Autore Topic: Là dove incrocia il mare  (Letto 2190 volte)

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arostàzazzà

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Re: Là dove incrocia il mare
« Risposta #15 il: Domenica 29 Marzo 2009, 17:09:01 »
(segue)


Ma ritornando alle riflessioni cui accennavo all’inizio, ieri sera, come qualche volta accade, discutevo di questo argomento con una cara amica e durante la discussione sono scaturite alcune interessanti osservazioni.
Intanto che nei processi mentali femminili e maschili, più propriamente dell’uomo e della donna, ci sono delle notevoli differenze che si evidenziano soprattutto nei momenti di particolare stress (emotivo, fisico, psichico,) e da questo scaturisce un diverso modello comportamentale.
In certe situazioni sarebbe utile riuscire ad avvicinarsi al modo di pensare ed agire  femminile, anche se ci si rende conto che non c’è un modo unico di affrontare le situazioni. Quello che manca è proprio la complessità delle emozioni femminili che, a differenza del mondo maschile dove al massimo si riesce a ragionare in termini di sfumature di grigio, presentano un caleidoscopio di colori.
Io riesco a leggere la rinuncia, a volte la ribellione, ma mi manca tutto il resto.
Le sfaccettature sono molteplici e vorrei possedere la capacità di immedesimarmi in altri punti di vista; per esempio sto lavorando sugli aspetti della femminilità che tutt’ora creano perplessità in un certo strato di popolazione di genere maschile: la donna come individuo autonomo e capace di rivestire un ruolo rilevante nella società contemporanea (basti pensare alla concezione della donna in alcune regioni della terra).
A questo punto mi chiedo:, se avessi scritto il testo di cui sopra come uomo, riferendomi all’abbandono, carico di rabbia, ma usando il genere femminile negli aggettivi e nei pronomi, qualcuno avrebbe potuto affermare che un tale testo avrebbe incontrato il favore di una parte  delle donne; quelle che pensano al “maschile” e ritengono la diversità fra i sessi non un mero fattore di emancipazione, ma una questione di suddivisione dei poteri?
Ma se così non fosse e se differenza c’è, allora cosa ci differenzia e quando avviene esattamente la differenziazione?
E proprio questo che non mi è chiaro. Qual è il momento cruciale di un processo mentale che scatena questa differenza. E ancora, e’ una differenza di materia cerebrale e dunque indipendente dalla nostra volontà  oppure frutto di una diversa evoluzione?
Posti davanti ad un problema qual è il fattore che determina un diverso modus comportamentale?

(continua)
« Ultima modifica: Domenica 29 Marzo 2009, 17:15:12 da Vega »

arostàzazzà

  • Visitatore
Re: Là dove incrocia il mare
« Risposta #16 il: Domenica 29 Marzo 2009, 17:10:14 »
(segue)

Qualcuno parla di ruoli diversificati e di sottomissione da parte del ruolo femminile,  ma allora la domanda è: perché dovrebbe esserci la necessità di sottomettersi e perché la sottomissione è femminile? E’ solo una questione di fisicità derivante da una pura constatazione basata sulla forza fisica? E perché allora nelle società matriarcali è la componente femminile a dominare? E se i ruoli stessero modificando? Se l'evoluzione stesse prendendo un percorso differente ?
 Troppo facile dire: “siamo diversi, io non capirò mai le donne”, questo è come asserire che non capirò mai una parte di me stesso, (anche se poi è vero che ci sono aspetti di me che mi risultano ancora ignoti, ma non per questo rinuncio a capirli).
Avrei altri quesiti, ma aspetto di capire se interessano prima di sviscerarli.




P.S. Non immaginavo venisse un post così lungo, se non avete avuto la forza di arrivare fino in fondo avete la mia comprensione. Prometto: da ora in poi post brevissimi.
« Ultima modifica: Domenica 29 Marzo 2009, 17:12:37 da Vega »

Offline Zima

Re: Là dove incrocia il mare
« Risposta #17 il: Lunedì 30 Marzo 2009, 10:42:31 »

Leggendo le tue riflessioni ed i commenti precedenti, sono sempre più convinta che il sentimento non può essere influenzato dal sesso: una persona che, pur amando, viene abbandonata, si sentirà, indipendentemente dall'essere donna o uomo, come un abito dismesso, un oggetto abbandonato, suo malgrado. quello che cambia, forse, può essere il modo di reagire all'abbandono (ma di ciò tu non hai fatto cenno nei tuoi versi nei quali hai sviluppato solo la parte relativa al sentimento provato) che non dipende solo dal sesso, ma da altri mille fattori scatenanti: il carattere (più aggressivo o più remissivo), il modo di amare, l'intensità del sentimento provato.

La donna e l'uomo, però, come ben noto anche da studi scientifici al riguardo, sono differenti, la corporatura lo è, il cervello lo è. Quindi, non è solo la cultura ad influenzare i comportamenti dell'uno o dell'altro, ma la stessa chimica lo impone.
 Differenza però non dovrebbe voler dire prevalicazione del ruolo dell'uno sull'altro, ma convivenza e suddivisione equa, secondo natura, dei ruoli. In una società moderna, dove l'essere umano non ha bisogno di andare a caccia per mangiare, donna e uomo possono interagire e assumere ruoli identici nell'ambito lavorativo, fermo restando la differenza di approccio ai problemi (ma questo è un altro discorso che con i sentimenti non ha nulla a che fare).
è noto che la donna è più meditativa, mentre l'uomo è più votato all'azione, è diretto e... "parte"! sarà forse per questo motivo che, spesso e volentieri, divide tutto in bianco e nero, intervallando sfumature di grigio, mentre la donna, per tua definizione, guarda ai problemi della vita quotidiana, del lavoro e degli affetti, analizzandone mille sfaccettature e una molteplicità di punti di vista fino a colorarli, a volte generando confusioni interne...

secondo me, ci si può venire incontro e cercare di comprendersi vicendevolmente, osservando l'altro e ascoltando le parti più nascoste di se stessi, ma soprattutto... accettandole!
(non sai quanto vi odi... eppure vi amo lo stesso!  ;D ;D ;D )
"proverò a spaccare
meridiane di silenzio,
come ghiaccio
sui mattoni della piazza
e sotto i nostri piedi"
r.d.