Autore Topic: E fu poesia - di Benito Ciarlo  (Letto 1537 volte)

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Offline Stefano Toschi

E fu poesia - di Benito Ciarlo
« il: Domenica 31 Gennaio 2010, 14:51:52 »
Propongo a chi passa di qui  di fermarsi un attimo ed ascoltare questa bella poesia (forse, secondo me, un piccolo capolavoro) di Benito Ciarlo letta dall’autore stesso.
Ciccate sul link:
http://www.youtube.com/watch?v=3CsSVbtjs54

E fu poesia – di Benito Ciarlo -

Quando le stelle ancor erano esangui
e stentava la luce a farsi strada
nell'universo denso, già mormorava
un alito, un insetto ronzante pertinace
si dibatteva intrepido tra il piccolo
e l'enorme. Quando la nebbia
avvolse le coscienze e della chioma
della dea maligna restò solo una ciocca
nella mano di pietra che s'ostinava
a carezzarle il crine, si distinsero
armoniche più acute. Toni diversi
striduli e rombanti, tuoni in embrione
e lampi finalmente. La luce liberata
invase il campo. E l'acqua scaturì
dalla sorgente. Il ronzio si placò
per lasciar spazio al ciclico fragore
della novella furia. Sorse il vento.
E l'insetto cocciuto migrò altrove,
il suo frinire eterno si confuse
col canto delle stelle più lontane.

Quando le stelle ancor erano esangui
si dibatteva un cuore tra i titani
e scivolando assunse le sembianze
d'una inconsueta sintesi, più nuova,
che univa luce, vento, tuoni e fuoco:
Verbo, Parole, Verso. E fu poesia!

"Ogni certezza è nel sogno" (E. Poe)

Offline Stefano Toschi

Re: E fu poesia - di Benito Ciarlo
« Risposta #1 il: Domenica 31 Gennaio 2010, 14:52:37 »
Metto solo qualche appunto a commento.

Genesi della poesia… Ma è una vera e propria genesi cosmica; una genesi dal suono, che riecheggia la sillaba primordiale Om della tradizione indù dalla cui vibrazione l’intero cosmo è generato. Ci sono suggestioni dalla genesi scientifica del Big Bang: una enorme densità iniziale, il liberarsi della luce al fissarsi degli elettroni negli atomi, un ronzio primordiale che si fa sempre più debole e lontano equivalente della radiazione cosmica di fondo, residua voce di quei tempi originari. Il tutto in un’atmosfera da tempesta, da cataclisma, dove suoni striduli o fragorosi si accompagnano a lampi terrificanti. Ed il clima angosciante è accentuato da quell’insetto ronzante che si dibatte. Questo, almeno, nella prima lunga strofa.
Nella seconda, che inizia anaforicamente con lo stesso endecasillabo, a dibattersi nel cosmo primordiale è “un cuore”, cifra dell’umano in contrapposizione al male ed al disordine simboleggiato dai titani, i quali sono l’immagine di tutto quel caos che ci ha descritto la prima strofa.
In esso tutti quegli elementi, generati dal suono originario, che si contrastavano: luce, vento, tuoni, fuoco, ritrovano armonia, diventano Verbo, Parole, Verso: Poesia.
E’ una visione della poesia come espressione del suono originario, della parola divina creatrice, quindi come pura ispirazione: il poeta vate o profeta.
Ma in senso più introspettivo è anche il vedere la poesia come l’espressione di quella verità interiore che si fa strada attraverso il caos dei nostri pensieri e sentimenti fino a rivelarsi.

"Ogni certezza è nel sogno" (E. Poe)

Offline Stefano Toschi

Re: E fu poesia - di Benito Ciarlo
« Risposta #2 il: Domenica 31 Gennaio 2010, 14:53:20 »
Nota metrica.
Dal punto di vista metrico i versi sono prevalentemente endecasillabi con accento di sesta (esclusivamente tali nella seconda strofa).
In alternativa, tranne in un caso (il sesto verso che è interrotto da una fine di periodo, ed in cui il primo emistichio forma un settenario con l’ultimo del verso precedente, ed il secondo forma un endecasillabo con l’inizio del verso successivo), sono versi composti da un settenario seguito da un quinario o da un altro settenario (escluso il quinto verso che inizia, sì, con un settenario sdrucciolo, ma la seconda parte va con l’inizio del verso successivo), è mantenuto così l’accento in sesta sede. L’andamento sintattico non segue quello metrico per cui ci sono numerosi enjambement , è da notare a tal proposito che spesso singole frasi che si sviluppano attraverso versi successivi sono esse stesse endecasillabiche.
Mi sembra evidente che l’autore ha colto il ritmo in maniera spontanea, senza controllare o contare le sillabe dei versi; ha ascoltato quel suono originario di cui parla nella poesia, ne ha sentito la cadenza, la musicalità, l’incantamento.
E alla lettura quel ritmo si avverte chiaramente.

Certo ogni immagine meriterebbe di essere esaminata e chiarificata, per quanto possibile.
La suggestione d’insieme, comunque, è notevole al di là di qualsiasi spiegazione.
Non avevo molto tempo, scusate se sono stato un po’ confuso. Ma ascoltata la poesia letta dall’autore ho sentito il desiderio, e come una certa urgenza, di proporla qui.
"Ogni certezza è nel sogno" (E. Poe)

Offline Benito Ciarlo

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Re: E fu poesia - di Benito Ciarlo
« Risposta #3 il: Domenica 31 Gennaio 2010, 21:28:15 »
Grazie, Stefano, per la bella, graditissima sorpresa e per l'ottima interpretazione dei miei poveri versi.
Conserverò i tuoi commenti (la glossa e le note tecniche) come un regalo molto prezioso.
Un cordiale saluto
Ben
mi ha sempre stupito quali giri assurdi debbano fare i fiumi per passare sotto tutti i ponti (Beppe Grillo)

Clodia

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Re: E fu poesia - di Benito Ciarlo
« Risposta #4 il: Domenica 31 Gennaio 2010, 22:33:09 »
Ho conosciuto questo autore qui su Scrivere è per me è stato un grande incontro, leggerlo. Stefano Toschi lo ha eccellentemente chiosato. Io aggiungo solo che su tutta la lirica c'è un velo di sottilissima ironia - a mio modesto parere - nel senso più alto del termine, che accompagna con patetica compassione (anche qui, nel senso etimologico delle parole) il dibattersi di quell'"insetto". Ed è questo che la rende "alta", come quando si legge Ariosto per esempio.
Chiedo scusa all'autore se sbaglio interpretazione  :)


Offline Stefano Toschi

Re: E fu poesia - di Benito Ciarlo
« Risposta #5 il: Lunedì 1 Febbraio 2010, 15:27:04 »
A dire il vero, personalmente, non avevo avvertito la presenza di un velo di ironia, non so se ci sia davvero.
Certo l’autore osserva e narra questa cosmogenesi dall’esterno, al tempo stesso con distacco (e può darsi che in questo autore, generalmente così ironico, il distacco comporti necessariamente un velo di ironia) e con il gusto della descrizione grandiosa, quasi epica.
Sì, probabilmente in questa epicità delle immagini c’è un filo di ironia.

Ma invito chiunque ne abbia voglia ad esprimere le sue impressioni o riflessioni, senza timore.  ;)
"Ogni certezza è nel sogno" (E. Poe)

cipreacalend

  • Visitatore
Re: E fu poesia - di Benito Ciarlo
« Risposta #6 il: Lunedì 1 Febbraio 2010, 17:28:40 »

trovo bellissima l' immagine dell'insetto che si dibatte per venir fuori dal caos primordiale della creazione: la poesia non potrebbe che esser proprio quel ronzio, persistente, tenace, che si fa largo affinché il verbo, da indistinto suono, possa innalzarsi a dare forma al  creato, attraverso gli elementi tutti, l'aria il fuoco, la terra, la luce, l'acqua. Ci sono elementi legati a molteplici significati e mi piace molto la lettura che ne ha fatto Stefano, ma in quel percorso, come nel titolo, si legge tutta l'importanza che possiamo dare alla poesia, alla preziosità di come quando leggi un verso che ti risuona dentro, questo muta il tuo sentire, si aprono scenari, orizzonti mai visti prima.

Purtroppo sono di corsa, come spesso accade, ma ritornerò... si presto

Offline Stefano Toschi

Re: E fu poesia - di Benito Ciarlo
« Risposta #7 il: Lunedì 1 Febbraio 2010, 17:44:58 »
Certo l'immagine dell'insetto è curiosa.
Io l'ho interpretata come scaturita dall'idea del ronzio, il quale a sua volta associa il pensiero di un suono indistinto, che deve trovare ancora la sua espressione più piena, più matura, a quello della radiazione del Big Bang, che a sua volta può essere captata come un rumore di fondo.
In questo senso poi l'insetto migra e confonde il suo ronzio con le stelle più lontane, nel finale di strofa.
L'insetto lo vedo anche contrapposto al "cuore": il ronzio primordiale per trovare espressione piena ed armonica deve diventare parola di Uomo.
Un altra immagine misteriosa è quella della "dea maligna" e della "mano di pietra".
"Ogni certezza è nel sogno" (E. Poe)