Autore Topic: "ode serale dell'abbraccio" di Rimmel  (Letto 1970 volte)

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Offline Zima

"ode serale dell'abbraccio" di Rimmel
« il: Mercoledì 23 Aprile 2008, 11:39:43 »
Fugge.
E rimane solo l’opportunità
di immaginare le ossa
che si toccano
in fragorosi silenzi.
Si abbassa, lo sguardo
Si abbassa fino a sprofondare
nei piedi,
stanchi e consumati.
La vernice della sera
sembra colare sulle mani,
sporcandole
di tramonto.
Le altalene cigolano
sotto il peso di
aspettative e speranze
tramutate in enormi buchi neri
affamati
- la sete secca
tormenta labbra troppo orgogliose
per chiedere acqua.
Cosa resta di noi,
chiusi- consumati- in abbracci,
prigioni di bisogno
che ci siamo costruiti
da soli?


30/03/08



sono rimasta tanto colpita da questo testo che mi è rimasto impresso nella mente e sono andata a cercarlo per condividerlo con voi.
in esso, il logorio della mancanza si avverte e stride sulla pelle, sottoforma di un abbraccio che si può solo ricordare...
le parole sono semplici, ma è la loro combinazione a rendere il tutto davvero speciale, sono le immagini proposte che si dipingono nella mente, che si attaccano alle pareti dell'anima e non scivolano sul finire del giorno.
"proverò a spaccare
meridiane di silenzio,
come ghiaccio
sui mattoni della piazza
e sotto i nostri piedi"
r.d.

Offline Zima

Re: "ode serale dell'abbraccio" di Rimmel
« Risposta #1 il: Mercoledì 23 Aprile 2008, 11:50:44 »
potremmo dividere la poesia in più strofe, o solo semplicemente pezzi, relativamente alle immagini proposte


Fugge.
E rimane solo l’opportunità
di immaginare le ossa
che si toccano
in fragorosi silenzi.



la prima parola fa verso a sè, si stacca dalle altre con un punto, definitivo ad indicare una mancanza, qualcosa che non può cambiare.
l'immagine seguente ripropone solo il ricordo di un abbraccio, un abbraccio che è profondo, che penetra fin dentro le ossa, silenzioso e potente. rievoca un qualcosa che sa, ancora una volta, di definitivo, quasi fosse di morte, in questo silenzio che fa rumore.
 in questo caso, l'ossimoro fin troppo sfruttato dei "fragorosi silenzi" non disturba affatto e anzi, mi fa tornare in mente il suono del mare da una spiaggia deserta, il che mi piace!


Si abbassa, lo sguardo
Si abbassa fino a sprofondare
nei piedi,
stanchi e consumati.



anche qui, la ripetizione di quel "si abbassa" non stona, bensì acuisce la sensazione di stanchezza e sconforto esplicitata nella restante parte della frase.


La vernice della sera
sembra colare sulle mani,
sporcandole
di tramonto.



qui non ci sembra quasi che il tramonto sappia di sangue, benchè l'autrice lo definisca di "vernice"?!
quasi che queste mani si sporcassero di uno strano peccato.
una metafora ardita, originale e suggestiva.


« Ultima modifica: Mercoledì 23 Aprile 2008, 14:12:21 da Zima »
"proverò a spaccare
meridiane di silenzio,
come ghiaccio
sui mattoni della piazza
e sotto i nostri piedi"
r.d.

Offline Zima

Re: "ode serale dell'abbraccio" di Rimmel
« Risposta #2 il: Mercoledì 23 Aprile 2008, 12:03:35 »
Le altalene cigolano
sotto il peso di
aspettative e speranze
tramutate in enormi buchi neri
affamati
- la sete secca
tormenta labbra troppo orgogliose
per chiedere acqua.



in questa parte le speranze ormai spente col finire del giorno, diventano pesanti, sull'altalena dell'anima e diventano affamate (da notare il parallelismo con i buchi neri) e assetate, come labbra nel deserto, spaccate da quell'orgoglio che non prevede richiesta.
l'acqua è naturalmente la voglia di un abbraccio che non si osa chiedere, ma spesso il silenzio non è capace di comunicare un desiderio...
da notare le numerose allitterazioni, che donano ritmo e musicalità.


Cosa resta di noi,
chiusi- consumati- in abbracci,
prigioni di bisogno
che ci siamo costruiti
da soli?

ed infine la chiusa, che ci pone la domanda, intrinsecamente già contenuta all'interno dell'intero testo.
l'abbraccio è una prigione virtuale che ci incatena all'altro, è una dipendenza e, quando viene a mancare, ci strozza la gola, ci consuma...

la poesia ruota sulla ripetizione di pochi concetti, racchiusi poi nella parte finale, utilizza metafore molto pregnanti, allitterazioni, ripetizioni e numerose figure retoriche.
secondo me dal punto di vista strutturale è studiata e perfettamente riuscita; grazie alla sua costruzione, oltrechè all'originalità di alcune immagini, riesce a trasmettere emozioni fortissime.

questa autrice, che poco compare sulla home page del sito e di solito con una umiltà e modestia davvero apprezzabili e sincere, mi stupisce ogni volta!
a lei vanno i miei complimenti! :)


« Ultima modifica: Mercoledì 23 Aprile 2008, 14:14:30 da Zima »
"proverò a spaccare
meridiane di silenzio,
come ghiaccio
sui mattoni della piazza
e sotto i nostri piedi"
r.d.

Offline Marina Como

Re: "ode serale dell'abbraccio" di Rimmel
« Risposta #3 il: Mercoledì 23 Aprile 2008, 19:51:22 »
Grazie zima, mi era sfuggita! I miei complimenti a Rimmel, una poesia particolare specialmente nelle immagini, ma anche nella riflessione della chiusa.
Molto bello il passaggio del tramonto che "sporca le mani". Secondo me questo verso anticipa la chiusa. Il tramonto la fine dell'amore, le mani "sporche" come dopo un assassinio, di rosso. Esse ammazzano l'amore e richiamano gli "abbracci" della chiusa. Le mani che accarezzano in amore, gli abbracci che in genere sono positivi, qui assumono un assoluto negativismo in quanto imprigionano l'essere, quasi un mezzo dell'ipocrisia che snatura l'Amore già consumato, forse dalla chiusura verso gli altri.
Se voglio fare la stronza ci riesco bene.  Talmente bene che quasi quasi ci sono. O forse ci sono.  Si, deciso.

Tinode

  • Visitatore
Re: "ode serale dell'abbraccio" di Rimmel
« Risposta #4 il: Giovedì 24 Aprile 2008, 01:08:37 »
Ha colpito anche me, questa poesia, ed intendo darne la personale interpretazione. Se dovessi usare un semplice slogan, per sintetizzarne il senso percepito, ricorrerei al seguente: "ciò che poteva essere e non é stato". Leggo rimpianto, una diffusa e fatale impotenza. Quel "fugge", cara Zima, potrebbe essere il tempo o lo stesso "sguardo", esplicitamente dichiarato successivamente, non necessariamente l'evocazione della morte di un corpo, di una entità fisica. La metafora "ossa che si toccano", intende violentare il lettore, condizionandolo in una spirale di non ritorno e, da questo punto di vista, sono dell'opinione che l'autore non intenda la fine del passaggio terreno, dell'irreversibile distacco di una persona cara o semplicemente consciuta, ma l'epilogo di un'occasione perduta, che lo investe direttamente, senza riserve e ambiguità. "La vernice della sera" é l'esordio del "buio" del giudizio, inteso come tempo di bilancio della propria esistenza. "Le altalene che cigolano", é un'immagine che suggella i desideri e i sogni stravolti, ma il passaggio mirabile é un altro: "...tormenta labbra troppo orgogliose". Qui sta la contraddizione dell'uomo: capire l'ipocrisia dei falsi abbracci o degli inutili conforti (di cui si ha inevitabile bisogno, sapendo che si é soli su questa terra), quale concetto espresso nella chiusa, ma difficilmente coniugabile con l'orgoglio di cui sopra. Intendo dire: ipocrisia contro umiltà, serena accettazione contro il rischio di autocommiserarsi, orgoglio, per l'appunto, contro onestà. E' stato bello rientrare in questa sede di commento serio, approfondito, mi é sembrato rivivere il vecchio GC...(quanto mi manca!). Scusate la nota di rimpianto, quanto meno pertinente al tema. Un bacio a Zima e Marina ed i miei complmenti sinceri a Rimmel. Giunga.     
« Ultima modifica: Giovedì 24 Aprile 2008, 01:14:08 da Giunga »

Tinode

  • Visitatore
Re: "ode serale dell'abbraccio" di Rimmel
« Risposta #5 il: Giovedì 24 Aprile 2008, 10:37:49 »
Ha colpito anche me, questa poesia, ed intendo darne la personale interpretazione. Se dovessi usare un semplice slogan, per sintetizzarne il senso percepito, ricorrerei al seguente: "ciò che poteva essere e non é stato". Leggo rimpianto, una diffusa e fatale impotenza. Quel "fugge", cara Zima, potrebbe essere il tempo o lo stesso "sguardo", esplicitamente dichiarato successivamente, non necessariamente l'evocazione della morte di un corpo, di una entità fisica. La metafora "ossa che si toccano", intende violentare il lettore, condizionandolo in una spirale di non ritorno e, da questo punto di vista, sono dell'opinione che l'autore non intenda la fine del passaggio terreno, dell'irreversibile distacco di una persona cara o semplicemente conosciuta, ma l'epilogo di un'occasione perduta, che lo investe direttamente, senza riserve e ambiguità. "La vernice della sera" é l'esordio del "buio" del giudizio, inteso come tempo di bilancio della propria esistenza. "Le altalene che cigolano", é un'immagine che suggella i desideri e i sogni stravolti, ma il passaggio mirabile é un altro: "...tormenta labbra troppo orgogliose". Qui sta la contraddizione dell'uomo: capire l'ipocrisia dei falsi abbracci o degli inutili conforti (di cui si ha inevitabile bisogno, sapendo che si é soli su questa terra), quale concetto espresso nella chiusa, ma difficilmente coniugabile con l'orgoglio di cui sopra. Intendo dire: ipocrisia contro umiltà, serena accettazione contro il rischio di autocommiserarsi, orgoglio, per l'appunto, contro onestà. E' stato bello rientrare in questa sede di commento serio, approfondito, mi é sembrato rivivere il vecchio GC...(quanto mi manca!). Scusate la nota di rimpianto, quanto meno pertinente al tema. Un bacio a Zima e Marina ed i miei complmenti sinceri a Rimmel. Giunga.     

Offline Zima

Re: "ode serale dell'abbraccio" di Rimmel
« Risposta #6 il: Giovedì 24 Aprile 2008, 21:42:05 »
Giunga, ma che fai, ti quoti????  :o  ;D ;D ;D ;D ;D

bene, concordo in parte con la tua interpretazione, ma devo dire che probabilmente nn m sn espressa bene...
è ovvio che non parlavo della morte di un corpo, ma che volevo semplicemente evidenziare la potenza evocativa dell'immagine fortissima che le parole di rimmel portano alla mente.
il ricordo di un abbraccio (che ora manca) tanto profondo da penetrare le ossa.
per questo la definisco la poesia della "mancanza" di qualcosa che si è desiderato con tutti se stessi e che per orgoglio non si è avuto la forza di chiedere.

un bacione anche a te, caro giunga e, mi racocmando, ravviva con la tua bravura questa sezione...!!!  ;)  :-*

"proverò a spaccare
meridiane di silenzio,
come ghiaccio
sui mattoni della piazza
e sotto i nostri piedi"
r.d.