La componente emozionale sensoriale nell’individuo umano si configura anche e sovratutto nel dolore.
quando esso compare e si automantiene ci troviamo di fronte ad un atteggiamento tale da condividerlo anche se costretti a farlo e ad affrontarlo.
Esso incupisce lo stato d’animo proprio della psiche interiore, lo rende nero, viene alimentato dalle circostanze tristi e quando giunge si ha voglia di sparire, di andare via.
L’autrice con il suo “Dolore nero”dimostra l’incapacità a contenere la sofferenza, è incapace di scacciarla, di allontanarla, vorrebbe combatterla intanto viene ad essere sopraffatta e riesce solo a soccombere.
Soccombe probabilmente con la volontà oramai rassegnata, le sue manifestazioni riescono solo a convincerla che nulla si può fare per riemergere infatti il testo soffoca ed è crudo nella sua essenza e che potrebbe invece rappresentare anche uno stato angoscioso tristemente vissuto.
La chiusa, brillante come verseggiare indica il più cupo dei dolori, anche oltre misura, superiore a quello fisico che martorizza i corpi.
Raffigura nell’insieme del suo scorrere e con note essenziali quel dolore così profondo, intenso, tale da spaccare il cuore tant’è che ne rimane soffocata nel mentre vorrebbe gridare ma il suo urlo rimane muto.
/Dolore soffocante…/ Evapora…/ /L’ultima stilla di vita! Nessuna espressione può stabilire quanto alto e straziante possa essere stato quel momento.
La poesia, quasi sicuramente scritta nel momento cruciale della sua autoanalisi, si presenta in una forma tradizionale a versi sciolti e con ermetismo Ungarettiano, con quel tipo di predilezione del dolore come stare ad indicare che il dolore è anche passione.
Tanta è la sua spossatezza alla reazione che,ormai sfinita,accetta il suo”dolore nero”che in chiusa segna la sua impotenza, infatti resta muta, non pensa, resta inerme e si abbandona.
Trovo e rinvengo altresì anche accostamenti alla poesia Montaliana, Rossodisera infatti si ispira al pensiero del grande Poeta:”Spesso il male di vivere ho incontrato”.
Bene inserite risultano le pause che accompagnano i tre versi anaforici che oltre a suggerire sì un momento di quiete, di abbandono, di rassegnato isolamento, consolida con i versi della chiusa la vicenda già vissuta.