tendeva l’orecchio.Una folata più violenta fece spalancare i vetri e nonostante Carlo fosse abituato a controllarsi gli sfuggì un gemito.Non tanto di paura per lo schianto improvviso quanto una sorta di singulto di compassione che aveva lottato per trattenere e che gli fosse emerso in un anelito di libertà come promessa da quella manifestazione di forza della natura.Coline sentì il fratello emettere l’urlo soffocato dal fondo del corridoio e nell’attimo stesso che comprese che l’aveva udito anche Mara capì che la sofferenza fisica stava per abbandonarla per abbattersi sul maschietto e che le si sarebbe schiuso all’interno dell’anima,ancora una volta,l’inferno del dolore di chi assiste al massacro dell’amore inerme..Tale era il bene che Carlo sentiva,nonostante le percosse,le umiliazioni,gli inganni,verso la mamma.Si ostinava a credere in lei,come se quella fede potesse tenerli entrambi in vita.Come se fosse,il suo cieco sperare,un salvagente che li sostenesse nella tempesta. C’era da resistere,si,ma non per sempre.Un diverso pensiero lo avrebbe condotto alla disperazione.





IV

Offline Benedetta Cavazza Miciamalvina

Re: la Buona Madre
« Risposta #3 il: Martedì 11 Maggio 2010, 15:17:12 »
Il pomeriggio sembrava scherzare con l’oro dei raggi solari che pigramente solcavano l’erba smeraldina;stendeva le sue ore lento come intuisse che la sera vestiva di tenebre annuncianti il compiersi di una tragedia.Non voleva finire,voleva prolungare attimo dopo attimo l’impressione di gioia che i due bimbi sentivano mentre con le tasche piene di margherite e ghiaia un poco umida disegnavano nel cortile un pavimento per le bambole e stradine pei soldatini.Di tanto in tanto si tenevano per mano,come se il toccarsi rendesse più reale il sentimento profondo di comunione che provavano.In quello stringersi di soffici palmi ed eburnee dita veniva accolta,come in un nido morbido,la consapevolezza di un momento di pace. L’innocenza sgranava un sorriso che incatenava la sofferenza in un luogo remoto,irraggiungibile,dove non potesse più nuocere.



















V



Mara si appoggiò al bordo della cucina stanca ma orgogliosa di se stessa.Il pavimento riluceva e profumava di pulito.presto sarebbe tornato Paolo e lei era certa che avrebbe notato come la stanza fosse più luminosa ed ordinata.Si girò verso la porta sentendola cigolare,il cuore le balzò in gola nella speranza di vederlo entrare e nell’aspettativa ,nel desiderio di sentirsi lodata,apprezzata dall’uomo,bello ed intelligente, che aveva per compagno.Il volto le si irrigidì quando scorse le due figurette dei figli entrare.Non volendo richieste da parte loro si infilò nel bagno augurandosi che si recassero nella stanza dei giochi fino all’ora di cena. I bimbi,nel timore di disturbarla,si diressero all’acquaio per lavarsi le mani ed i visetti inzaccherati di terra fresca e grumosa.Piccole gocce brune caddero al suolo e loro le calpestarono con le scarpe mentre tendevano le braccia smagrite verso il getto fresco che sgorgava argentino dal rubinetto.Bevvero avidamente e si asciugarono al canovaccio appeso li vicino,non cogliendo al volo che era di lino candido e non il solito di spugna. Poi,senza fare rumore,salirono a guardare la televisione .Si accoccolarono l’uno sull’altro mentre l’apparecchio trasmetteva Braccio di Ferro.Intenti alla storia non si accorsero che Mara furiosa giungeva loro alle spalle.Il primo colpo fece un suono secco sulla guancia di Carlo e lo lanciò contro lo spigolo del tavolino.Fra il naso e lo zigomo si allargò un vasto versamento di sangue mentre lo stesso sgocciolava dalla narice segnando il pavimento di tante chiazze vermiglie.Alla vista delle macchie ella s’agitò ulteriormente.Le sembravano l’ennesima sfida,l’estremo sfregio e afferrandolo per i capelli lo costrinse a strisciarvi sopra per cancellarle.Coline si sporse verso il comodino dove giacevano ignari dei fazzolettini per tergere il cotto,sperando con quel gesto di fermare l’ira della donna.Ma ella era fuori di se e con

Offline Benedetta Cavazza Miciamalvina

Re: la Buona Madre
« Risposta #4 il: Martedì 11 Maggio 2010, 15:20:54 »
un calcio ben assestato la fermò e la costrinse nell’angolo.La bambina era terrorizzata e come paralizzata vide la madre tornare verso il fratello e trascinarlo alle scale.Sbavava mentre gli urlava quanto lo odiasse,continuava a ripetergli che non doveva guardarla,che non doveva osare guardarla. Carlo non emetteva alcun fiato.Ma con quell’ostinata speranza che lo aveva tenuto in vita fino a quel momento continuava a fissare negli occhi la sua adorata carnefice.Nella sua bontà si sforzava di contemplare oltre l’odio dipinto nei cari lineamenti,tendeva l’anima per penetrare oltre il muro della malvagità per arrivare là dove ogni essere umano è quel che è al principio:un groviglio di sogni,di attese,d’unicità inestimabile.Per Mara fu troppo.Non voleva credere d’essere chiamata a rispondere di quel nucleo meraviglioso,di quel tesoro gratuito postogli in seno.Non voleva essere degna d’esistere per se stessa,voleva il potere del merito, dell’ambizione, dell’ammirazione e del prestigio.Voleva essere perfetta dinanzi all’uomo annullando la verità di quel miracolo che sussiste in noi nonostante i nostri errori, quel mistero che è l’amore gratuito. Così sollevò in alto il fanciullo e lo gettò oltre la ringhiera. Per spegnere con lui la visione.Il corpo toccò terra nell’attimo in cui Paolo girava la chiave per entrare;una scarpa gli rimbalzò su di una coscia mentre si voltava verso le grida di Coline.












Offline Benedetta Cavazza Miciamalvina

Re: la Buona Madre
« Risposta #5 il: Martedì 11 Maggio 2010, 15:21:29 »
EPILOGO


Paolo teneva la figlia appoggiata alla spalla.In piedi,vicino all’avvocato la dondolava per favorirne il sonno.Non voleva che si destasse e vedesse la madre in quel momento.Lui stesso non era certo di sopportarne la vista,benché la notte,a tratti,fosse colpito dalla consapevolezza d’avere ucciso anche lui Carletto con la sua indifferenza e la sua cecità.Poi lo sguardo non riuscì più a distogliersi e si appoggiò sulla gota pallida di Mara,della donna che aveva scelto con entusiasmo e passione.Fu commosso nello scorgere in lei i tratti perduti del figlio e il cuore gli si contrasse ancor più dolorosamente.Fu allora che  comprese che non doveva abbandonarla.Si sentì penetrare, pervadere da una nuova e pur conosciuta forza,quella forza che non può finire poiché da lei tutto scaturisce,quella forza che la voce d’ognuno chiama ed invoca,quella forza imbattuta che chiamiamo Perdono.

Offline Benedetta Cavazza Miciamalvina

Re: la Buona Madre
« Risposta #6 il: Martedì 11 Maggio 2010, 15:22:20 »
questo era quello che volevo dire...